(24 febbraio 2020) Il corona virus ha preso di petto anche l’Italia e pochi scommettono che l’infezione rimarrà isolata nei piccoli focolai oggi attivi. Si tratta quindi di un evento che avrà importanti effetti negativi sull’economia e sulla stessa vita giornaliera di tutti noi.
Non a questi vorrei accennare perché ne parlano già ad oltranza persone ben più informate e titolate di me, ma di quelli collaterali, a loro modo positivi, che questa coda d’inverno traversata dal male porterà con sé.
Il primo riguarda gli equilibri politici. I due Mattei, abituati ad una visibilità ottenuta sbandierando problemi mezzo inventati, sono ingabbiati sia dall’irrilevanza attuale di queste loro bandiere che dalla difficoltà di fare le pulci al governo e al presidente Conte senza sembrare dei gufi. Di fronte al loro sgonfiarsi c’è un Conte che va assumendo naturalmente il ruolo dell’uomo al comando contro il nemico comune; si sta muovendo molto bene, cosicché il virus, più ancora delle sardine, convincerà il partito democratico a sfidare, in autunno, subito dopo la vittoria sul male, le destre al voto, con buone probabilità di successo.
L’altro effetto riguarda le pensioni. Il virus, come si è visto in Cina, ha un basso grado di mortalità ma una particolare capacità e velocità di diffusione. I morti insomma saranno proporzionalmente pochi ma numericamente consistenti e quasi tutti in età avanzata. Esso agirà quindi beneficamente, più ancora della Fornero, sul problema delle pensioni; una riflessione sgradevole ma accettabile se viene da me che ho ottantacinque anni.