Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Manuale del leccaculo:
la piaggeria spiegata
da Richard Stengel

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Manuale del leccaculo: <br> la piaggeria spiegata <br> da Richard Stengel

“IL MANUALE DEL LECCACULO” DI RICHARD STENGEL

Probabilmente è stato Satana il primo adulatore della storia, ma certo oggi l’uomo non è secondo a nessuno. D’altronde, come “Il manuale del leccaculo. Teoria e storia della piaggeria” di Richard Stengel (Fazi editore, euro 14,50, pp. 366, traduzione di Daniele Ballarini) dimostra, l’adulazione fa parte del nostro patrimonio genetico ed è un comportamento che ci ha aiutato a sopravvivere fin dalla preistoria. Stengel - sottosegretario di Stato Usa per la Diplomazia, in passato direttore del Time - illustra quest’arte con ironia e ricchezza di documentazione, partendo dai nostri progenitori e attraversando la storia di religioni e civiltà: dall’amore per il Dio geloso dell’Antico Testamento agli appassionati biglietti che una collaboratrice della Casa Bianca indirizza al presidente degli Stati Uniti, da Platone al mondo medievale dei trovatori, la cui indelebile traccia informa il nostro moderno discorso amoroso. E poi Machiavelli e Castiglione, Washington e Franklin, passando per Lord Chesterfield fino ad arrivare a Dale Carnegie (il nume tutelare di ogni buon venditore americano). Già dalle prime battute, non a caso dirette al lettore, l’adulazione viene messa a nudo tanto da potersi riassumere in un’agile, ma utile, summa di precetti (e chi potrebbe dire di non averne mai avuto bisogno?). Avversata come un male oppure onorata quale scienza del buon vivere – questo il messaggio indulgente e ironico dell’autore – quasi sempre, e per fortuna, la lusinga è un inganno inoffensivo, un delitto senza vittime che finisce solo per far sentire meglio chi la porge e chi la riceve.

 

“IL FANTASMA DI MIMI’” DI TIM PARKS

Morris Duckworth non riesce a dimenticare Massimina. Forse avrebbe dovuto pensarci prima di rapirla e toglierle la vita, ma soltanto adesso che ha sposato Paola, la sorella di Mimì, e raggiunto la sicurezza economica si rende conto di quanto gli manchi il suo primo amore. Non gli basta vivere nel lusso scorrazzando in Mercedes, litigare col cognato veronese per amministrare l’azienda vinicola di famiglia e arrendersi all’insaziabile appetito sessuale di Paola. Il rimorso lo perseguita. Così quando Mimì occhieggia dalla tomba e sussurra a Morris una via tutt’altro che ortodossa per la redenzione, il suo uomo non esita ad agire. E guai a chi lo ostacola. Tim Parks ritorna con “Il Fantasma di Mimì” (Bompiani, euro 15, pp. 378, traduzione di Giovanna Granato), un thriller irriverente, popolato di personaggi bizzarri quanto riconoscibili: un’avventura piena di humour che sorprende fino all’ultima pagina. Parks, scrittore e traduttore inglese, risiede da anni in Italia dove insegna presso l’Università Iulm di Milano. Collabora con diverse testate italiane, inglesi e americane, molti dei suoi articoli e racconti sono apparsi sul “New Yorker” e su “The Guardian”. Ha tradotto in lingua inglese opere di Alberto Moravia, Italo Calvino, Antonio Tabucchi e Roberto Calasso. È autore di numerosi romanzi e saggi di carattere letterario tra i quali ricordiamo Europa, finalista al Booker Prize nel 1997. Presso Bompiani ha pubblicato “Italiani” (1995, Tascabili Bompiani 2002), “Un’educazione italiana” (1996, Tascabili Bompiani 2003), “Tradurre l’inglese” (1998), “Cara Massimina” (1999, Tascabili Bompiani 2013), “Questa pazza fede” (2002, Tascabili Bompiani 2014), “Il sesso è vietato” (2013), e “Coincidenze” (2014).

 

“SEI A CASA. 24 MEDITAZIONI SUL CORPO” DI BARBARA POZZO

“Sei a casa. 24 meditazioni sul corpo” (Bur Rizzoli) è il nuovo libro di Barbara Pozzo, terapista corporea e fondatrice del sito somebliss.com, la cui pagina facebook conta oltre 23.000 follower. Il titolo è in libreria e su tutti gli store online dal 5 novembre, sulla scia del grande successo di pubblico e di critica ottenuto dal suo libro d’esordio, “La vita che sei. 24 meditazioni sulla gioia”, che ha venduto oltre 15.000 copie. In “Sei a casa” l’autrice invita alla riflessione sul rapporto tra corpo e anima, ricordando che il nostro corpo può essere un prezioso strumento per conoscere se stessi, per ritrovare il proprio equilibrio, il proprio centro. I 24 capitoli del libro non offrono un elenco di esercizi da seguire meccanicamente o una lista di buoni consigli da mettere in pratica, ma 24 preziosi spunti che aiuteranno il lettore a “sentirsi a casa” dentro la propria pelle. “Nel corpo risiede una saggezza istintiva e profonda, che ha una peculiarità meravigliosa e indiscutibile: non mente mai – spiega Barbara Pozzo - Se sapremo ascoltarlo, avremo la possibilità costante di avere accesso alle risorse che ci servono, trovare le risposte che cerchiamo e saper aspettare quelle che non arrivano, comprendendo perché. Il corpo ci parla costantemente, ma a differenza della mente, non ci confonde. La sua verità è chiara e ci fornisce indicazioni, ci avverte se qualcosa non va, ci fa da guida nel nostro Universo interiore e col suo essere ci fa luce nel rapportarci col mondo. Il corpo è la nostra vera casa, la prima in cui dovremmo imparare ad abitare con rispetto e Amore”. La Pozzo è terapista della riabilitazione specializzata in medicina manuale e da quasi trent’anni si dedica allo studio delle correlazioni tra corpo e anima. Nel 2011 ha fondato il sito somebliss.com, dal quale intrattiene con i suoi lettori un dialogo quotidiano sui temi del benessere fisico e mentale e del raggiungimento dell’armonia interiore. Per Bur ha pubblicato “La vita che sei. 24 meditazioni sulla gioia” nel 2014.

 

 

 

“SUL TANGO. L’IMPROVVISAZIONE INTIMA” DI DAVIDE SPARTI

Concentrarsi sul partner, piuttosto che sulle sequenze da imporre a chi deve seguire ed eseguire; non dirigere e provocare ma assecondare la logica interna della interazione. È la dinamica che si genera quando due corpi si muovono insieme a produrre quell’aura in cui si è depositata l’immagine del tango. “Un minuscolo secondo d’eternità in cui due persone avvolte in un abbraccio viscerale si muovono in direzioni opposte”: al di là di questa immagine suggestiva, chi pratica il tango argentino non sempre è consapevole dello spessore culturale di cui esso è impregnato. “Sul tango. L’improvvisazione intima” di Davide Sparti (Il Mulino, euro 16, pp. 224) intende gettare luce su tale spessore prendendo le mosse dall’esperienza delle milonghe, il luogo dove il tango diventa pratica sociale e in cui il contatto fra due persone in movimento – nonché fra queste e le altre coppie (a loro volta in movimento) – genera un peculiare ambito, dinamico ed intimo al tempo stesso. Dopo aver esaminato il ruolo dell’incorporazione della tecnica e quello dell’improvvisazione (che rende ciascun tango diverso da quello precedente), il libro si interroga sull’odierna diffusione del tango. In un’epoca in cui la porzione di tempo libero speso in solitudine e “passivamente” è accresciuta, e in cui aumenta l’interconnessione virtuale ma diminuisce il contatto fisico tra le persone, il tango rappresenta una forma di socialità viva e incarnata. Sparti è professore di Epistemologia delle scienze sociali e di Teorie dell’identità nell’Università di Siena. Con il Mulino ha tra l’altro pubblicato “Suoni inauditi. L’improvvisazione nel jazz e nella vita quotidiana” (2005); “Il corpo sonoro. Oralità e scrittura nel jazz” (2007) e “L’identità incompiuta. Paradossi dell’improvvisazione musicale” (2010).

 

CARANDINI E IL FUOCO SACRO DI ROMA

Il più importante archeologo italiano, Andrea Carandini, racconta il rito del fuoco pubblico che ha coronato la fondazione di Roma in “Il fuoco sacro di Roma. Vesta, Romolo, Enea” (Laterza, euro 18, pp. 168, illustrazioni a cura di M. Ippoliti. A Roma la dea del fuoco pubblico era Vesta. Il suo culto è stato istituito probabilmente da Romolo intorno alla metà dell’VIII secolo a.C. Due secoli dopo Roma incoraggia su questo fuoco pubblico un mito fondativo più cosmopolita: sarebbe stato portato nel Lazio da Enea, che lo avrebbe salvato da Troia in fiamme. Il fuoco dei Romani è stato spento e riacceso dalle vestali ogni primo giorno di marzo nel corso di 1150 anni. Le sei sacerdotesse, strappate da bambine alla famiglia, dovevano conservarsi illibate per almeno trent’anni. In compenso veniva loro riconosciuto un rango elevatissimo ed erano le sole donne che a Roma possedessero una piena capacità giuridica. Carandini e la sua scuola hanno ricostruito il santuario di Vesta e parte del circondario, contribuendo in modo fondamentale alla comprensione del centro sacrale, istituzionale e culturale della città-stato. Grazie a uno scavo durato un trentennio è stato possibile analizzare la radura o lucus di Vesta, i luoghi di culto dei Lari, di Marte e Ops, di Giove Statore, e conoscere le capanne e le case delle vestali, dei re e dei massimi sacerdoti della città-stato. Raccontare la storia di questo cuore urbano a un vasto pubblico è la ragione del libro. Non sarà più possibile una storia di Roma che ignori le scoperte di questo scavo condotto alla pendice settentrionale del Palatino.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)