“Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente”. Questo il titolo della ricerca della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (Editrice Tau) presentata oggi a Roma. Il lavoro è frutto di due anni di studio, analisi e ricerca. Prima opera nel suo genere, fornisce un'analisi dettagliata del fenomeno migratorio italiano in Australia: partendo dai dati statistici che illustrano i flussi migratori dall’Italia all’Australia nell’ultimo decennio, gli autori – Michele Grigoletti e Silvia Pianelli – hanno approfondito la grandezza e la complessità degli eventi in atto e, attraverso le storie dei protagonisti, hanno portato alla luce i motivi, i pensieri, i sogni, le speranze e le paure che caratterizzano il recente fenomeno migratorio. Completa la ricerca un video-reportage - contenuto nel volume - 88 giorni nelle farm australiane che testimonia l’esperienza di vita e di lavoro di molti giovani italiani, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che ogni anno lasciano l’Italia e viaggiano per l’Australia seguendone le stagioni della raccolta della frutta e della verdura, lavorando la terra in zone rurali, lontane dalle principali città. Il video-reportage è una testimonianza visiva dello spaccato giovanile, mostra e chiarisce come mai i giovani hanno fatto questa scelta, dove e con chi vivono, cosa pensano del proprio futuro e cosa si aspettano dall’Australia. L’anteprima è anche disponibile sul sito www.88giorni.it. La ricerca sarà presentata a Bergamo, giovedì 21 aprile, su iniziativa dell’Ente Bergamaschi nel Mondo e a Verona, sabato 23 aprile, su iniziativa dell’Associazione Veronesi nel Mondo. Il volume è uno studio approfondito dei flussi migratori italiani in Australia, attraverso l’analisi e le modalità d’uso, da parte dei cittadini italiani, dei visti temporanei a loro accessibili fra cui i visti vacanza-lavoro, i visti studenteschi e i visti di sponsorizzazione lavorativa. Analizzando i dati forniti dalle fonti ufficiali, fra cui il Dipartimento d’Immigrazione australiano, relativi a coloro che sono in possesso di permessi di residenza temporanei e studiando i cambiamenti dei visti richiesti dai cittadini italiani che si trovano sul territorio australiano, gli Autori hanno dimostrato come i giovani italiani che si trasferiscono in Australia lo fanno, in molti casi, con l’idea iniziale di rimanervi per un breve periodo, salvo poi cambiare prospettiva e cercare strade alternative per realizzare una migrazione definitiva, raggiungendo il traguardo della residenza permanente, che apre poi le porte alla possibilità di ottenere la cittadinanza australiana. Un percorso pianificato nei dettagli, fra leggi che regolano il rilascio e la possibilità di richiesta dei visti, per ottenere la propria permanenza in Australia, nonostante la rigidità dei visti stessi, che spesso obbligano a fare compromessi o a ritornare sui banchi di scuola. Questo fenomeno non si limita a coinvolgere i giovani di età compresa fra i 18 e i 30 anni, che spesso partono con il ben noto visto vacanza-lavoro, ma coinvolge anche famiglie e chi ha più di 30 anni, tutti alla ricerca di un futuro diverso, a loro parere migliore, per se stessi e i propri figli. Residenti temporanei, residenti permanenti e nuovi cittadini australiani: l’emigrazione italiana attuale ha creato gruppi ben distinti, numerosi, con esigenze e caratteristiche diverse da quelle già presenti nel territorio. A storie di successo e di integrazione, si affiancano vicende di sfruttamento e solitudine che trovano, in questo volume, spazio per un’analisi di ampio raggio che ha messo in luce le vere difficoltà d’integrazione. (red)
MIGRANTES, CHI SONO I GIOVANI ITALIANI IN AUSTRALIA
“Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente”. Questo il titolo della ricerca della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (Editrice Tau) presentata oggi a Roma. Chi sono i protagonisti del volume? Si tratta di giovani forti, tenaci, coraggiosi, pronti a mettersi alla prova, consapevoli di cosa significa fare sacrifici e compromessi, umili ma decisi. Contrariamente allo stereotipo spesso presentato dai media italiani, la ricerca restituisce un’immagine completamente diversa: non si tratta di “bamboccioni”, né di persone che disprezzano opportunità di lavoro che non rispettino le proprie qualifiche, soprattutto in un paese straniero, dove sembra quasi un passaggio obbligato l’accettazione di lavori umili e con paghe relativamente basse. I giovani che emigrano in Australia, al contrario, conoscono e apprezzano i valori della cultura italiana: la famiglia, ad esempio, considerata un punto di riferimento imprescindibile, un sostegno costante nei momenti di difficoltà. Essi amano l’Italia e la cultura italiana, amano il cibo e le tradizioni che li sostengono in quanto radici profonde della loro identità. Rifiutano con forza (e con rabbia) gli aspetti attualmente negativi dell’Italia: la percepiscono come un Paese vecchio, stanco, incapace di mostrare dinamicità in un mondo in continuo cambiamento; un Paese ingiusto, incapace di offrire possibilità o di applicare la tanto desiderata meritocrazia, soprattutto in ambito lavorativo. Vedono l’Australia come il luogo in cui il lavoratore, di qualunque nazionalità, viene rispettato e pagato il giusto, anche se giovanissimo e alla prima esperienza. La “terra dei canguri” è un Paese dinamico, meritocratico, che offre possibilità, ma che non regala niente perché il prezzo da pagare è alto e richiede sacrifici, costanza, perseveranza e tanti compromessi. (red)
MIGRANTES, ITALIANI IN AUSTRALIA: TRA CAMBIAMENTO E RISCOPERTA DI SÉ
“Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente”. Questo il titolo della ricerca della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (Editrice Tau) presentata oggi a Roma. Il “viaggio” dei giovani italiani in Australia non è solo da intendersi in senso etimologico come viaticus, spostamento da un luogo all’altro, ma diventa una vera e propria metafora che porta alla scoperta di se stessi, dei propri limiti e delle proprie capacità. Un viaggio alla scoperta di luoghi unici e magnifici che l’Australia offre e un “viaggio” alla scoperta del proprio valore personale che, per tante circostanze, il vivere in Italia aveva cancellato e offuscato. Un cammino concreto che crea le condizioni di un “viaggio” metaforico, interiore. Una crescita personale, una maggiore consapevolezza e conoscenza di sé, un percorso realizzato tra alti e bassi e da momenti di gioia e momenti di totale sconforto e sensazione di non potercela fare. Il “viaggio” australiano è una prova che viene superata mettendocela tutta. Ed è anche un viaggio burocratico, un districarsi incessante all’interno della burocrazia australiana per la richiesta e l’ottenimento dei visti e tra i cambiamenti continui di status migratorio, di diritti e doveri imposti dai visti posseduti per cercare di raggiungere la meta della permanenza a tempo indefinito e della cittadinanza australiana. Quest’ultima, però, è solo una conclusione apparente perché nella realtà di questi viaggiatori (non migranti) essa apre a nuove possibilità: quella certamente di rimanere in Australia per tutta la vita, o fino a quando ci si stanca e si vuole ritentare la fortuna in Europa con la consapevolezza, però, di poter ritornare nel continente australiano senza problemi, qualora la vita non dovesse prendere la piega giusta. (red)
MIGRANTES, ITALIANI IN AUSTRALIA: DA TEMPORANEITA’ A PERMANENZA
“Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente”. Questo il titolo della ricerca della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (Editrice Tau) presentata oggi a Roma. La recente emigrazione italiana in Australia ha una caratteristica molto particolare: il tentativo, continuo, incessante di prolungare la propria permanenza nel Paese. Un tentativo che, quando il percorso migratorio si conclude in maniera positiva, porta all’ottenimento della residenza permanente che permette di accedere alla cittadinanza australiana. Un percorso che mira a cambiare la propria condizione di migranti da “temporanea”, definita dalla durata del visto stesso (una situazione instabile, precaria, difficile da gestire proprio per i limiti temporali che impediscono la pianificazione e la realizzazione di progetti a lungo termine), a “permanente”, indefinita, illimitata. Una migrazione a due fasi, dunque, che inizia con l’arrivo in Australia per mezzo di un visto temporaneo e si completa, dopo un periodo medio-lungo, con l’ottenimento della residenza permanente. La condizione di prolungata temporaneità dei nuovi migranti, con il passaggio da un visto temporaneo all’altro, è un fenomeno del tutto nuovo nella storia della migrazione in Australia e per questo risulta di difficile comprensione. I dati degli ultimi anni relativi agli arrivi di italiani in Australia mostrano chiaramente che essi non vogliono rientrare nel Belpaese, ma sono disposti a fare sacrifici e compromessi – come la richiesta del rinnovo di un altro visto temporaneo qualora non fosse possibile accedere subito ad un visto permanente – pur di prolungare la propria permanenza in Australia. Sono moltissimi i giovani che, alla scadenza del visto vacanza-lavoro, richiedono un visto studente, una o più volte, oppure cercano di ottenere un visto di sponsorizzazione lavorativa. Tra le motivazioni principali che spiegano questa tendenza vi sono le migliori condizioni lavorative ed economiche, le maggiori opportunità di lavoro, le positive aspettative future per se stessi e la propria famiglia, ma anche più semplicemente lo stile di vita, il clima, le spiagge e l’espressione di una socialità completamente diversa rispetto a quella italiana, un vero e proprio “innamoramento” dopo il primo periodo di soggiorno. (red)
MIGRANTES, ITALIANI IN AUSTRALIA : IL VIDEO-REPORTAGE
“Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente”. Questo il titolo della ricerca della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (Editrice Tau) presentata oggi a Roma. Una sezione della ricerca è dedicata ad approfondire il fenomeno del visto vacanza-lavoro. L’Italia è la terza nazione europea che maggiormente utilizza il secondo visto vacanza-lavoro in Australia, preceduta solo dai cittadini estoni e irlandesi. Nel 2014-2015 sono il 26,2% gli italiani – tra i 18 e i 30 anni – che hanno rinnovano il visto per altri dodici mesi, rispetto al 13,6% dei coetanei francesi e al solo 7,0% dei giovani tedeschi. Dall’inizio dell’accordo bilaterale, 10.950 giovani italiani hanno completato gli 88 giorni di lavoro nelle fattorie australiane. Il video-reportage – allegato alla ricerca e della durata di 35 minuti – è stato registrato nelle cittadine di Griffith, nel Nuovo Galles del Sud, durante la stagione della raccolta delle zucche e delle angurie, del riso e del cotone; e a Shepparton, Tatura e Murchison, nel Victoria, durante la stagione della raccolta delle mele, delle pere e dei pomodori. Queste zone sono accomunate tra loro dalla presenza di una storica comunità italiana, stabilitasi negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. Negli ultimi anni, le città di Griffith e Shepparton sono diventate sempre più conosciute e una tappa quasi obbligatoria per molti dei giovani italiani alla ricerca di farms dove poter lavorare. Sulla base di centinaia di interviste raccolte, e dopo aver individuato i concetti e le parole chiave, nel video-reportage vengono evidenziati i concetti fondamentali raccontati in prima persona da 20 testimoni privilegiati. Queste testimonianze permettono di comprendere le reali intenzioni dei giovani italiani in Australia e la loro analisi dimostra l’importanza delle farm come esperienza di crescita personale, di maturazione e di evoluzione, e mostra che le motivazioni della partenza, associate ai benefici e ai valori riscoperti, svolgono un ruolo fondamentale nella scelta del giovane italiano di rimanere in Australia per un tempo molto più lungo di quanto inizialmente preventivato. In breve è possibile affermare che un giovane che lascia l’Italia perché non ha “nulla da perdere”, che durante gli 88 giorni in farm ha trovato “meritocrazia” e ha riscoperto la capacità di credere ancora in se stesso, sia incline a rimanere in Australia e a cercare ogni possibile via per prolungare la residenza. Il trailer di 5 minuti (https://vimeo.com/129090121) è stato premiato con il primo premio al FILEF Film Festival di Sydney, mentre il video-reportage è stato inserito in vari Festival cinematografici sia in Italia che in Australia.(red)
MIGRANTES, ITALIANI IN AUSTRALIA: 24 MILA NUOVE PRESENZE
“Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente”. Questo il titolo della ricerca della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (Editrice Tau) presentata oggi a Roma. L’arrivo di italiani in Australia supera da tre anni lo storico flusso migratorio degli inizi degli anni Cinquanta, con più di 24.000 nuove presenze suddivise in residenti temporanei, residenti permanenti e nuovi cittadini australiani. Ai 14.138 giovani italiani arrivati in Australia, nel 2014-15, con un visto Working Holiday, si aggiungono i 5.602 giovani italiani titolari del visto Student e i 2.105 professionisti del visto Skilled Work, solo per elencare la tipologia dei visti più numerosi. Ai dati dei cittadini italiani arrivati in Australia con un visto temporaneo, vanno aggiunti i 1.355 cittadini italiani che hanno ottenuto la residenza permanente e gli 824 cittadini italiani che hanno acquisito la cittadinanza australiana, per un totale (parziale) di 24.024 giovani italiani solo negli ultimi dodici mesi. Un moderno fenomeno migratorio che, quindi, nel 2014-15 ha raggiunto e superato il numero di italiani emigrati in Australia nel 1950-51 i quali, secondo le statistiche del Department of Immigration, furono 19.007. (red)
MIGRANTES, ITALIANI IN AUSTRALIA: VISTO VACANZA-LAVORO, CIFRE E TREND
“Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente”. Questo il titolo della ricerca della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (Editrice Tau) presentata oggi a Roma. Con 14.138 visti vacanza-lavoro concessi a cittadini italiani – tra i 18 e i 30 anni – il 2014-15 conferma il costante flusso di arrivi in Australia dall’Italia: negli ultimi dieci anni più di 81.500 giovani italiani. Negli ultimi ventiquattro mesi due nuove tendenze si sono delineate: per il secondo anno consecutivo si riscontra una flessione nel primo visto di arrivo (-16,6%, 10.751 visti) e una crescita del secondo visto richiesto da chi è già presente in Australia, (+7,5%, 3.387 visti). Quest’ultima caratteristica si lega al voler rimanere in Australia complice, sicuramente la difficile, negativa e pesante congiuntura economica e occupazionale italiana soprattutto per i giovani. Nel 2014-15 l’Italia si posiziona, nella categoria di visto vacanza-lavoro, al sesto posto per numero totale di visti e quarta nazione europea, portando la presenza dei giovani italiani in Australia al 7,0% del totale nazionale, preceduta, se prendiamo in considerazione i valori assoluti, solo dai britannici (44.703; -1,0%), taiwanesi (26.648; -9,2%), tedeschi (26.327; -1,8%), coreani (25.589; -4,8%) e francesi (23.375; -9,1%). La presenza di giovani maschi italiani è la più elevata tra tutte le nazionalità. Ogni 100 giovani italiani, infatti, 66 sono ragazzi e 34 sono ragazze (66,0%), più di Francia (57,0%) e Germania (47,0%) dove addirittura è maggiore la presenza femminile come pure per le nazioni del Nord Europa (Svezia, Norvegia, Finlandia) e dell’Estremo Oriente (Giappone, Hong Kong e Taiwan). Dal confronto europeo, l’analisi del primo visto vacanza-lavoro dimostra anche che i giovani italiani sono più “anziani” rispetto ai coetanei francesi e tedeschi, nella fascia d’età compresa tra i 26 e i 30 anni. Una volta giunti in Australia, alla scadenza del primo o del secondo visto vacanza-lavoro, alcuni giovani italiani decidono di proseguire il loro viaggio trasferendosi in Nuova Zelanda per un ulteriore anno. La Nuova Zelanda rappresenta quella meta facilmente raggiungibile dall’Australia che consente ai giovani italiani di pianificare, ancora per qualche anno, una vita lavorativa lontano dall’Italia che stenta a riprendersi dalle difficoltà. Le testimonianze raccolte hanno svelato che una parte dei giovani italiani con visto vacanza-lavoro (circa l’8%) si trova adesso in Nuova Zelanda. Un movimento continuo che inserisce, a pieno titolo, i giovani italiani nella cosiddetta “generazione vacanza-lavoro”. Il visto Student è riservato alle persone che si dedicano alla propria formazione ma viene usato, sempre più spesso, dai giovani italiani come un visto di transito per prolungare la permanenza in Australia. Con 5.602 visti studente concessi in Australia a cittadini italiani e un aumento percentuale del +24,3% rispetto all’anno precedente, il 2014-15 conferma un trend di crescita che ha visto arrivare in Australia, negli ultimi dieci anni, 25.000 italiani per acquisire lo status di studente. L’Italia è la prima nazione europea per numero totale di visti studente rilasciati in loco (3.103 visti), precedendo Regno Unito (1.717), Francia (1.164) e Spagna (1.065), e la quarta nazione a livello mondiale per il numero di visti ELICOS assegnati per corsi di inglese, preceduta solo da Colombia, Arabia Saudita e Corea del Sud. (red)
MIGRANTES, ITALIANI IN AUSTRALIA: LE PROFESSIONI PIU’ RICHIESTE
Lo scopo del programma di visto Temporary Work (Skilled) subclass “457” – lavoro temporaneo specializzato – è quello di consentire ai datori di lavoro australiani di ricoprire, a breve-medio termine, quelle carenze di competenze attraverso l’assunzione di lavoratori qualificati provenienti dall’estero. Con 1.328 visti primari concessi a cittadini italiani, l’Italia risulta essere, nel 2014-15, la nona nazione fornitrice di professionalità e nuovi dipendenti ad aziende australiane (+35,2% rispetto all’anno precedente). A questi visti vanno aggiunte altre 777 persone, richiedenti secondari. In totale sono 2.105 i cittadini italiani che sono stati direttamente o indirettamente sponsorizzati da aziende australiane. E’ quanto emerge da “Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente” la ricerca della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (Editrice Tau) presentata oggi a Roma. Lo “Sviluppatore/Programmatore”, è la professione che ha ricevuto il numero più alto di visti di sponsorizzazione lavorativa nell’anno 2014-15. Dal 2005 al 2015, l’Australia ha importato 706 responsabili di ristorante o di bar, 608 chef e 390 cuochi italiani, ma anche docenti universitari, esperti di marketing, tecnici in ingegneria meccanica, amministratori di progetto, programmatori e sviluppatori. Nel 2014-2015 le professioni con le quali i giovani cittadini italiani sono stati sponsorizzati, mentre erano già presenti in Australia si mantiene immutata: il responsabile di ristorante o di bar (176), lo chef (159) e il cuoco (83) restano nelle prime tre posizioni; a questi si affianca la nuova figura del pasticcere con 17 nuovi assunti nell’ultimo anno. (red)
MIGRANTES, CRESCERE PRESENZA DI CITTADINI ITALIANI IN AUSTRALIA
Con 1.355 visti di residenza permanente concessi a cittadini italiani e un aumento del 21,7% rispetto all’anno precedente, il 2014-15 conferma un trend che vede crescere la presenza di cittadini italiani in Australia anche nella categoria delle “aggiunte permanenti” alla popolazione residente. E’ quanto emerge da “Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente” la ricerca della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (Editrice Tau) presentata oggi a Roma. Dal 2005 al 2015 sono, infatti, 7.576 i cittadini italiani che hanno ottenuto la residenza permanente. Molti di questi non sono nuovi arrivi, ma persone che hanno già vissuto in Australia a titolo temporaneo. Al 30 giugno 2015, i cittadini italiani che hanno ottenuto la residenza permanente in loco rappresentano l’80,4% del totale dei visti permanenti rilasciati a nuovi arrivati. Nel 2014-15, 824 cittadini italiani hanno ottenuto la cittadinanza australiana. Negli ultimi 15 anni si contano 11.797 italiani ai quali è stata conferita la cittadinanza australiana.(red)
ITALIANI IN AUSTRALIA, MONS. DI TORA: MOBILITA’ TEMA CARO A MIGRANTES
Roma, 19 apr - Oggi pomeriggio è stato presentato a Roma, nell’Auditorium “V. Bachelet” - The Church Palace - il volume “Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente”. Promosso dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana ed edito da Tau, il volume è frutto di due anni di studio, analisi e ricerca. Prima opera nel suo genere, essa fornisce un'analisi dettagliata del fenomeno migratorio italiano in Australia: partendo dai dati statistici che illustrano i flussi migratori dall’Italia all’Australia nell’ultimo decennio, gli autori - Michele Grigoletti e Silvia Pianelli - hanno approfondito la grandezza e complessità degli eventi in atto e, attraverso le storie dei protagonisti, hanno portato alla luce i motivi, le sensazioni, i pensieri e le paure che caratterizzano il recente nuovo fenomeno migratorio. Un video-reportage 88 giorni (nelle farm australiane): viaggio fra sogni, speranze e pensieri dei giovani italiani in Australia, inserito nel volume, testimonia l’esperienza di vita e di lavoro di molti giovani italiani, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che ogni anno lavorano la terra australiana in zone rurali, lontane dalle principali città. S.E. Mons. Guerino Di Tora, Presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes ha sottolineato: “Il tema della mobilità giovanile è, negli ultimi anni, particolarmente seguita dalla Fondazione Migrantes come dimostra questa ennesima ricerca che riguarda i giovani italiani in Australia e Nuova Zelanda. Papa Francesco sprona i giovani a non lasciarsi rubare la speranza e questo è un volume di speranza e di entusiasmo, di giovani che amano l’Italia, ma che descrivono minuziosamente gli errori compiuti, le cose che non vanno. Ed è da quegli errori che bisogna ripartire mettendo al centro le loro esigenze espresse, anche con rabbia, è umano e naturale, ma che dicono a noi che siamo chiamati a fare, ciascuno nella propria posizione, la direzione da prendere, da dove dobbiamo partire per fare e, soprattutto, per fare meglio. In questa ricerca rendiamo concreto quanto sia possibile e quanto sia necessario leggere il risiedere fuori dei confini nazionali per tanti italiani come opportunità se solo lo si accompagni con uno scambio continuo di esperienza e informazione e con la possibilità di ritornare per fare cose in Italia. Silvia Pianelli e Michele Grigoletti nei prossimi giorni -conclude S.E. Mons. Guerino Di Tora - saranno impegnati in momenti come questi nelle loro città dalle quali sono partiti diversi anni fa comunicando l’attaccamento alle loro radici, il legame forte culturale che c’è, esiste, viene coltivato costantemente e la messa a disposizione in Italia e per l’Italia di quanto da loro conosciuto e imparato in Australia”. (red)
MIGRANTES, PARLANO AUTORI RICERCA SU GIOVANI ITALIANI IN AUSTRALIA
Oggi pomeriggio è stato presentato a Roma, nell’Auditorium “V. Bachelet” - The Church Palace - il volume “Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente”. Promosso dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana ed edito da Tau, il volume è frutto di due anni di studio, analisi e ricerca. Prima opera nel suo genere, essa fornisce un'analisi dettagliata del fenomeno migratorio italiano in Australia: partendo dai dati statistici che illustrano i flussi migratori dall’Italia all’Australia nell’ultimo decennio, gli autori - Michele Grigoletti e Silvia Pianelli - hanno approfondito la grandezza e complessità degli eventi in atto e, attraverso le storie dei protagonisti, hanno portato alla luce i motivi, le sensazioni, i pensieri e le paure che caratterizzano il recente nuovo fenomeno migratorio. Grigoletti ha parlato dei primi passi del viaggio migratorio dei giovani italiani che raggiungono l’Australia e decidono di intraprendere 88 giorni di lavoro nelle farm australiane, lontano dalle principali città. Un viaggio non solo fisico ma anche personale, un viaggio di crescita e scoperta di sè che porta i giovani italiani a crescere e riscoprire valori dimenticati. Un accenno anche al fenomeno migratorio Australia-Nuova Zelanda, che vede molti giovani richiedere un visto Working Holiday e trasferirsi in Nuova Zelanda per non rientrare in Italia. Ai residenti temporanei, si affiancano anche i residenti permanenti e i nuovi cittadini australiani. La complessa realtà giovanile è stata esaminata, nel volume della ricerca, attraverso un’analisi dettagliata delle varie tipologie di visto utilizzate in entrata. Il 30 settembre 2015, 22.390 cittadini italiani erano fisicamente presenti in Australia con un visto di residenza temporaneo. Dal visto Working Holiday ai compromessi per rimanere in Australia. Il fenomeno del visto Studente, utilizzato per prolungare la propria permanenza in Australia in attesa di ottenere un visto sponsor per accedere alla residenza permanente e alla cittadinanza. Uno sguardo relativo ai visti sponsor e al significato di diventare nuovi cittadini australiani. Silvia Pianelli ha illustrato anche similitudini e differenze fra la migrazione degli anni ‘50 e quella attuale, attraverso uno study case che potrebbe essere il punto di partenza per unire due generazioni così distanti ma così simili. Matteo Maffesanti, regista del video reportage 88 giorni nelle farm australiane ha sottolineato: “Raccontare attraverso le immagini l'esperienza che molti giovani italiani stanno facendo nelle farm è stata una pratica artistica molto stimolante. Un'esperienza personale dal grande impatto emotivo, che mi ha permesso di scoprire e comprendere una realtà prima sconosciuta. Luoghi remoti, silenziosi, terre sconfinate, intrise di sudore, che impongono una poetica visiva dai colori accesi, centrata sul rapporto intimo tra l'uomo e la natura. Un'avventura che si srotola lentamente, tra il lavoro nei campi e la vita scomoda in roulotte, come in un brusco ritorno alle fatiche delle prime migrazioni. Un esperienza forte, vera, in grado di lasciare una traccia indelebile nel percorso di crescita dei nostri protagonisti, disposti a mettersi in gioco con la disinvoltura dell'eroe. Emozioni che filtrano attraverso le parole, ma soprattutto gli occhi dei tanti giovani che abbiamo incontrato, ragazzi che nonostante la fatica quotidiana, vivono questa avventura con determinazione, alla scoperta di se stessi e delle numerose possibilità che il viaggio offre. Sono giovani con una grande duttilità al cambiamento, che hanno la capacità di reinventarsi, una sorta di predisposizione alla trasformazione. Italiani coraggiosi, pronti a lottare per il proprio futuro e consapevoli di vivere una sfida importante. Ragazzi maturi che, in Australia, stanno scoprendo la possibilità di sviluppare in pieno le loro capacità, quelle stesse che l’Italia non ha riconosciuto”.
ITALIANI IN AUSTRALIA: RAVAGLIA: INSEDIAMENTO FACILITATO
“Le partenze di italiani dal nostro Paese sono aumentate del 50% negli ultimi dieci anni. A differenza dei migranti del passato, chi parte oggi conosce molto più spesso di allora l’estero perché vi ha studiato, o semplicemente per turismo. Importante è il movimento di professionisti e ricercatori, ma numerosi sono oggi come allora coloro che si recano all’estero per cercarvi un futuro migliore senza possedere una specifica esperienza professionale”. Lo ha sottolineato Cristina Ravaglia, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale intervenendo oggi pomeriggio a Roma, nell’Auditorium “V. Bachelet” - The Church Palace - alla presentazione del volume “Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente”. Promosso dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana ed edito da Tau. “Gli Uffici della rete diplomatico consolare italiana, insieme ai diversi organismi legati alla presenza di nostre comunità all’estero e anche attraverso il supporto dei mezzi informativi e informatici, stanno da tempo adoperandosi per fornire informazioni sulle opportunità di lavoro, sulla normativa fiscale e su altri aspetti logistici dei Paesi di accoglienza per facilitarvi l’insediamento dei nuovi migranti” ha continuato Ravaglia.
ITALIANI IN AUSTRALIA, RAVAGLIA: LAVORIAMO PER LORO TUTELA
“L’Australia è una delle destinazioni extraeuropee di maggiore attrazione per i nostri migranti, molti dei quali vi giungono con il visto vacanze lavoro (più di trentamila negli ultimi tre anni). Alcuni di loro hanno incontrato problemi anche gravi a seguito dei quali, grazie alla mobilitazione dei nostri Uffici diplomatico consolari e di vari attori della comunità italiana residente, le Autorità australiane sono state indotte a valutare la possibilità di adottare iniziative specifiche per la tutela dei nostri connazionali”. Lo ha sottolineato Cristina Ravaglia, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale intervenendo oggi pomeriggio a Roma, nell’Auditorium “V. Bachelet” - The Church Palace - alla presentazione del volume “Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente” promosso dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana ed edito da Tau. “E’ possibile - ha aggiunto - che molti di loro resteranno in Australia dove acquisiranno probabilmente uno spazio speciale nel quadro della Comunità italiana nel Paese, tradizionalmente costituita dai migranti che vi si sono stabiliti in passato e dai loro figli, italo australiani a pieno titolo”. (PO / red)
PEREGO (MIGRANTES) : TUTELARE GIOVANI IN CAMMINO VERSO L'AUSTRALIA
“Il libro da una parte ci ricorda il cammino nuovo di molti giovani italiani oggi verso l'Australia, alla ricerca di un lavoro, ma soprattutto per conoscere una realtà economica e sociale diversa e per valutare la possibilità di mettere a frutto conoscenze e competenze; dall'altra il libro ci segnala i disagi, anche le sofferenze, i sacrifici, l'abbandono in cui talora vivono questi nostri giovani. In questo senso, la ricerca costituisce un riferimento importante anche per le istituzioni italiane e australiane, al fine di strutturare iniziative e politiche nuove di accompagnamento e di tutela dei giovani in cammino verso l'Australia”. Lo ha detto Mons. Giancarlo Perego, direttore Generale della Fondazione Migrantes, intervenendo oggi pomeriggio a Roma, nell’Auditorium “V. Bachelet” - The Church Palace - alla presentazione del volume “Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente” promosso dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana ed edito da Tau. (red - 19 apr )
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