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Francesca Alotta: ‘Porto la musica italiana nel mondo’

Francesca Alotta: ‘Porto la musica italiana nel mondo’

“Dimmi perché piangi? Di felicità E perché non mangi? Ora non mi va”. Il resto più o meno lo conosciamo un po’ tutti perché “Non amarmi”, brano con cui Aleandro Baldi e Francesca Alotta hanno vinto il Festival di Sanremo nel 1992 nella categoria Nuove proposte, ha lasciato un segno. “Sono passati 26 anni eppure è più probabile che qualcuno sappia cantare anche solo un pezzetto di ‘Non amarmi’ piuttosto che ricordare chi ha vinto l’ultimo Sanremo, o quello di due o tre anni fa”. A parlare è Francesca Alotta che è tornata con un nuovo album dal titolo “Anima Mediterranea” e che quest’anno ha partecipato alla prima edizione di “Ora o mai più”, il fortunato talent show di Rai1 dedicato alla musica italiana. La cantante siciliana è convinta che il segreto sia “la melodia” e visto che “la melodia italiana è sempre stata amata nel mondo” ha deciso di realizzare un progetto per promuoverla e valorizzarla. Il risultato è un disco dal respiro internazionale dove troviamo brani della canzone antica come “I’ te vurria vasà”, “Reginella”, “Vitti na crozza”, “O surdato ‘nnammurato”, “Tammurriata nera”.  “Sono stati quattro anni di lavoro intenso, di massimo impegno, ci ho messo davvero l’anima” spiega l’artista che domani sarà in concerto a Malta. “Sono soddisfatta e felice di questo progetto realizzato con grandi musicisti” aggiunge a 9Colonne Francesca Alotta che oggi è una donna matura che ha voglia di raccontarsi e raccontare. Non solo. Ha modulato molto la vocalità, il suo modo di esprimersi e la ricerca sonora riprendendo a comporre e a suonare il pianoforte: “Ho ritrovato la mia lingua e le mie radici” visto che l’album contiene anche un brano in siciliano. Francesca Alotta non nasconde però neppure un filo di malinconia. Anzi. Con singolare genuinità racconta: “Ho attraversato un momento buio. Un incidente, la morte di mio padre, la malattia di mia madre, la perdita di un figlio. Se sono ancora qui e ho deciso di guardare avanti è per la musica. E per l’affetto, davvero straordinario, che ancora oggi il pubblico riesce a trasmettermi. È la mia carica”.

Francesca, mercoledì 19 dicembre porterai la tua musica a Malta.

Sì. Quello di domani sarà un concerto benefico, organizzato da Mater Boni Consilii St Joseph School Paola. Si terrà al St. Paul’s Missionary College di Rabat alla presenza del Presidente della Repubblica Marie Louise Coleiro Preca. Tutto il ricavato andrà in beneficienza per il Malta Community Chest Found. Sarò accompagnata in acustico dai musicisti Paolo Rainaldi (alla chitarra) e Piero Fortezza (alle percussioni). Malta mi ha accolto con uno straordinario calore e sono felice di essere qui.

Non è certo la prima volta che ti esibisci all’estero

Amo viaggiare e spesso sono all’estero per lavoro. All’estero ho sempre una grande accoglienza. Mi sono esibita a Londra come a Hong Kong.  In passato ho lanciato un disco in Giappone e a Cuba sono rimasta per diversi mesi in vetta alle classifiche con un brano dal titolo “Yolanda” cantato con Augusto Enriquez.

Che effetto fa cantare nel mondo le più belle canzoni italiane?

E’ sempre emozionante. Non solo perché incontri tantissimi italiani ma perché ti rendi davvero conto che all’estero la canzone italiana è molto amata. Perché porta con sé cultura, storia, tradizione. Artisti stranieri vengono in Italia in cerca di ispirazione. Gli stranieri adorano la musica italiana perché è una melodia solare, accattivante, gioiosa e a volte sa essere - nello stesso tempo – anche malinconica. È un mix di emozioni che rapisce e funziona. Per questo ho deciso di realizzare un album di brani antichi, siciliani e napoletani. Questo disco è nato per l’estero ma sta avendo un’ottima riposta in Italia. Dietro ogni testo c’è un pezzo di storia del nostro Paese. E’ stato un lavoro di ricerca e di approfondimento. Il mio desiderio è quello di portare la musica italiana antica nel mondo. E di farla conoscere, magari, anche alle nuove generazioni. Perché ci sono brani che fanno parte della nostra storia, della nostra identità, delle nostre radici. Non si possono non conoscere le proprie radici.

Raccontaci qualcosa in più di “Anima Mediterranea”

E’ un album che racconta la storia, dal 700 a oggi, in musica, attraverso scene di quotidianità ma anche di grandi eventi storici che hanno trasformato la società e il mondo. Durante il concerto, racconto aneddoti, accompagnando il pubblico a vivere con maggiore intensità i brani. È un album realizzato in acustico, tra pop, jazz e soul in cui i pezzi sono suonati principalmente da quattro musicisti: Cristiano Viti, arrangiatore e pianista, Massimo Moriconi, contrabbassista, Luca Tufano alla chitarra acustica e ukulele e Simone Talone alle percussioni. Desideravo fare un disco in acustico con suoni veri e dare valore alla voce. Desideravo trasmettere più emozioni possibili. È stato difficile coinvolgere più musicisti ma alla fine il risultato è arrivato e ne sono entusiasta. E’ un progetto che avrei voluto realizzare in duo con mio padre, Filippo Alotta, grande tenore, scomparso prematuramente. Oggi però so che mio padre ne sarebbe felice.

Pensi che l’Italia stia “esportando” meno buona musica negli ultimi anni? 

Ritengo che negli ultimi tempi si sia dato troppo spazio al ‘vestito’ del brano.  Sono usciti tantissimi brani arrangiati benissimo ma trovo le melodie un po’ carenti.  In generale, sono poche le canzoni che rimangano nel tempo. Il nostro brano, ‘Non amarmi’, lo ricordano tutti. È la melodia che rimane.  

 Nell’ album c’è Amuri miu, una dedica a tuo padre

Parlando con mia mamma ho capito da lei quanto sia grande e immenso il dolore per la perdita del compagno di una vita intera. La vita ci riserva tante sfide ma è necessario rialzarsi. Ho vissuto un momento buio, non avevo la forza di fare cose importanti, ero abbattuta. Ho scoperto sulla mia pelle però che dopo un periodo difficile si deve necessariamente ricominciare. Non è facile ma si può ricominciare.

Un bellissimo messaggio. Lanci un messaggio importante anche nel singolo “Ti dirò”, presentato a “Ora o mai più”

Ho subito una violenza psicologica da una persona a me molto vicina. La canzone è un inno contro la violenza familiare. Non ci si deve arrendere mai e non bisogna nascondersi. Alle donne oggi dico: si può dire basta.

 Foto: Carlo Bellincampi

 

(18 dic -  PO / Gil)

(© 9Colonne - citare la fonte)