(23 marzo 2020) Le ulteriori restrizioni alla mobilità dei cittadini e alle “attività commerciali non essenziali” imposte su tutto il territorio nazionale con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 22 marzo ( in vigore dal 23), rappresentano l’ulteriore tentativo di arginare la gravissima emergenza sanitaria collegata al contagio del Covid-19. Il presidente Conte, sollecitato in questa direzione da alcuni presidenti di Regione e sindaci, dopo aver sentito le opinioni anche delle parti sociali, con la prudenza che sta caratterizzando la sua funzione in un momento così drammatico, ha stretto ancor di più le “maglie” sul territorio senza arrivare alla “chiusura” (impensabile) del Paese. Anche l’intervento, per ora limitato ma necessario, di contingenti dell’Esercito in ausilio alle forze di polizia e a quelle locali, è stato deciso con quella attenzione che merita la straordinaria situazione che stiamo vivendo. Una “militarizzazione” del territorio nel senso di una sua “saturazione” con presenze in divisa nelle piazze e nelle strade di molte città, avrebbe potuto determinare una situazione di ansia e di stress ulteriori nei cittadini già molto impauriti per quanto sta accadendo. Sono ancora molti, purtroppo, i cittadini che non si rendono conto della situazione e con la loro grave irresponsabilità, circolando per le strade e ignorando i divieti e le raccomandazioni ripetute continuamente dalle varia autorità, mettono a repentaglio la loro e la vita altrui. L’inosservanza dei divieti, peraltro, come ho avuto modo di annotare nei giorni scorsi,comporta una contravvenzione (ex art.650 del c.p.) che prevede le sanzioni modestissime dell’arresto fino a tre mesi o dell’ammenda fino a 206 euro, di solito definiti con un decreto penale di condanna. Lo stesso Capo della Polizia, sul punto, ha dichiarato che “l’art.650 del codice penale è assolutamente insufficiente”. Quindi, nonostante il grande impegno delle forze di polizia e della magistratura che in alcune città ( Procure della Repubblica di Vicenza e La Spezia) sta dando priorità a queste denunce considerato il grave allarme sociale che tali comportamenti determinano, resta l’interrogativo di quanto ci si possa spingere nella adozione di provvedimenti limitativi delle libertà individuali senza “..alterare ulteriormente la tenuta emotiva del Paese”. E’ il timore del presidente Conte che trapela da Palazzo Chigi mentre il presidente della Campania – pensando, forse, di trovarsi in una regione cinese - invoca incautamente “poteri eccezionali alle forze dell’ordine per punire chi trasgredisce”. La linea adottata dal Governo è già particolarmente dura per un Paese democratico e civile come il nostro e la stragrande maggioranza dei cittadini la sta condividendo. Il timore è che le autorità istituzionali territoriali alimentino, con dichiarazioni fuori luogo e in contrapposizione con quelle centrali, le paure che ci sono e che possono portare, a lungo andare, a situazioni anche di turbolenza sociale. E sarebbe tutto ancor più drammatico. Anche per questo una moderazione nel linguaggio non sarebbe male e magari qualcuno farebbe meglio a stare a bocca chiusa. Staremmo tutti meno in ansia.
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