Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Il fascino di Paestum
nei percorsi
del Grand Tour

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Il fascino di Paestum <br> nei percorsi <br> del Grand Tour

In linea con il tema centrale del Maggio dei Monumenti dedicato alle celebrazioni per i trecento anni dalla nascita di Carlo III di Borbone, la mostra “Paestum nei percorsi del Grand Tour”, fino al 17 maggio a Napoli, a Castel dell’Ovo, propone le opere di alcuni tra i maggiori autori del tempo, pittori e geografi, che restituiranno il fascino delle vedute di Paestum e del Cilento che contribuirono a formare, a partire dal XVIII secolo, l’immaginario collettivo del Sud Italia e la concretezza delle cartografie necessarie e pianificare lo sviluppo del Regno. L’esposizione - promossa dalla Fondazione Giambattista Vico e dalla Fondazione Its Bact - comprende una ricca collezione di incisioni, gouaches, olii e cartografie che illustrano lo splendore classico di una parte del Sud Italia: la millenaria città di Paestum, al tempo di Carlo III tappa del peregrinare culturale del Grand Tour, rappresentatat in opere realizzate da alcuni dei maggiori artisti del tempo tra cui spiccano Piranesi, Pitloo, Turner, Catel, Morghen. Fu proprio durante il Regno di Carlo III che si comprese il valore della memoria come fondamento del presente e il viaggio che artisti, uomini e donne di cultura cominciarono a intraprendere con regolarità, acquistò valore per le sue intrinseche proprietà e si propose esso stesso come unico e solo fine, in nome di una curiosità fattasi più audace, del sapere e della conoscenza.

FERRARA: TORNA LA BIENNALE DONNA

Inaugura il rinnovato Padiglione di Arte Contemporanea, all’interno del giardino di palazzo Massari e chiuso dal sisma che ha colpito Ferrara, la Biennale Donna che, per la sua 16.ma edizione, ospita la collettiva “Silencio Vivo. Artiste dall’America Latina”. Organizzata da Udi – Unione Donne in Italia di Ferrara e dalle Gallerie d’Arte moderna e contemporanea di Ferrara, sostenuta dal Comune di Ferrara e dalla Regione Emilia-Romagna, la rassegna - aperta fino al 12 giugno - riprende dopo la forzata interruzione a causa del terremoto che ha colpito Ferrara e i suoi spazi espositivi. La Biennale Donna di quest’anno ha scelto di spostare il proprio baricentro sulla multiforme creatività latinoamericana, portando a Ferrara alcune delle voci che meglio rappresentano questa eccezionale pluralità espressiva: Anna Maria Maiolino (Italia-Brasile, 1942), Teresa Margolles (Messico, 1963), Ana Mendieta (Cuba 1948 – Stati Uniti 1985) e Amalia Pica (Argentina, 1978).

ROMA: PONTE TRA ITALIA E GERMANIA

La settima edizione del “Premio Fondazione VAF” si tiene a Roma, al Macro Testaccio, fino al 29 maggio. La motivazione di questo premio, assegnato da una fondazione tedesca a giovani artisti italiani under 40, nasce dalla volontà di stabilire un dialogo che oltrepassa i confini dei due Paesi e allo stesso tempo pone a confronto le diverse posizioni artistiche appartenenti alle due nazioni. Nella mostra, promossa da Roma Capitale, vengono presentati i lavori dei quindici finalisti: Michele Bubacco, Ottavia Castellina, Alice Cattaneo, Paolo Chiasera, Michael Fliri, Chiara Fumai, Hilario Isola, Andrea Mastrovito, Davide Monaldi, Valerio Rocco Orlando, Gianni Politi, Luigi Presicce, Roberto Pugliese, Alice Ronchi, Mona Lisa Tina.

ROMA: SULLE TRACCE DELL’AGRO ROMANO

Nonostante lo sviluppo urbanistico della città continui ad avanzare per costante sottrazione alla sua famosa campagna, il Comune di Roma detiene ancora il primato di comune agricolo più grande d’Europa, destinando il 45% del proprio territorio all’agricoltura. Questo dato sorprendente , insieme alle battaglie civiche per la salvaguardia dell’Agro Romano, hanno spinto il fotografo Giuseppe Moccia ad osservare la città nel tentativo di comprendere lo stato attuale del legame tra urbe, suburbio ed agro. Il risultato è la mostra “Vedute da un margine incerto - Roma rovesciata”, presentata fino al 20 maggio nella Capitale, all’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, a cura di Chiara Capodici. Traendo spunto dallo studio delle mappe, in particolar modo della mappa agropedologica legata alla formulazione dell'ultimo Piano Regolatore del 2008, il lavoro di Moccia è un viaggio che attraversa le storie e le geografie di una città le cui mutazioni hanno avuto inizio da quando nel 1870 i latifondi dell'aristocrazia terriera romana e dell'asse ecclesiastico sono stati fatti rientrare nel territorio comunale: dalle borgate, alle storiche tenute agricole, dalle nuove aree di costruzione alle periferie che s'incuneano nel centro dell'Urbe, queste fotografie raccontano visioni periferiche, "vuoti urbani", luoghi di difficile definizione e spesso al margine fra spazi urbani e rurali, in un dialogo tra la città e ciò che si pone ai suoi sempre più labili confini, metafora di una dimensione del vivere che si estende a tutto il territorio nazionale. A partire dal 2013 Giuseppe Moccia ha intrapreso una ricognizione fotografica del territorio romano, nuovo capitolo di una sua più ampia indagine sui cambiamenti del paesaggio antropico italiano che si è finora concentrata sulle conseguenze del turismo sciistico nelle Alpi e sulle trasformazioni di un area residuale della periferia sud di Torino dovute all’agricoltura informale. Il progetto, a partire dalla presentazione di oggi, prevede anche workshop partecipativi per contribuire a sviluppare un dialogo più attivo fra cittadini, studiosi, istituzioni e amministrazione pubblica.

NOVARA: DA LOTTO A CARAVAGGIO

Novara, 15 apr - Roberto Longhi (1890-1970) è una delle personalità più affascinanti della storia dell’arte del XX secolo. Ha contribuito in modo determinante alla conoscenza che oggi abbiamo dell’arte italiana, avendo dedicato la sua vita di studi e la sua passione intellettuale alla riscoperta del filone naturalistico che attraversa l’arte dei secoli passati, mettendo in evidenza tra gli altri la figura di Caravaggio, pressoché dimenticato nella storiografia ottocentesca. La mostra “Da Lotto a Caravaggio. La collezione e le ricerche di Roberto Longhi”, fino al 24 luglio, al complesso monumentale del Broletto di Novara, attraversa due secoli di pittura e si sofferma sui periodi e sulle scuole dell’arte italiana più studiate e spesso riscoperte proprio dal grande critico. Il percorso espositivo, organizzato in maniera cronologica e tematica, inizia con le opere del Cinquecento che sono riconducibili all’”Officina ferrarese” e prosegue con quelle di Lorenzo Lotto a cui sono accostati alcuni protagonisti del manierismo e della scuola veneta, per arrivare all’area prediletta – sia per gli studi di Longhi che per le opere della sua collezione presentate – quella del Caravaggio, dei suoi predecessori e dei suoi seguaci, per terminare infine con un gruppo di ritratti e mezze figure del Seicento tra le quali si nota una bellissima serie di Jusepe de Ribera. La scelta dei dipinti caravaggeschi mette in particolare evidenza l’importanza dei suoi precursori lombardi e veneti, tra i quali spicca la figura di Lorenzo Lotto. Per ricostruire il percorso critico di Roberto Longhi nella riscoperta della “pittura della realtà” sono state selezionate opere particolarmente significative che riflettono l’originalità del pensiero dello studioso. Oltre a Lotto, Caravaggio e Ribera saranno in mostra, tra le altre, opere di Dosso Dossi, Amico Aspertini, El Greco, Lambert Sustris, Romanino, Saraceni, Borgianni, Fetti, Battistello Caracciolo, Valentin de Boulogne, Stom, Van Honthorst, Lanfranco, Mattia Preti, il Morazzone e il Cerano, con la Deposizione di Cristo del Museo Civico di Novara. Oltre ad alcuni prestigiosi prestiti esterni, il nucleo portante è rappresentato da quasi 50 dipinti appartenuti al grande storico dell’arte.

(© 9Colonne - citare la fonte)