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direttore Paolo Pagliaro

Dante, il prof. Malato
rilegge la Commedia

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

DANTE, ENRICO MALATO RILEGGE LA COMMEDIA

In vista del settecentesimo anniversario della morte di Dante, a settembre 2021, una delle iniziative editoriali più significative è il prossimo completamento della “Nuova Edizione commentata delle Opere di Dante (Necod)” promossa dal Centro Pio Rajna. Attualmente è in corso di pubblicazione il volume più impegnativo, il VI (previsto in 4 tomi), “La Divina Commedia”, a cura di Enrico Malato, del quale sono già state date anticipazioni. Dopo i Canti I e X dell’Inferno, Salerno editrice (che pubblica i prodotti della ricerca per Dante del Centro Pio Rajna e della Casa di Dante in Roma) anticipa ora il testo della Introduzione generale all’edizione del poema, in un “Quaderno della Rivista di Studi Danteschi” che si accompagna a un più corposo volume di Nuovi Studi su Dante. Vengono sinteticamente esposte le linee generali di una nuova interpretazione della Divina Commedia che propone un rinnovamento profondo nella visione tramandata dalla esegesi storica. Il volume di Nuovi Studi offre invece la documentazione scientifica di sostegno a queste proposte. “L’Introduzione – si legge nella premessa - ha potuto fermare l’attenzione sui temi che, al di là della novità del testo, si propongono come novità più rilevanti dell’esegesi. Innanzitutto il dettato poetico, il messaggio che intende trasmettere: nel quale sono emerse due nervature profonde, sfuggite come tali all’ermeneutica storica. Da un lato l’eco di un conflitto ideologico, sfociato in frattura lacerante, tra Dante e Guido Cavalcanti, di cui restano documenti a lungo fraintesi nel loro reale significato, con séguito risolutivo – morto Guido e asceso Dante al piano della Commedia – nel poema: così ben mimetizzato da restare inosservato, non focalizzato nella portata dell’evento, per ben settecento anni, ma così drammaticamente incidente nel rapporto tra i due e nella sostanza del messaggio affidato poi al poema, da marcarne il senso in modo decisivo. Dall’altro, la segreta ambizione di Dante di scrivere, con l’opera magna, non una composizione letteraria, pur altissima, fine a sé stessa, ma di farne lo strumento del riscatto dell’umanità smarrita sulla via del male. Egli, uomo di fede, impegna tutte le sue energie di credente, di intellettuale, di poeta, ma pur consapevole, convinto del proprio valore, giudica il fine troppo al di là delle sue forze umane per poterlo conseguire. Invoca perciò il soccorso divino, lo sollecita, lo pressa, nel corso del suo viaggio oltremondano, e in chiusura, nella presunzione di averlo ottenuto, considerando l’altezza dell’opera compiuta, ne rende grazie a Dio, al quale si appella per averne ‘l’amato alloro’ (Pd., I 15): l’ambíta corona d’alloro concessa ai grandi poeti, i pochi che realmente abbiano attinto la poesia, nel senso più alto del concetto medievale. Non un banale premio per la qualità dell’opera, ma la convalida che quell’aiuto sia stato concesso, che il ‘sacrato poema’ immaginato (Pd., XXIII 63) sia realmente quel ‘poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra’ dichiarato nell’ultima invocazione (Pd., xxv 1-2), e l’’amato alloro’ ne sia il sigillo. Aspirazione – sottolinea il professor Malato -  cui la morte improvvisa ha impedito ogni séguito, rimasta però non senza echi nella memoria dei posteri. Tutto questo, comunque, dà altro rilievo alla dimensione e alla posizione de La Divina Commedia nel quadro storico della civiltà occidentale, che in presenza di una nuova edizione dell’opera, nella occorrenza del Settimo centenario della morte del Poeta, non può non avere adeguato rilievo”. Il volume “Nuovi studi su Dante. ‘Lecturae Dantis’, note e chiose dantesche”, a cura di Andrea Mazzucchi ed altri, pubblicato da Bertoncello Artigrafiche e distribuito dalla Salerno editrice, in continuità con la precedente raccolta di Studi su Dante (2005), concepita come omaggio per i settant’anni di Enrico Malato, offre un’ampia selezione dei più significativi contributi danteschi prodotti dallo studioso nell’arco dell’ultimo quindicennio (2006-2020). Enrico Malato è professore emerito di Letteratura italiana nell’Università di Napoli Federico II. Filologo, critico letterario e storico della letteratura, è presidente della Commissione scientifica preposta all’Edizione Nazionale dei Commenti danteschi e coordinatore della “Nuova Edizione commentata delle Opere di Dante (Necod)”. Per quest’ultima, è impegnato nella nuova edizione de La Divina Commedia, prevista in uscita a partire dal 2021.

“SEMBRAVA SOLO UN’INFLUENZA”, ANALISI DI UN “DISASTRO ANNUNCIATO”

“Sembrava solo un’influenza. Scenari e conseguenze di un disastro annunciato”: esce per Franco Angeli il volume di Lella Mazzoli ed Enrico Menduni con i contributi di Giandomenico Celata e Massimiliano Panarari Cosa ha davvero cambiato nelle nostre vite, nei giornali, nella politica e nell’economia il Covid 19? Il primo disastro globale in epoca social cambia la comunicazione (media e internet), la leadership e il principio di autorità, il rispetto per le competenze dopo il successo effimero dell’“uno vale uno”; i dilemmi della scienza e gli interrogativi etici sul diritto di vivere e di essere curati. Dovremo riscrivere i concetti di legalità, di globalizzazione, di economia, di confine, di libertà. Nel libro particolare attenzione è dedicata alla professione giornalistica e ai mutamenti post-COVID raccontati dai protagonisti: professionisti dell’informazione, direttori, opinionisti ma anche conduttori di talk show, influencer e youtuber. Una rivoluzione che ha investito le relazioni e le nostre vite, che si protrarrà almeno per una generazione. Eppure, all’inizio, sembrava solo un’influenza stagionale. Quattro saggi per capire una vera rivoluzione che si protrarrà almeno per una generazione. Sarà tutto come prima? Di certo c’è una nuova sensazione di vulnerabilità che il volume analizza anche sotto il profilo delle narrazioni. Gli autori Lella Mazzoli, professore emerito di sociologia della comunicazione e direttore dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo dell’Università di Urbino Carlo Bo, Enrico Menduni, professore di culture e linguaggi audiovisivi e documentarista, Giandomenico Celata, economista, e Massimiliano Panarari, Professore Associato ed esperto di comunicazione politica, insegnano tutti all’Università Mercatorum.  

“MOLESKINE 2020. PANDEMIA” DI RENZO FERRARI

In libreria “Moleskine 2020. Pandemia” di Renzo Ferrari (Edizioni Zedia). “Le tavole di Moleskine 2020 recano testimonianza di questa pandemia a partire da marzo, poi aprile, maggio, giugno, luglio, agosto. I Moleskine occupano un corollario importante nel mio lavoro di pittore, nei vari decenni, sono diventati centinaia e hanno un carattere di diario quotidiano con note scritte e libere figurazioni” dichiara Ferrari. Questo libro ha un pregresso progettuale nel lontano 2013 nella sede redazionale milanese dell’editore Skira dove due collaboratrici dell’artista svizzero stavano seguendo il lavoro per una sua monografia. E già si parlava della possibilità di pubblicare una campionatura delle centinaia di Moleskine realizzati a partire dagli anni Settanta e di metterli in relazione con il suo importante lavoro di pittura. Per diverse ragioni il progetto non andò avanti. Ma l'idea riprende forza l’estate scorsa, tenendo in considerazione quanto nelle tavole raccolte del libro esistesse una traccia  forte e quotidiana di ciò che stiamo vivendo. «Ora quasi, per miracolo vede la luce il libro Moleskine 2020 Pandemia, una sorta di "zibaldone atlante" per me, e forse per noi tutti, naviganti alla deriva del Covid-19 con la speranza difficile di cavarcela» chiosa Renzo Ferrari. Una sequela di progetti  e note di varia natura, nonché di esorbitante immaginazione, “che guardano  più nell'intimo”, come annota  la storica dell'arte Marta Silenzi. Benché non sempre facili da trasporre nei dipinti veri e propri; presenti tra l’altro in Corona diary, titolo di una recente mostra e di un catalogo edito da SKIRA. Ferrari è nato a Cadro in Svizzera nel 1939, dove vive e lavora. Ha compiuto gli studi a Milano al liceo e all'accademia di Brera e ha lavorato e esposto nella metropoli lombarda fino al 2007. Ha proposto il suo lavoro a partire dal 1962 in una cinquantina di personali in Italia e Svizzera e partecipato a importanti collettive internazionali. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti quali il Premio Feltrinelli per la pittura nel 1974 e il Premio Morlotti alla carriera nel 2009. Nel 1985 Harald Szemann ha curato una sua mostra al Monte Verità di Ascona. Importanti retrospettive al Museo Civico di Bellinzona con la costituzione del fondo Ferrari 1990/1999; retrospettive al Mahn di Neuchatel in sinergia con il Masi di Lugano 2014/2015. Invitato alla mostra la Pop art in Sviźzera nel 2017 al Kunstmuseum di Arau. È presente con tre monografie: Pittura ,Grafica e Carte nella collana Arte moderna di Skira.

MICHELE VANOSSI RACCONTA LE “SIGNORINE BUONASERA”

In occasione della Giornata Mondiale della Televisione  chi è celebrata il 21 novembre è uscito in libreria "Le Signorine Buonasera - Il racconto di un mito tutto italiano dagli anni 50 a oggi”. (Gribaudo editore). Il libro, con la prefazione di Maurizio Costanzo, è firmato dal giornalista Michele Vanossi e raccoglie le interviste a 19 Signorine Buonasera, icone dell'Italia mediatica che hanno popolato per più di mezzo secolo l'immaginario collettivo di milioni di italiani apparendo prima sulle reti Rai e, in seguito, su quelle Mediaset e sulle emittenti private per annunciare e spiegare programmi di ogni genere. Nicoletta Orsomando, Rosanna Vaudetti, Mariagiovanna Elmi, Ilaria Moscato, Mariagrazia Picchetti, Maria Brivio, Marina Morgan, ma anche Fiorella Pierobon, Gabriella Golia, Emanuela Folliero e Cinzia Lenzi insieme a molte altre hanno raccontato la nostra televisione, parlando di riflesso anche dell'Italia e dei suoi principali avvenimenti. Il libro ripercorre, anche attraverso una sorta di “Almanacco del giorno dopo”, gli avvenimenti socio politico-culturali dell'epoca, con intermezzi su costume e società del nostro Paese dal 1953 (data di esordio in video di Nicoletta Orsomando) al 2018, anno in cui saluta il piccolo schermo Emanuela Folliero, ultima testimonial di un’epoca.  Maurizio Costanzo, nella sua prefazione, propone di chiedere ai telespettatori se vogliono o meno il ritorno delle signorine buonasera ed afferma: “Non dimentichiamo quanti italiani si sono invaghiti di quei volti belli e rassicuranti che colmavano, magari, temporanee o definitive solitudini”. Pensato per una vasta platea di curiosi e affezionati, il volume contiene anche i contributi di tantissimi big del mondo dello spettacolo - Fabio Fazio, Carlo Conti, Antonella Clerici e Mara Venier, per citarne alcuni - e di giornalisti quali Bruno Vespa, Marcello Foa, Massimo Giletti, Aldo Vitali, Umberto Brindani, Luciano Regolo, Alessandro Cannavò, Alfonso Signorini, Roberto Alessi, Alessio Viola, Federico Ruffo. Michele Vanossi è nato a Erba (Como) e da sempre lavora a Milano, dove ha abitato per tanti anni. Poliedrico ed entusiasta della vita, afferma che ci vorrebbero molte vite per sperimentare e provare i tanti lavori che lo appassionano. Per il momento, oltre a lavorare e a collaborare per un noto quotidiano nazionale, cerca di comunicare, di parlare e di scrivere degli argomenti che lo incuriosiscono e che lo appassionano maggiormente: televisione, cucina, turismo, benessere, medicina, lifestyle. In passato ha collaborato varie testate periodiche, intervistando i grandi personaggi della televisione e dello spettacolo.

BULLISMO E CYBERBULLISMO, I MODELLI PER PREVENIRLI

In un saggio pubblicato da Albatros, dal titolo “Modelli etico-valoriali per la prevenzione del bullismo e cyberbullismo”, l’avvocato Maurizio Colangelo e la psicologa Rosj Guido approfondiscono questa piaga che colpisce i nostri giovani. “Il ‘bullo’ non è un criminale, ma è un nostro figlio, nipote, vicino. E, tuttavia, lo stesso figlio, nipote o vicino bullo lo (può) diventa(re) nella misura in cui soffre le regole che la nostra società pretende e che tuttavia nelle quali egli non si riconosce poiché non si identifica nei valori che la nostra civiltà esprime. E qui entra in gioco il nostro intero sistema valoriale: vi è un’incapacità della famiglia, della scuola, del nostro contesto di vita a trasmettere determinati insegnamenti ai nostri figli?. . . ” si legge nella prefazione di Ersi Bozheku, docente di Diritto Penale al Collegio di Dottorato di Ricerca in Diritto Pubblico presso La Sapienza di Roma.

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