Mentre il Governo e i vertici di molte Istituzioni centrali e periferiche sono alle prese con i molteplici e gravi problemi connessi alla emergenza sanitaria nazionale e ai suoi riflessi sulla economia, alcuni giorni fa è stata presentata in Parlamento (come previsto dalla legge124/2007) la relazione sulla politica delle informazioni per la sicurezza relativa al 2019. Il documento, 95 pagine più l’allegato Documento sulla Sicurezza Nazionale di 15 pagine riservato allo stato della minaccia cibernetica, è stato redatto, come di consueto, dal Comparto intelligence (DIS,AISI, AISE) che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel contesto di uno “stretto raccordo con le Forze di Polizia (…) con i Servizi collegati esteri” e di intese finalizzate “a promuovere la cultura della sicurezza, per una forte interazione con altri attori istituzionali, con il mondo delle imprese e con quello dell’accademia e della ricerca”. Punto, quest’ultimo, molto importante per incrementare il livello qualitativo delle informazioni.
Si tratta, a mio avviso, della relazione più esaustiva e ben articolata elaborata dagli analisti della nostra Intelligence con cui vengono illustrati gran parte degli scenari geopolitici mondiali e le possibili minacce dirette anche al nostro Paese e alla nostra economia. Analisi puntuali sul tema del terrorismo jihadista, sull’immigrazione clandestina, sulla eversione e gli islamismi evidenziati, sui pericoli del filonazismo. Scenari questi che, raccolti unitariamente, sono particolarmente drammatici e che si aggiungono a quelli sulla minaccia della criminalità organizzata ed in particolare delle “proiezioni delle mafie all’estero”, delle loro infiltrazioni nel ciclo dei rifiuti, riservando un’attenzione speciale alla criminalità nigeriana che è andata assumendo nel tempo anche connotazioni mafiose e sulla quale anche la DIA nelle sue ultime due relazioni semestrali aveva riservato particolare attenzione.
Una accurata lettura della relazione unitamente all’ultima della DIA (pubblicata a gennaio 2020 con i risultati del primo semestre del 2019), dovrebbe imporre l’adozione di una strategia politica di straordinaria attenzione e rigore in un momento, come l’attuale, in cui diventa preoccupante (per l’intera Europa) la situazione dell’immigrazione clandestina anche in relazione “al possibile ingresso in territorio europeo di militanti del jihadismo combattente”.
Situazione che, in un successivo passaggio della relazione, sembra essere più rassicurante atteso che “allo stato attuale, non sono state rilevate evidenze circa l’utilizzo dei canali migratori clandestini per l’invio di jihadisti in Europa”. Più preoccupante, invece, l’analisi sulla destra radicale in quello che viene indicato come “inedito scenario disvelato da diverse operazioni di polizia nei confronti di ambienti filo-nazisti” con il rischio, mettono in guardia i Servizi, “che anche ristretti circuiti militanti o singoli simpatizzanti italiani possano subire la fascinazione dell’opzione violenta”. Emblematica a riguardo l’operazione del 28 novembre 2019 della Polizia di Stato che, coordinata dalla DDA di Caltanisetta, ha eseguito una ventina di perquisizioni domiciliari in diverse città sequestrando armi e documenti apologetici sul nazionalsocialismo hitleriano con l’obiettivo tra gli indagati di dar vita ad un partito attestato su posizioni filonaziste, xenofobe e antisemite.
L’avversione all’immigrazione, la rivendicazione identitaria contro una presunta “islamizzazione” della società, la questione della sicurezza, sono state i principali temi della propaganda svolta anche tramite dedicate piattaforme virtuali da queste pericolose aggregazioni neonaziste. Una sfida tra le tante che dovranno affrontare insieme settori altamente specializzati delle forze di polizia e degli organismi dell’intelligence in un mondo in cui sono sempre più frequenti le “attività ostili perpetrate, attraverso il dominio cibernetico, ai danni degli assetti informatici rilevanti per la sicurezza nazionale”.