ELISABETTA ROSASPINA RACCONTA LA THATCHER DONNA E POLITICA
Il mondo la ricorda come la dispotica, implacabile Lady di ferro. Sempre in armi. Per difendere le isole Falkland dalle rivendicazioni dell’Argentina e l’Occidente dalla voracità dell’Orso sovietico durante la guerra fredda. Per domare i minatori in sciopero e le spinte indipendentiste dell’Irlanda del Nord. Per sconfiggere (tre volte di seguito) i laburisti alle elezioni, per imporre la sua “rivoluzione conservatrice”, per smantellare l’assistenzialismo statale, per favorire un “capitalismo popolare”, per risanare l’economia britannica a qualunque costo, umano e sociale. E, infine, per mantenere la sterlina fuori dall’Eurozona. Da est a ovest è rimbalzato quel soprannome, Iron Lady, a mano a mano che infrangeva tutti i soffitti di cristallo: prima donna leader dei Tory, dell’opposizione e, nel 1979, di un governo occidentale. Per undici anni e mezzo è stata la donna più potente al mondo e il primo ministro più longevo del XX secolo in Gran Bretagna. Dietro la maschera severa e intransigente che Margaret Thatcher indossava ogni mattina, dopo aver preparato il breakfast al marito, c’era però molto altro. In “Margaret Thatcher. Biografia della donna e della politica”, edito da Mondadori, Elisabetta Rosaspina cerca di esplorarne alcuni aspetti meno noti. La “figlia del droghiere”, timida, secchiona e caparbia, che a Oxford si riscatta da una scialba vita di provincia. La giovane donna che si dedica anima e corpo alla politica, ma non trascura gli abiti, i cappellini, le borsette, i divertimenti e i corteggiatori. La moglie in carriera che organizza la sua vita fra casa e Westminster. La madre assente, senza rimorsi. La femminista, ma solo per sé. La candidata insicura, che si affida a un team di creativi per cambiare la sua voce e la sua immagine. La comandante in capo della war room, che non dorme di notte trepidando per i «suoi ragazzi» al fronte nell’Atlantico del Sud. L’ambientalista, che è tra i primi leader mondiali a preoccuparsi del cambiamento climatico. Imbattuta, si è creduta imbattibile. Le sarà fatale il Consiglio europeo di Roma, nell’ottobre 1990, quando Giulio Andreotti, al vertice dei capi di Stato e di governo, le farà capire che è rimasta sola contro tutti. L’ultimo atto, il voltafaccia dei suoi stessi ministri. Sopravvivrà a se stessa, in un lento e triste declino. Ma avrà la regina, amica e nemica, ai suoi funerali. Un onore che Elisabetta II aveva concesso soltanto a un altro primo ministro, Winston Churchill. Elisabetta Rosaspina, nata a Milano, inviata del Corriere della Sera, ha lavorato precedentemente come cronista alla Notte e al Giornale di Montanelli.
SGARBI RACCONTA LEONARDO IL GENIO DELL’IMPERFEZIONE
Vittorio Sgarbi compone un ritratto inedito di Leonardo, raccontandone le imprese e le opere, il contesto artistico in cui Leonardo è cresciuto e la straordinaria risonanza che ha avuto lungo i secoli, tracciando il percorso luminoso di un “genio dilettante” che arriva fino a Duchamp, fino a Dalì, fino a noi. In libreria “Leonardo. Il genio dell’imperfezione” (La Nave di Teseo). “Perché sentiamo Leonardo così vicino e così presente? Perché è un artista imperfetto – afferma Sgarbi - La sua indubbia genialità lo rende diverso da chiunque altro, però la sua è una diversità che non comporta lontananza e distacco. È vicino a noi, prossimo agli uomini che non sono geni assoluti, perché il suo è un continuo tentativo di capire il mondo, sperimentando. Leonardo è stato ogni cosa: scrittore, architetto, scultore, pittore; ma sebbene di lui vi siano immagini innumerevoli, non si conoscono i suoi progetti architettonici e le sue sculture. In lui il tentativo è stato sempre più forte della realizzazione delle cose. La pittura è il momento più pieno di questa carriera incompleta, frammentaria e divisa, che lo rende così vicino alla sensibilità contemporanea. L’artista ha un’anima che vive nell’estensione di sé che è il suo dipinto, così il pensiero di Leonardo vive nella sua opera, che si proietta in un tempo che supera il nostro. Il desiderio che motiva Leonardo, più di ogni altro artista, è il tentativo di superare il confine del tempo, superare la morte: è entrare nella dimensione dell’immortalità. Ecco perché ascoltiamo le sue parole: perché Leonardo è vivo”.
GARBATELLA 100. IL RACCONTO DI UN SECOLO
L’associazione culturale Cara Garbatella guarda al prossimo centenario con la presentazione del volume “Garbatella 100. Il racconto di un secolo”, coordinato dal giornalista Gianni Rivolta. Si tratta di una pubblicazione unica e speciale, che ripercorre dalla fondazione ad oggi la vita di questo originale quartiere noto ben al di là dei confini cittadini. È un vero e proprio album di famiglia, un diario di una comunità di uomini e donne, che merita di essere custodito in tutte le case del quartiere. La struttura dell’opera comprende alcuni capitoli monografici introduttivi, tra cui una ricerca che finalmente rivela perché questa borgata, al di là dei nomi imposti dalle istituzioni (Concordia, Remuria) è stata da sempre chiamata dai suoi abitanti “la Garbatella”; e poi la carrellata dei decenni trascorsi tra il 1920 e il 2020, con una sezione finale dedicata alla presenza religiosa nel territorio. Ogni capitolo temporale apre con una introduzione generale, che illustra come la Garbatella interagisce con la città di Roma e con gli avvenimenti nazionali. La lettura prosegue con un Diario, più o meno ricco, che snocciola i fatti di cronaca e gli eventi più importanti dell’intero secolo. “Le notizie sono state desunte principalmente dalle raccolte dei giornali dell’epoca, ma anche da numerosi racconti orali – dichiara Gianni Rivolta, coordinatore del lavoro. Ripercorrendo questi cento anni ci siamo resi conto di quanto quella della Garbatella sia la storia di una comunità speciale, popolare, democratica e solidale grazie anche ai luoghi in cui sono cresciute e si sono formate intere generazioni di cittadini consapevoli: la Villetta, storica sede del Pci e l’oratorio di Sant’Eurosia di padre Melani e padre Guido insieme alle altre parrocchie. Tant’è che la comunità della Garbatella vive l’attuale stagione ancora con un forte spirito di appartenenza e di identità”. Il lavoro editoriale, che presenta delle fotografie inedite della fondazione e non solo, è il frutto di una ricerca a più voci, che tiene insieme analisi storica ovviamente, ma anche urbanistica, sociale, memoria orale, e al quale hanno collaborato: Giorgio Guidoni, Flavio Conia, Francesca Romana Stabile, Gianni Rivolta, Floriana Mariani, Claudio D’Aguanno, Francesca Sperati, Giuliano Marotta, Andrea Catarci, Claudio Marotta, Giancarlo Proietti, Cosmo Barbato, Sandra Girolami, Paolo Moccia, Simonetta Greco, Maria Jatosti, Carla Monaldi.
LA SPOSA OCCIDENTALE DI ELISA GIOBBI
Con la fuga a Raqqa inizia un’avventura che segnerà così profondamente i personaggi di questa storia da trasformarli per sempre. Lo scontro tra Occidente e islamismo si esprime nelle pagine del romanzo “La sposa occidentale” di Elisa Giobbi (Robin Edizioni) - attraverso la voce confusa e viscerale dell’italiana Lara e quella appassionata di Nadir, giovane foreign fighter. Ne scaturisce un libro capace di raccontare l’orrore della guerra, del fondamentalismo e della sottomissione e allo stesso tempo di sorprenderci con un’avvincente storia d’amore, d’amicizia e di legami recisi. “La sposa occidentale” è anche un intenso romanzo sul passaggio brusco e forzato dall’adolescenza all’età adulta, dal sogno al risveglio, dall’illusione al disinganno. L’autrice, operatrice culturale, ha fondato e diretto per alcuni anni la casa editrice Caminito. Scrive regolarmente di arte e musica su blog e siti web ed è presidente dell’associazione Firenze Suona, con cui organizza festival e rassegne. È autrice di Firenze suona (Zona, 2015), Rock ‘n’ Roll Noir (Arcana, 2016), Eterni (Vololibero, 2018), La rete (Stampa Alternativa, 2018) e Love (& Music) Stories (Odoya, 2019). Con La sposa occidentale la scrittrice ha vinto il Premio Mario Luzi 2018 per la narrativa inedita.
“CITTA’ SOMMERSA” DI MARTA BARONE
Il ragazzo corre nella notte d’inverno, sotto la pioggia, scalzo, coperto di sangue non suo. Chiamiamolo L.B. e avviciniamoci a lui attraverso gli anni e gli eventi che conducono a quella notte. A guidarci è la voce di una giovane donna brusca, solitaria, appassionata di letteratura, e questo romanzo è memoria e cronaca del confronto con la scomparsa del padre, con ciò che è rimasto di un legame quasi felice nell’infanzia felice da figlia di genitori separati, poi fatalmente spinoso, e con la tardiva scoperta della vicenda giudiziaria che l’ha visto protagonista. Chi era quello sconosciuto, L.B., il giovane sempre dalla parte dei vinti, il medico operaio sempre alle prese con qualcuno da salvare, condannato al carcere per partecipazione a banda armata? E perché di quel tempo – anni prima della nascita dell’unica figlia – non ha mai voluto parlare? Testimonianze, archivi e faldoni, ricordi, rivelazioni lentamente compongono, come lastre mescolate di una lanterna magica, il ritratto di una persona complicata e contraddittoria che ha abitato un’epoca complicata e contraddittoria. In “Città sommersa” di Marta Barone, romanzo in arrivo a gennaio per Bompiani, Torino è il fondale della lotta politica quotidiana con le sue fatiche e le sue gioie, della rabbia, della speranza e del dolore, infine della violenza che dovrebbe assicurare la nascita di un avvenire radioso e invece fa implodere il sogno del mondo nuovo generando delusione e rovina. Il romanzo di un uomo, delle sue famiglie, delle sue appartenenze, la sua vita visitata con amore e pudore da una figlia per la quale il mondo si misura e si costruisce attraverso la parola letta e scritta.
ELISABETTA ROSASPINA RACCONTA LA THATCHER DONNA E POLITICA
Il mondo la ricorda come la dispotica, implacabile Lady di ferro. Sempre in armi. Per difendere le isole Falkland dalle rivendicazioni dell’Argentina e l’Occidente dalla voracità dell’Orso sovietico durante la guerra fredda. Per domare i minatori in sciopero e le spinte indipendentiste dell’Irlanda del Nord. Per sconfiggere (tre volte di seguito) i laburisti alle elezioni, per imporre la sua “rivoluzione conservatrice”, per smantellare l’assistenzialismo statale, per favorire un “capitalismo popolare”, per risanare l’economia britannica a qualunque costo, umano e sociale. E, infine, per mantenere la sterlina fuori dall’Eurozona. Da est a ovest è rimbalzato quel soprannome, Iron Lady, a mano a mano che infrangeva tutti i soffitti di cristallo: prima donna leader dei Tory, dell’opposizione e, nel 1979, di un governo occidentale. Per undici anni e mezzo è stata la donna più potente al mondo e il primo ministro più longevo del XX secolo in Gran Bretagna. Dietro la maschera severa e intransigente che Margaret Thatcher indossava ogni mattina, dopo aver preparato il breakfast al marito, c’era però molto altro. In “Margaret Thatcher. Biografia della donna e della politica”, edito da Mondadori, Elisabetta Rosaspina cerca di esplorarne alcuni aspetti meno noti. La “figlia del droghiere”, timida, secchiona e caparbia, che a Oxford si riscatta da una scialba vita di provincia. La giovane donna che si dedica anima e corpo alla politica, ma non trascura gli abiti, i cappellini, le borsette, i divertimenti e i corteggiatori. La moglie in carriera che organizza la sua vita fra casa e Westminster. La madre assente, senza rimorsi. La femminista, ma solo per sé. La candidata insicura, che si affida a un team di creativi per cambiare la sua voce e la sua immagine. La comandante in capo della war room, che non dorme di notte trepidando per i «suoi ragazzi» al fronte nell’Atlantico del Sud. L’ambientalista, che è tra i primi leader mondiali a preoccuparsi del cambiamento climatico. Imbattuta, si è creduta imbattibile. Le sarà fatale il Consiglio europeo di Roma, nell’ottobre 1990, quando Giulio Andreotti, al vertice dei capi di Stato e di governo, le farà capire che è rimasta sola contro tutti. L’ultimo atto, il voltafaccia dei suoi stessi ministri. Sopravvivrà a se stessa, in un lento e triste declino. Ma avrà la regina, amica e nemica, ai suoi funerali. Un onore che Elisabetta II aveva concesso soltanto a un altro primo ministro, Winston Churchill. Elisabetta Rosaspina, nata a Milano, inviata del Corriere della Sera, ha lavorato precedentemente come cronista alla Notte e al Giornale di Montanelli.
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