LUIGI FERRARI, IL TENENTE DEI BERSAGLIERI CHE SPARO' A GARIBALDI
Un episodio della storia del Risorgimento noto a tutti, anche grazie ad un famoso motivetto, è quello del ferimento di Giuseppe Garibaldi. Si, l’Eroe dei Due Mondi “fu ferito”, ma “quando?” e “da chi?” sono domande che restano avvolte nell’oscurità. Martedì 9 agosto, alle 21, a La Francesca Resort di Bonassola (SP) lo scrittore Marco Ferrari presenta il libro “Ho sparato a Garibaldi”, scritto insieme ad Arrigo Petacco ed edito da Mondadori, che ricostruisce proprio questo fatto della vita del condottiero. Un racconto interessante, che porta a conoscere la figura di chi ha premuto quel grilletto che colpì Garibaldi, il 29 agosto del 1862 sulle montagne dell’Aspromonte, durante uno scontro della sua armata con le truppe regie. Ferrari racconta la storia del suo avo, Luigi Ferrari, tenente dei bersaglieri che sparò al malleolo di Garibaldi e riuscì a fermare l’avanzata dei garibaldini, ricevendo una medaglia da eroe ma portandosi nel cuore una sorta di maledizione. Poco dopo aver ferito Garibaldi toccò infatti a lui la medesima sorte, con esiti peggiori: fu colpito ad un piede e questo gli venne addirittura amputato. Divenne sindaco, con decreto regio, del suo paese natale, Castelnuovo Magra (SP) (borgo tra boschi simili a quelli che circondano La Francesca Resort di Bonassola (SP) dove girava, claudicante, con le sue 4 medaglie al petto ma senza nessuna voglia di dichiararne la motivazione. Gli scrittori spezzini Arrigo Petacco e Marco Ferrari si sono messi sulle sue tracce per svelarne la vita maledetta, segnata da quell'episodio dell'Aspromonte. La tragedia di Luigi Ferrari sta nella sua contraddizione: fu l’unico eroe del Risorgimento a non poter andare fiero della florida stagione che fece nascere l’Italia, e dall’altra parte avrebbe potuto uccidere Garibaldi, ma non lo fece salvando il Risorgimento e l’unità italiana. Una faccenda tutta ligure, dunque. Un’onta che il luogotenente dei bersaglieri si trascinò fino al piccolo paese natio dove, ferito a sua volta e con un piede di legno, fu marcato dal segno indelebile della sua poco onorevole impresa sino alla redenzione finale. Vivendo una vita sconsolata, segnata dall'amore mai vissuto per la bella Martina, restituendoci il ritratto di un'epoca, di un piccolo borgo di confine, di una comunità e di una famiglia che ha sempre difeso quel povero soldato che non aveva fatto altro che obbedire agli ordini. Ferrari chiacchiera con gli ospiti del suo libro, e risponde alle interessanti domande che escono dall’incontro.
REALISMO, NEOREALISMO E ALTRE STORIE
È uscito in libreria, per Mimesis Edizioni, “Realismo, Neorealismo e altre storie”: un prezioso volume di Emanuela Garrone (prefazione di Elio Franzini) che ripercorre le vicende storiche, artistiche e culturali italiane del secondo dopoguerra. Gli anni dal 1945 al 1952/53 sono quelli della ricostruzione morale e civile, prima che economica, del paese: in questo periodo storico gli intellettuali e gli artisti svolgono un ruolo di primo piano nella società, diventandone la coscienza critica attraverso correnti quali il Realismo letterario e figurativo e il Neorealismo cinematografico. Non sono fatti nuovi quelli che vengono analizzati, ma diverso è il punto di vista con cui si cerca di considerare opere, artisti e critici, focalizzando l’attenzione sul valore introspettivo dell’opera d’arte. Nel secondo dopoguerra il dibattito ideologico informava le coscienze degli artisti e degli intellettuali in tutto il mondo: in Italia il peso della politica e della filosofia d’ispirazione marxista era molto forte, tanto quanto il desiderio di reinserirsi nell’alveo della cultura europea e mondiale dopo il periodo dell’autarchia fascista che aveva isolato moralmente e culturalmente il nostro paese per vent’anni. L’arte allora divenne testimonianza storica, consapevolezza della realtà, autentico desiderio di verità e di sincerità, ma soprattutto bisogno di libertà e di apertura verso l’altro. Il libro approfondisce il dibattito allora dominante tra astrattisti e realisti mettendo in evidenzia relazioni e intrecci del pensiero filosofico e critico. Nata a Napoli, si è laureata in Lettere, indirizzo Storia dell’Arte, all’Università di Roma La Sapienza; specializzata in Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea all’Università di Siena, ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea presso l’Università di Friburgo (Svizzera). Vive e lavora a Roma. Attualmente è responsabile del Servizio per le Arti Performative e dei Servizi Educativi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.
“PICCOLI ATEI CRESCONO” DI FRANCO GARELLI
Atei, non credenti, increduli: è la rappresentazione che sempre più spesso viene data delle nuove generazioni. In effetti la negazione di Dio e l’indifferenza religiosa tra i giovani sta crescendo sensibilmente, anche per il diffondersi di un “ateismo pratico” tra quanti mantengono un legame labile con il cattolicesimo. Tuttavia, la domanda di senso è vivace. Per molti il sentimento religioso si esprime nella propria interiorità personale, passando da una dimensione verticale (lo sguardo alla trascendenza) ad una orizzontale (la ricerca dell’armonia personale). Tenendo presente questo profondo mutamento, il saggio “Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio?” di Franco Garelli (Il Mulino) mette in luce il “nuovo che avanza” a livello religioso. L’autore insegna Sociologia dei processi culturali e Sociologia della religione nell’Università di Torino. Tra i suoi libri con il Mulino “Sfide per la chiesa del nuovo secolo” (2003), “L’Italia cattolica nell’epoca del pluralismo” (2006), “La Chiesa in Italia” (2007) e “Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo” (2011).
“LA LIBERTA’ VIAGGIA IN TRENO” DI FEDERICO PACE
Ci sono treni che inseguono l’odore del mare e treni sottosopra. Treni che uniscono città separate da tutto ma che non sanno vivere l’una senza l’altra. Treni a cui basta poco per portarti in un altro mondo e treni che girano su sé stessi per farti ritrovare qualcosa che pensavi di aver perduto per sempre. Londra-Parigi, Venezia-Atene, Cagliari-Olbia, Porto-Lisbona, Bergen-Oslo, Nizza-Marsiglia . . . Attraverso il Brennero e sull’orlo dell'Oceano. Città, mondi e vite che si incontrano sul filo di una ferrovia. In “La libertà viaggia in treno” (Laterza) Federico Pace riunisce in ciascun capitolo viaggi in treno che si assomigliano, come possono assomigliarsi i fratelli e le sorelle di una stessa famiglia. Qualcosa li tiene insieme, qualcosa di essenziale, eppure sono diversissimi tra loro. Per le geometrie con cui procedono, per le persone che incontrano e quelle che ti fanno incontrare, per i luoghi in cui ti portano e per i pensieri che ti fanno venire in testa. Racconti per tirare il filo di tante storie e riscoprire il viaggio nella sua forma più sublime, antica e modernissima. Perché quando si parte in treno, si parte davvero. Federico Pace, giornalista e scrittore, lavora per il Gruppo Espresso dal 1997. Da anni scrive e pubblica racconti di viaggio di “mobilità dolce” per riviste nazionali e per il Touring Club. Dirige “MagazineRoma”, rivista di narrazione urbana e fotogiornalismo. Ha pubblicato “Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza” per Einaudi.
“SERENATA SENZA NOME” DI MAURIZIO DE GIOVANNI
Sono passati più di quindici anni da quando Vinnie Sannino è emigrato in America, imbarcandosi di nascosto su una nave. Là ha avuto successo, è diventato campione mondiale di pugilato nella categoria dei mediomassimi. Ma il suo ultimo avversario, un pugile di colore, è morto, e lui non se l’è più sentita di continuare. Adesso è tornato per inseguire l'amore mai dimenticato, Cettina, la ragazza che alla sua partenza aveva pianto disperata. La vita, però, è andata avanti anche per lei, che ora è donna e moglie. Vedova, anzi: perché il marito, un ricco commerciante, viene trovato morto. Qualcuno lo ha assassinato finendolo con un pugno alla tempia, simile a quello che, in una sera maledetta, Vinnie ha vibrato sul ring dall'altra parte del mondo. Mentre la città è percossa da una pioggia autunnale che sembra non voler cessare, il commissario Ricciardi si trova faccia a faccia con la forza dei sentimenti. Sentimenti resistenti come scogli nel mare. Sentimenti che si agitano anche dentro di lui. Sentimenti che salvano, e che uccidono. Questa la trama di “Serenata senza nome. Notturno per il commissario Ricciardi” di Maurizio de Giovanni (Einaudi). L’autore nasce nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Nel 2005 vince un concorso per giallisti esordienti con un racconto incentrato sulla figura del commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Il personaggio gli ispira un ciclo di romanzi, pubblicati da Einaudi Stile Libero, che comprende “Il senso del dolore”, “La condanna del sangue”, “Il posto di ognuno”, “Il giorno dei morti”, “Per mano mia”, “Vipera” (Premio Viareggio, Premio Camaiore), “In fondo al tuo cuore” e “Anime di vetro”. Nel 2012 esce per Mondadori “Il metodo del Coccodrillo (Premio Scerbanenco), dove fa la sua comparsa l'ispettore Lojacono, ora fra i protagonisti della serie dei Bastardi di Pizzofalcone, ambientata nella Napoli contemporanea e pubblicata da Einaudi Stile Libero (nel 2013 è uscito il secondo romanzo della serie, “Buio”, nel 2014 il terzo, “Gelo”, e nel 2015 il quarto, “Cuccioli”). Nel 2014, sempre per Einaudi Stile Libero, de Giovanni ha pubblicato anche l'antologia “Giochi criminali” (con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli). In questo libro appare per la prima volta il personaggio di Bianca Borgati, contessa Palmieri di Roccaspina, sviluppato in “Anime di vetro”. Nel 2015 è uscito per Rizzoli il romanzo “Il resto della settimana”. Per Einaudi è uscito nel 2016 “Il metodo del coccodrillo”. Tutti i suoi libri sono tradotti o in corso di traduzione in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Russia, Danimarca e Stati Uniti. De Giovanni è anche autore di racconti a tema calcistico sulla squadra della sua città, della quale è visceralmente tifoso, e di opere teatrali.
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