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Anno nuovo
insicurezza vecchia

Anno nuovo <br> insicurezza vecchia

Piero Innocenti

(7 gennaio 2018) L’anno nuovo è iniziato, come al solito, con i vecchi problemi sulla sicurezza pubblica generati, in particolare, dalle troppe incursioni di ladri nelle abitazioni e negli esercizi commerciali. Il 2018 era terminato con l’incubo dei furti nelle case in molte città tanto da far parlare di “bande di capodanno” (e non è una novità se si va a guardare alle statistiche degli anni passati riferite ai furti durante le festività natalizie). Il 2019, tuttavia, è iniziato ancor peggio con un barista che,a Grosseto, si “appella” ai ladri per non subire più danni al negozio offrendo loro un lavoro mentre un imprenditore di Bellante (Teramo), costretto a dormire da un paio di anni nella sua azienda dopo un ingente furto subito, si è trovato faccia a faccia con alcuni malviventi penetrati all’interno del’immobile aspettando alcune ore l’intervento, richiesto, di una pattuglia delle forze dell’ordine. Tutto questo mentre si continuano a “sfornare” decreti e leggi che vengono presentate come argini normativi per la sicurezza delle città e del decoro urbano.
Riesce difficile, tuttavia, annotare concreti miglioramenti a riguardo e ai cittadini interessa davvero poco  leggere di “sicurezza integrata”, di accordi sulla materia tra Stato e Regioni, di definizione di sicurezza urbana e di patti tra Prefetti e Sindaci per garantirla, di Comitati metropolitani e via discorrendo se, poi, nella realtà di ogni giorno non cambia nulla sulla prevenzione e sulla repressione dei reati e degli altri illeciti. Il decreto Minniti-Orlando (d.l. 2.2.2017, n.14, convertito dalla legge del 18 aprile 2017, n.48), a conti fatti è servito a poco e, altrettanto si può dire con il tanto pubblicizzato d.l. 4 ottobre 2018, n.113 (il c.d. decreto Salvini), convertito, con modificazioni, dalla legge 1 dicembre 2018, n.132, in tema di immigrazione e di sicurezza pubblica.
Al di là della introduzione dell’esercizio molesto di accattonaggio (art.669 bis del C.P.), di alcune modifiche alla disciplina dell’accattonaggio (quasi fossero questi i problemi della sicurezza nelle città), di modifiche a diversi articoli del Codice della Strada e all’art.633 del C.P (“invasione di terreni o edifici”), i cittadini si aspettavano, subito, arruolamenti straordinari di poliziotti e carabinieri “al fine di rafforzare le attività di controllo del territorio” ( espressione usata nell’art.35 bis del decreto suindicato, ma riferita alla polizia municipale per gli interventi di sicurezza urbana).
Più agenti della polizia di stato e dei carabinieri sulle strade, con servizi coordinati di pronto intervento più rapidi in ambito provinciale (magari rivedendo i Piani di Controllo Coordinato del Territorio esistenti in tutti i capoluoghi) per soddisfare celermente le richieste delle vittime di reati e di violenze, sono la vera risposta alla diffusa voglia di sicurezza e di legalità. Più poliziotti e carabinieri che non vuol dire militarizzazione del territorio - anche se in alcuni contesti territoriali non sarebbe un male - ma servirebbe a ricreare quelle condizioni di fiducia dei cittadini nei confronti della politica che è venuta meno negli anni, ed è uno dei motivi per cui molti non vanno più neanche a denunciare i delitti. Più assunzioni nelle due forze di polizia a competenza generale significherebbe uno straordinario sforzo organizzativo per le Scuole di Polizia e dei Carabinieri che, siamo certi, affronterebbero la situazione eccezionale con il consueto impegno e generosità. Passare, dunque, dalle dichiarazioni ai fatti, questo si aspettano i cittadini dai responsabili nazionali della sicurezza pubblica.

 

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