VENEZIA: LA VIDEOARTE DI FABRIZIO PLESSI
Il Teatro La Fenice di Venezia diventa, fino al 6 agosto, spazio artistico per la performance Fenix DNA di Fabrizio Plessi, uno dei padri fondatori della video arte, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, grazie a un’iniziativa promossa da Generali Italia tramite il programma Valore Cultura. Da sempre gli elementi primordiali e primigeni dell’acqua e del fuoco sono al centro della ricerca artistica di Plessi che, anche in questa occasione, si esprimerà attraverso ciò che caratterizza il suo dna, unendolo e fondendolo a quello de La Fenice, grazie a 200 calchi - mai visti sinora - disegnati e modellati dal veneziano Guerrino Lovato, quali prototipi delle sculture e dei bassorilievi di ornato della cavea del teatro, distrutto da un terribile incendio nel 1996 e che ha riaperto le porte, in tutta la sua magnificenza, nel dicembre del 2003. Il cuore stesso del teatro, le sedute di platea, scompariranno per diventare il luogo della narrazione artistica di Plessi grazie ai calchi che – come dice l’artista – “sono l’elemento positivo, quello da cui tutto potrà sempre rinascere”. Tra essi, che riproducono capitelli, barbacani, teste di putti, maschere e grottesche, il visitatore assisterà a una performance che trasformerà La Fenice, come tutti la conosciamo, in un'altra La Fenice, ancora risorta dalle sue stesse ceneri, come l’animale mitologico di cui porta il nome. Ogni giorno, inoltre, il pubblico potrà ascoltare le note composte appositamente da Giovanni Sparano, eseguite da Pourquoi-Pas Ensemble con la direzione di Alvise Zambon e cantate dal mezzosoprano Francesca Gerbasi per un’esperienza totalmente immersiva di luci e colori, tra l’eco degli elementi di acqua e fuoco da sempre nel dna di Plessi, di Venezia e della storia del Teatro La Fenice.(red)
VENEZIA, L’EPOPEA INDIANA DEL RAMAYANA
Il Museo d'Arte Orientale di Venezia presenta, fino al 10 settembre, la mostra “Ramayana, prodotta da ICI Venice - Istituto Culturale Internazionale e dall'Association pour le Rayonnement des cultures Hymalayannes, CHE offre un suggestivo percorso tra Nepal, India e Indonesia, seguendo la diffusione del Ramayana, testo sacro dell'induismo. In esposizione splendide maschere in legno dipinto della collezione di Alain Rouveure che rappresentano personaggi della saga di Rama, avatara di Visnu. Un esposizione anche le marionette della collezione del Museo d'Arte Orientale di Venezia che raffigurano molti personaggi delle maschere Rajbansi. L’esposizione è patrocinata dall'Unesco, dall'Università di Ca' Foscari e dall'Istituto di Cultura per l'Oriente e l'Occidente.(red)
PISA: LE SCULTURE DI SORENSEN
Dopo Fernando Botero, Igor Mitoraj, Kan Yasuda, Velasco Vitali e Jean Michel Folon solo per citarne alcuni, il Comune di Pietrasanta, con la collaborazione della Galleria Paola Raffo Arte Contemporanea, presenta fino al 6 agosto la mostra “La Folla” dedicata ai lavori più recenti di Jorgen Haugen Sorensen, uno dei più importanti scultori danesi viventi che risiede proprio nella città pisana. Fu una commessa per la Danish School of Media and Journalism, che lo portò nel 1971 nella città della Versilia e questo momento viene celebrato in mostra con l’installazione “Portrait of an old agreement”, frammenti di sculture in bronzo ricomposti sul pavimento della Sala Putti. Fulcro della mostra è il bronzo monumentale “The Crowd”, donato a Pietrasanta dalla New Carlsberg Foundation, che dominapiazza Duomo insieme ad un altro bronzo, “The Shadow”, realizzato grazie al supporto della Danish Arts Foundation.Di fronte alla Chiesa di Sant’Agostino è installata l’imponente “While We’re Waiting” scolpita con il marmo della Versilia, mentre all’interno sono esposti i principali lavori dello scultore. Il chiostro con giardino è animato da cinque sculture in granito risalenti agli anni ’80 che dialogano con il campanile e i palazzi del centro storico visibili dall’interno del chiostro. La serie in gres porcellanato bianco “A Dark Story in White” è esposta nella Sala Capitolo, per finire il percorso espositivo nella Galleria Paola Raffo Arte Contemporanea con sculture policrome degli anni ’90.
(red)
VERONA: TOULOUSE- LAUTREC E LA BELLE ÉPOQUE
Fino al 3 settembre la mostra su Toulouse-Lautrec a Verona, a Palazzo Forti, offre una grande retrospettiva sull’artista bohémien per eccellenza nella Parigi di fine XIX secolo, morto prematuramente a 36 anni. Una selezione dei più celebri lavori tra cui molte opere grafiche per le quali Toulouse-Lautrec è famoso: illustrazioni, poster, stampe, copertine, locandine di teatro. Henri de Toulouse-Lautrec è senza dubbio uno degli artisti più conosciuti e riconoscibili della modernità occidentale, famoso per aver descritto nelle sue opere lo spirito stesso della cosiddetta Belle Époque. Nella sua arte compaiono la Parigi di fine ‘800 con la sua varia umanità, rappresentanti della borghesita cittadina, donne allegre, ballerine, cantanti, palchi e spettacoli teatrali per i quali spesso Toulouse-Lautrec realizzò locandine e manifesti diventando uno dei più richiesti illustratori del suo tempo, anticipatore della grafica come arte a se’ stante e della comunicazione pubblicitaria. La vita dell’artista fu breve, intensa e tormentata, intrecciandosi in maniera totale e anche drammatica con la sua arte. Nato in una famiglia di antica nobiltà, affetto da una malattia che ne rese il corpo deforme e lo emarginò, Toulouse-Lautrec trovò conforto e consolazione nella pittura e nel disegno che lo assorbì completamente. Dedito al bere e assiduo frequentatore delle case chiuse di Montmartre dove trovava le modelle per le sue opere, morì a soli 36 anni, alcolizzato e malato di sifilide dando vita assieme a Van Gogh, Gaugin, Baudelaire, Rimbaud, allo stereotipo dell’artista bohemien e maledetto.
(red)
PERUGIA: I TESORI ARTISTICI DELLE BANCHE
“Come varcare le porte di un grande museo nazionale, come visitare la Galleria degli Uffizi di Firenze o il Museo di Capodimonte di Napoli”. Così il curatore Vittorio Sgarbi evoca le raccolte di due prestigiosi musei per descrivere la mostra “Da Giotto a Morandi. Tesori d'arte di Fondazioni e Banche italiane” fino al 15 settembre 2017 a Palazzo Baldeschi, edificio storico di proprietà della Fondazione perugina. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e organizzata dalla Fondazione CariPerugia Arte, la mostra è realizzata con il contributo di Unicredit che ha condiviso l’idea della Fondazione di devolvere parte dei proventi a favore degli interventi di recupero del patrimonio storico-artistico umbro danneggiato dai recenti eventi sismici. La mostra intende valorizzazione lo straordinario patrimonio artistico posseduto dalle Fondazioni di origine bancaria e delle Banche italiane. Un prezioso tesoro diffuso - e in parte ancora poco conosciuto dal grande pubblico - è raccontato attraverso 90 opere, da Giotto, l’artista che ha rinnovato la pittura, a Giorgio Morandi che, guidato da una sorvegliatissima coscienza formale, fu capace di infondere una solennità pacata e austera ai semplici oggetti del quotidiano. Tra questi due poli, il visitatore potrà ammirare le opere di maestri, più o meno noti, attraverso sette secoli di storia: Beato Angelico, Perugino, Pinturicchio, Dosso Dossi, Ludovico Carracci, Giovanni Lanfranco, Guercino, Guido Cagnacci, Giovanni Fattori, Giuseppe De Nittis, Giovanni Boldini, Giuseppe Pelizza da Volpedo, Medardo Rosso, Carlo Carrà, Filippo de Pisis, per citare solo alcuni nomi.(red)
CATANIA: L’ARTE ARBOREA DI ALFIO BONANNO
È stata prorogata fino a domenica 27 agosto la mostra delle opere di Alfio Bonanno, nell’ambito del Radicepura Garden Festival, intitolata “Un uomo d’alto fusto”. Pioniere dell’arte ambientale, le opere di Bonanno – spesso di grandi dimensioni – sono rappresentative dello sviluppo europeo della Land Art o dell’Arte in Natura, al punto da far conquistare all’artista fama internazionale. Nel percorso delineato all’interno del parco botanico di Radicepura, a Giarre, nel Catanese, si possono ammirare la monumentale “Là dove riposano le lucertole”, il complesso scultoreo “Fossili”, e la suggestiva esposizione allestita all’interno del Palazzo della Fondazione Radicepura.
(red)
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