Al fondatore dell’aeropittura - declinazione pittorica del futurismo affermatasi come espressione del mito della macchina racchiuso nel dinamismo emblematico dell'aeroplano - la Camera dei deputati dedica una mostra, aprendo al pubblico Palazzo Valdina. A cento anni dal suo incontro con Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista, a Palazzo Valdina, Guglielmo Sansoni, in arte Tato, ripropone l’entusiasmo, l’emotività e la forza visionaria di un’epoca. Ad accompagnare i visitatori lungo il percorso espositivo sono 26 opere - tra oli su tela, tempere su carta, dipinti su ceramica e foto originali d’epoca - incentrate sulla visione emozionale del paesaggio italiano osservato da punti di vista nuovi e inesplorati, come gli aerei in volo. La mostra insiste sul ruolo primario dell’avanguardia italiana nel fermento degli albori del Novecento, riconoscendo nel collezionismo d’autore e nello studio scientifico, il custode del patrimonio della memoria storica, punto nodale dei nuovi processi di fruizione del “bene condiviso”. La mostra vuole anche essere un viaggio agli albori del XX secolo attraverso gli occhi sensibili dell’artista bolognese che nel 1920 organizzò un finto funerale per "morire" come Guglielmo Sansoni e rinascere come Tato futurista. Nella sua visione esaltante, Tato ci consegna un paesaggio in cui, il dinamismo di strade e ferrovie si intreccia con la staticità metafisica d’insondabili labirinti meccanici.
ROMA, I MIGRANTI VISTI DA 20 ARTISTI (E DARIO FO)
Il tema delle migrazioni, in tutte le sue diverse declinazioni, è al centro della mostra “Apolidi - Identità non disperse” che, a Palazzo Merulana, a Roma, fino all’8 dicembre, si propone come una forma di narrazione collettiva, in cui si uniscono vari punti di vista, in grado di restituire voce e dignità alle moltitudini senza volto della contemporaneità. Per la gentile concessione di Jacopo Fo e la disponibilità della Galleria TouchArt si trova in mostra un’opera di Dario Fo.L’arte registra e indaga il declino del mondo e le infinite trasformazioni di un sistema economico e simbolico, e mette in scena, in modi infiniti, una possibile riflessione sulla storia attuale, compresi i suoi orrori sulla solitudine di massa, sulla fragilità dell’uomo, sull’imperfezione della vita, sul desiderio di vivere. Espongono gli artisti: Marco Billeri, Juna Cappilli, Antonella Catini, Silvano Corno, Vincenza Costantini, Pino dè Notariis, Alexander Luigi Di Meglio, Giusy Lauriola, Valentina Lo Faro, Roberto Malini e Fabio Patronelli, Riccardo Meloni, Giorgio Ortona, Enrico Porcaro, Parlind Prelashi, Loredana Raciti, Consuelo Rodriguez, Eugenia Serafini, Anna Tonelli, Jack Tuand.
TRENTO, VAIA: UN TRITTICO CON ALBERI CADUTI
I boschi e le foreste sono un patrimonio inestimabile per l’Alpe Cimbra e quello che è accaduto nell’ottobre 2008 con il ciclone Vaia ha sconvolto non solo il paesaggio, ma anche gli animi. Tra le iniziative volte alla sensibilizzazione sul tema della tutela dell’importanza dei boschi spicca quella dello scultore trentino Florian Grott che ha realizzato un trittico scultoreo per ricordare il drammatico evento climatico, commissionato dal Comune di Folgaria. L’opera - posta presso il Passo del Sommo – è composta da grossi tronchi portanti ricavati da alberi schiantati, ma ora di nuovo in piedi, a simboleggiare la resistenza di questi possenti custodi dei boschi, considerato che si tratta di larici, caratterizzati da una notevole durata nel tempo. Nei loro anelli è custodita la storia della comunità, sono i testimoni muti del passato, ma il loro silenzio insegna più di molte parole. Ad ognuna delle tre sculture realizzate, Grott ha affidato un messaggio. Scolpita nel larice ecco quindi la figura del gufo che richiama la notte, durante la quale la natura ha rivelato il suo aspetto più distruttivo. La forza del vento si avverte nella radice di carpino, una scultura prodotta “a quattro mani”, dalla natura e da Grott: scaraventata in un torrente durante Vaia, costituisce un vero e proprio reperto del disastro. Infine, lo scultore ha suggerito l’immagine di stoffe mosse dal vento, eco delle forze degli elementi, in grado di lacerare la realtà. Di profilo quest’ultima opera mostra un volto, ricordando il coinvolgimento diretto dell’animo umano, la parte più profonda di ognuno.
IL CALENDARIO DEI CARABINIERI AL MART DI ROVERETO
Al Mart Museo d'arte moderna e contemporanea di Rovereto, fino al 6 gennaio, fa tappa la mostra itinerante dedicata al Calendario Storico dei Carabinieri 2020. Prodotto editoriale con una tiratura di oltre un milione di copie, il calendario storico, alla sua 87ma edizione, racconta della vita quotidiana dei Carabinieri, attraverso le tavole realizzate dall’artista Mimmo Paladino ed i testi scritti da Margaret Mazzantini. Il crescente interesse verso tale forma di pubblicistica militare, che sviluppa ogni anno un tema attinente alla storia o all'attività dell'Istituzione, ha fatto del Calendario dell'Arma un documento sempre più richiesto negli uffici e nelle caserme, tanto da diventare oggetto di collezionismo. Apparve per la prima volta a Firenze nel 1928 per iniziativa del generale di Brigata Gino Poggesi, ispettore della III Zona Carabinieri. Nell'anno 1934 la sua pubblicazione venne affidata al Museo Storico dell'Arma, che vi provvide sino al 1944. Dopo una interruzione durata cinque anni, la pubblicazione del "Calendario" venne ripresa regolarmente e nel 1950 ne assunse la gestione il Comando Generale dell'Arma, che tuttora ne cura l'edizione Per i suoi pregi artistici e per l'interesse dei suoi riferimenti storici, il Calendario ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Un aspetto interessante di questa iniziativa editoriale è costituita dal fatto che, sul piano economico, una così alta tiratura non grava sul bilancio dello Stato, essendo le copie acquistate dal personale dell'Arma, che in tal modo ne coprono il costo.
REGGIO EMILIA, ARTE NELLE VIGNE DI MATILDE
Nelle terre che appartennero un tempo alla grancontessa Matilde di Canossa, 14 artisti reggiani interpretano il territorio attraverso una cospicua selezione di dipinti, fotografie e vignette raccolte nella mostra "Le vigne di Matilde", in programma fino al 24 dicembre presso la Cantina Albinea Canali di Albinea. In esposizione una quarantina di opere degli artisti Marco Arduini, Mirco Ambrogini, Brenno Benatti, Primo Canepari, Gianni Carino, Pietro Cinti, Gino Fontanesi, Silvano Fontanesi, Giuliano Giuliani, Carlo Maestri, Andrea Magni, Patrick Pioppi, Oscar Piovosi e Romano Salami. “Gli artisti selezionati - spiega il curatore Luigi Borettini - celebrano il loro territorio, le genti, i prodotti della terra, gli usi e le consuetudini. Con diverse sfumature, hanno saputo reinterpretare importanti tradizioni, dall'aceto balsamico tradizionale (citato da Donizone di Canossa) al Parmigiano Reggiano, con particolare attenzione alla produzione vitivinicola e alla cultura enologica. La pittura, la fotografia e il disegno ci trasmettono sensazioni, emozioni, sentimenti, che esaltano la nostra capacità di osservare, di entrare nell'opera stessa, di condividerla con altri, guidati da suggestioni sensoriali, a volte anche olfattive. Sta a noi cogliere i pensieri, i suggerimenti dell'autore: l'opera è lì, dinanzi a noi, pronta per condurci in una nuova realtà, in un nuovo mondo. La pittura, come tutte le arti, con tutte le sue sfaccettature, è eterna, al contrario dell'essere umano. Dobbiamo dunque ringraziare questi poeti del pennello che ci aiutano ad elevare la nostra anima verso una dimensione superiore, dove tutto trova un significato e ogni azione compiuta è come una semplice nota che compone una infinita melodia, parte integrante del nostro grande universo”.
A REGGIO EMILIA “TRA NAUFRAGI E VOLI”
Giunto alla quinta edizione, il Premio OfficinARS trae spunto dalla storia dell’edificio che lo ospita – la sede della associazione Villa Sistemi Reggiana nella frazione Gavassa di Reggio Emilia, scuola ottocentesca rivolta a giovani bisognose - per promuovere artisti tra i 20 e i 45 anni che operano sul territorio nazionale ma creare anche un legame tra arte e solidarietà sostenendo un’associazione che gestisce un orfanotrofio a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo. Le opere degli artisti vincitori - Alessandra Calò, Giacomo Modolo, Silvia Paci, Ersilia Sarrecchia, Angela Viola. sono ora esposte, fino al 21 dicembre, nella mostra "OfficinARS - Tra Naufragi e Voli". “La scelta delle opere – spiega la giuria - non è stata semplice poiché la qualità era veramente elevata. Abbiamo cercato di diversificare gli ambiti pur mantenendo degli elementi di raccordo legati anche all’interpretazione della tematica che spazia dall’infinito leopardiano ai voli pindarici. Abbiamo scelto pittori come Silvia Paci che gioca con l’ambiguità di una fantasia che può diventare inquietante, Giacomo Modolo che ha trattato il tema legandolo ai frammenti di memoria collettiva in riferimento al dato naturale ed Ersilia Sarrecchia che con un segno nitido e tagliente racconta le molteplici sfaccettature del femminile. Per quanto riguarda la fotografia e l’installazione, ben si legano insieme il lavoro di Alessandra Calò con un corpo che diventa una mappa da scoprire e l’identità familiare controversa di Angela Viola, che si muove su pesi esistenziali e legami difficili”.
DIALOGO AL FEMMINILE: “DELICATE FRAGILITÀ” A GENOVA
La galleria Studio Rossetti di Genova prosegue la sua stagione espositiva autunnale con la mostra “Delicate fragilità” concepita come un dialogo site-specific, individuato dalla curatrice Livia Savorelli, tra due artiste di diversa generazione, provenienza e formazione - Evita Andújar (Écija, Spagna, 1974) e Ilaria Gasparroni (Sant’Omero, provincia di Teramo, 1989) - unite da un comune sentire intorno al mondo femminile, declinato attraverso una pittura istintuale, dall’acceso cromatismo e dinamismo nell’opera della Andújar e sviscerato in poetica essenza formale nelle creazioni in marmo della Gasparroni. Un dialogo mosso da assonanze e dissonanze, esplicitato sia nelle forme sia nei colori - bianchi e neri plasmati nella loro plasticità dalla giovane scultrice abruzzese, o distesi e poi attraversati dalla pennellata fluida della Andújar - sia nella differente fonte di ispirazione del soggetto ritratto e, anche, nella diversa percezione del corpo e dello spazio. La mostra, fino al 22 dicembre. focalizza il suo nucleo centrale nel reciproco dialogo di otto opere, quattro per ciascuna, in cui le due artiste si interrogano su alcune comuni fragilità connesse alla socialità di ognuno di noi, al nostro "stare nel mondo", che così frequentemente è conseguenza del proprio modo di definirsi come singolo. Completa la bipersonale una selezione di opere recenti, tra cui alcuni inediti creati per questa occasione dalle due artiste.
NAPOLI, ERCOLANO CON TECNOLOGIA SENSORIALE
Il MAV (Museo Archeologico Virtuale di Ercolano) si trasforma con una nuova versione (la quinta in dieci anni) del suo allestimento. L’upgrade 5.0 disegna uno spazio ancora più “intelligente”, che accoglie il visitatore e lo proietta in una dimensione integralmente digitale. La parola chiave del MAV 5.0 è interazione con il visitatore al centro dell’esperienza, totalmente autonomo grazie al dispositivo che abbiamo immaginato. In particolare, ad accogliere i visitatori arriva Pepper, la prima guida robot umanoide che fornisce informazioni e interagisce con i visitatori introducendoli nel mondo del Mav. Allestite anche quattro nuove installazioni inedite dedicate alle pitture pompeiane ed ercolanesi, all’antica Herculaneum con una tecnologia che consente di guidare un virtual drone sulla città, ai profumi delle domus romane, “back to life”. Lungo il percorso, i visitatori possono utilizzare la Realtà Aumentata (AR) per visualizzare contenuti extra e approfondimenti (filmati, audio, testi, documenti)mediante il proprio smartphone; il nuovo sistema software, denominato “intelligent play”, realizzato per la gestione delle installazioni garantirà che tutti i filmati delle ricostruzioni virtuali saranno visualizzati all’inizio, nuove postazioni con contenuti multimediali saranno disponibili lungo il percorso con audio in italiano e inglese; il nuovo dispositivo iSense consentirà di vivere un’esperienza multisensoriale completamente immersiva. Nel nuovo allestimento si inaugura una nuova sezione interamente dedicata alle nuove tecnologie: l’ “Interactive Museum Area” ospiterà le novità più rilevanti sotto il profilo tecnologico: l’installazione dedicata a Villa dei Papiri che sarà navigabile mediante il software kinect, l’installazione “Back to life” che utilizzerà, per la prima volta, la tecnologia hololens basata sulla Realtà mista, dove reale e virtuale interagiscono per creare un mondo nuovo e straordinariamente immersivo, il nuovo gioco dell’archeologia, con tecnologia RFID, pensato per i piccolissimi ospiti del museo, basato sul gaming e uno storytelling ispirato alle tecniche dei videogiochi; le stampanti 3D, i visori per la Realtà Virtuale (VR) con contenuti aggiuntivi.