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direttore Paolo Pagliaro

Chiara Frugoni
analizza
Ambrogio Lorenzetti

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Chiara Frugoni <br> analizza <br> Ambrogio Lorenzetti

CHIARA FRUGONI ANALIZZA IL “PARADISO VISTA INFERNO” DI LORENZETTI  

 

Nel Medioevo il diritto all’immagine appartiene soprattutto ai protagonisti del mondo religioso, della Chiesa come delle Sacre Scritture, o a grandi personaggi laici e famosi. Con gli affreschi di Palazzo Pubblico a Siena Ambrogio Lorenzetti ci propone una straordinaria novità, rappresentando gente comune, senza storia. Ad essa per la prima volta è affidato il compito di illustrare la ridente vita in città e in campagna assicurata dall’ottimo governo dei Nove. Non importa che la realtà, ben diversa, fosse fatta di carestie, rivolte, corruzione. Nella prestigiosa Sala dei Nove i cittadini e i contadini senesi del tempo – siamo intorno al 1338 – vedono raffigurata una città orgogliosa dei suoi splendidi palazzi, una lieta e fertile campagna dove vecchi e giovani, donne e bambini, e poi artigiani, mercanti, nobili e intellettuali, contadini e pastori sono partecipi di una convivenza operosa e felice. È il trionfo del Bene Comune, e della guida illuminata dei governanti cittadini. Dove invece ognuno tende al bene proprio ecco infuriare un corteo nefasto: anarchia, violenza, distruzione, soprusi, guerra. Un capitolo vivo di storia medievale, ma non solo: additando il pericolo della Tirannide e le sue conseguenze, questo grande manifesto politico ha parlato a tutte le epoche, e oggi parla a noi con voce particolarmente forte. Lo esamina la medievista Chiara Frugoni, nel suo ultimo libro edito dal Mulino dal titolo “Paradiso vista Inferno. Buon governo e tirannide nel Medioevo di Ambrogio Lorenzetti”. ha insegnato Storia medievale nelle Università di Pisa, Roma e Parigi. Tra i suoi libri segnaliamo: “Medioevo sul naso. Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali” (Laterza, ultima rist. 2014), per Einaudi “Quale Francesco?” (2015) e “Senza misericordia” (con S. Facchinetti, 2016), per il Mulino “Vivere nel Medioevo. Uomini, donne e soprattutto bambini” (2017) e “Uomini e animali nel Medioevo. Storie feroci e fantastiche” (2018). I suoi saggi sono tradotti nelle principali lingue europee, oltre che in giapponese e in coreano.

   

 

 

CANFORA RACCONTA IL “SOVVERSIVO” CONCETTO MARCHESI

 

Chi fu veramente Concetto Marchesi? Il “più audace dei pensatori moderni”, come lo definì Togliatti, o “un grande partigiano”, come polemicamente lo rivendicò Pietro Secchia? Luciano Canfora affronta la figura di uno dei personaggi più controversi della sinistra italiana nel saggio “Il sovversivo. Concetto Marchesi e il comunismo italiano (Laterza). Di Concetto Marchesi (1878-1957) può dirsi che ebbe due vite: quella vera, di uomo di genio, con la sua grandezza, e le sue debolezze e zone d’ombra, il suo fiuto politico, il suo pessimistico individualismo; e quella, artificiosa, del mito postumo. L’esperienza che segnò tutta la sua vicenda fu la resa, e poi adesione, al fascismo della maggioranza degli italiani. Marchesi convisse col fascismo nella difficile posizione dell’oppositore ‘dormiente’, unico esponente dell’alta cultura italiana legato al disciolto ma mai annientato Partito comunista. Intanto maturava in lui l’opzione, verso cui si orientava, negli stessi anni, anche Antonio Gramsci, per il «cesarismo progressivo», incarnato, ai suoi occhi, dal potere staliniano. La costante riscrittura di capitoli chiave della sua Storia della letteratura latina (Gaio Gracco, Sallustio, Cesare, Tacito) fu lo specchio di tale cammino. Rettore a Padova dopo l’8 settembre 1943, giocò una partita spericolata e controversa, ma alla lunga insostenibile. Costretto alla fuga, dall’esilio in Svizzera, crocevia dei servizi segreti delle potenze in guerra, divenne il perno della rete che riforniva di armi i partigiani. Nel riflusso del dopoguerra, presto vide che il fascismo non era affatto morto. Ma nel “terribile 1956”, pur sferzando apostati e fuggiaschi, intuì la crisi profonda del movimento comunista. Canfora è professore emerito dell’Università di Bari. Dirige i “Quaderni di storia” e collabora con il Corriere della Sera. Tra le sue pubblicazioni per i nostri tipi, più volte ristampate e molte delle quali tradotte nelle principali lingue: Storia della letteratura greca; Libro e libertà; Giulio Cesare. Il dittatore democratico; Prima lezione di storia greca; La democrazia. Storia di un’ideologia; L’occhio di Zeus; La prima marcia su Roma; La natura del potere; Il mondo di Atene; “È l’Europa che ce lo chiede!”. Falso!; Intervista sul potere (a cura di A. Carioti); La crisi dell’utopia. Aristofane contro Platone; Augusto figlio di Dio; Tucidide. La menzogna, la colpa, l’esilio; La scopa di don Abbondio. Il moto violento della storia.

 

 

 

FRANCESCO E IL SULTANO SECONDO ERNESTO FERRERO

 

Francesco d’Assisi ha trentasette anni quando si imbarca ad Ancona per la Terra Santa. Insieme al fidato frate Illuminato lascia temporaneamente un Ordine già turbato dai primi contrasti e ancora privo di una Regola approvata dal papa. Malgrado le malattie che lo affliggono, è deciso ad affrontare ogni difficoltà pur di incontrare il Sultano d’Egitto, che a Damietta deve sostenere l’assedio di un poderoso esercito crociato. Vuole convertirlo? Intende offrire un esempio di proselitismo ai suoi frati? O cerca il martirio? L’uomo che vuole riportare il Cristianesimo alla spiritualità delle origini e ama definirsi “unus novellus pazzus”, torna dopo un anno profondamente mutato. Ha vissuto gli orrori della guerra, ma anche il fascino di una spiritualità che ha molti punti di contatto con la sua e lo aiuta a trovare le parole del Cantico delle creature. In una comunità cresciuta troppo in fretta, deve affrontare conflitti, delusioni, infermità sempre più crudeli. Ma perché quarant’anni dopo Bonaventura da Bagnoregio, incaricato di scrivere la sua unica biografia autorizzata, racconta una verità diversa, in cui Francesco avrebbe sfidato il Sultano alla prova del fuoco? Un “falso d’autore” accuratamente architettato che verrà autenticato dagli affreschi della Basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto, e finirà per occultare un modello di dialogo tra l’Europa cristiana e l’Oriente mussulmano. In “Francesco e il Sultano” (Einaudi) Ernesto Ferrero ricostruisce una vicenda tumultuosa inserendola nel quadro di un’epoca in cui si muovono papi e imperatori, vescovi e cardinali, frati e soldati, mercanti e pellegrini, cronisti e pittori, tutti agitati da ambizioni, visioni, sogni più grandi di loro. Ognuno è portatore della diversa immagine del santo che nella radicalità delle sue sfide continua a sottrarsi a ogni definizione. Con il passo di un romanzo d’avventura e la precisione di una biografia, Francesco e il Sultano trasforma il tessuto di racconti favolosi che chiamiamo Storia in una vicenda che continua a riguardarci da vicino. Ferrero, torinese, ha lavorato a lungo in editoria e ha diretto il Salone del libro di Torino dal 1998 al 2016. Tra i suoi libri, i romanzi N. (Premio Strega 2000), L'anno dell'Indiano (2001), Disegnare il vento (Premio Selezione Campiello 2011), Storia di Quirina, di una talpa e di un orto di montagna (2014), tutti presso Einaudi, insieme a Barbablú. Gilles de Rais e il tramonto del Medioevo (2004) e al saggio Primo Levi. La vita, le opere (2007). Sempre per Einaudi, ha pubblicato nel 2018 Amarcord bianconero e nel 2019 Francesco e il Sultano. Presso Mondadori le Lezioni napoleoniche (2002) e presso Feltrinelli il libro di memorie einaudiane I migliori anni della nostra vita (2005). Traduttore di Flaubert, Céline e Perec, è presidente del Centro studi Primo Levi di Torino.

 

 

WAYNE DYER, “UN PENSIERO AL GIORNO PER UNA VITA MIGLIORE”

“Un pensiero al giorno per una vita migliore” (in uscita il 17 ottobre per Corbaccio) raccoglie le frasi più celebri di Wayne Dyer, maestro motivazionale, in un viaggio alla scoperta della nostra interiorità In queste riflessioni, tratte dalle opere più significative di Dyer, troviamo pensieri divertenti, consigli, frasi enigmatiche che ci fanno pensare e che ci ricordano il potere della nostra mente. Attraverso gli anni, Dyer è passato dall’analisi di come superare i limiti e blocchi mentali che ci affliggono, alla scoperta della saggezza del Tao, alla descrizione della vita connessa allo spirito universale a cui tutti possiamo tendere. Leggendo un pensiero al giorno, oppure aprendo a caso il libro, troveremo un piccolo spunto per migliorare la nostra giornata, per avviare un progetto a cui teniamo, per trovare una soluzione a un nostro problema. Perché, come ricorda Dyer, quando cambiamo il nostro modo di guardare alle cose, le cose cambiano.

 

 

SERGIO RIZZO: LA MEMORIA DEL CRICETO, VIAGGIO NELLE AMNESIE ITALIANE

Non è vero che i criceti sono poco intelligenti. Il loro problema è un altro: hanno una pessima memoria. Se uno stimolo non viene ripetuto moltissime volte, se ne dimenticano. Ma non sono i soli: questo problema lo hanno anche interi Paesi. Paesi come l’Italia.
Da più di un secolo diciamo di voler combattere la corruzione, ma non riconosciamo le sue radici e creiamo leggi che la incentivano. Per non parlare delle grandi opere: dalle Autostrade alla Tav, ci lamentiamo che non si riescono a costruire o a completare. Però facciamo di tutto perché finisca sempre così. O della guerra ai privilegi del Palazzo: un ritornello che ci accompagna da decenni. Senza che la guerra si riesca mai a vincere. La storia del potere e delle sue appendici si ripete sempre uguale a se stessa. Nel saggio “La memoria del criceto. Viaggio nelle amnesie italiane” ( Feltrinelli) Sergio Rizzo ci presenta un catalogo esilarante e al tempo stesso desolante di vicende e lotte che appartengono al nostro passato e si ripetono tragicamente oggi senza soluzione di continuità. Così scopriamo la catena italiana di intrecci ricorrenti, di tira e molla e di leggi rimandate, approvate, blindate e poi mai veramente applicate. Una galleria di storie sotterranee che denuncia l’eterna ripetizione delle promesse e delle menzogne con cui siamo stati felicemente ingannati e continuiamo a ingannare noi stessi. Dalla privatizzazione della Rai al salvataggio dell’Alitalia, sino alla lotta alla burocrazia: in Italia tutto ci è sempre già stato promesso dalla politica. Solo che lo abbiamo dimenticato, e così continuiamo a ripetere sempre gli stessi errori.
A chi conviene un’Italia senza memoria? Rizzo è vicedirettore di “Repubblica”. È stato inviato e editorialista del “Corriere della Sera”, dopo aver lavorato a “Milano Finanza”, al “Mondo” e al “Giornale”. Tra i suoi libri: Rapaci, La cricca e Razza stracciona. Con Gian Antonio Stella ha scritto La Casta, La Deriva, Vandali, Licenziare i padreterni e Se muore il Sud (Feltrinelli, 2013). Sempre da Feltrinelli ha pubblicato Da qui all’eternità. L’Italia dei privilegi a vita (2014), Il facilitatore (2015), La repubblica dei brocchi (2016), Il pacco. Indagine sul grande imbroglio delle banche italiane (2018), 02.02.2020. La notte che uscimmo dall’euro (2018) e La memoria del criceto. Storie da un paese che dimentica (2019).

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