di Paolo Pagliaro
(12 febbraio 2021) Messa provvisoriamente da parte la resilienza, tra le parole d’ordine della nuova stagione politica s’avanza la transizione ecologica, formula magica di cui si è servito anche Beppe Grillo per convincere i riottosi del suo movimento ad appoggiare Draghi. “Transizione ecologica” è, tra le altre cose, il titolo di un bel libro pubblicato nel 2015 dalle edizioni Emi e scritto da Gaël Giraud – economista, matematico, esperto di finanza, gesuita. Sostiene l’autore che il passaggio dal consumo di energie fossili a un’economia meno inquinante starà ai prossimi decenni come l’invenzione della stampa sta al XV secolo o la rivoluzione industriale al XIX. La svolta sarebbe urgente perché quando avremo prelevato la totalità delle riserve di petrolio, carbone e gas, le emissioni di Co2 avranno reso la Terra inabitabile tranne che per i tardigradi e altri batteri. All’appuntamento con la transizione ecologica, il nostro Paese non arriva del tutto impreparato. Abbiamo da anni un ministero dell’Ambiente con un dipartimento ad hoc. Siamo terzi in Europa per utilizzo di energie rinnovabili. Grazie a generosi incentivi fiscali milioni di italiani stanno provvedendo alla ristrutturazione e riqualificazione energetica delle case in cui vivono. Secondo un report del G20, l’Italia ha sinora erogato un totale di circa 500 miliardi di dollari in stimoli per la conversione ecologica della sua economia, ma questo sforzo è stato in gran parte vanificato dai sussidi a prodotti e imprese ad alto impatto inquinante. Ora ci sarà una regia unica e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrà rispondere ai requisiti green richiesti dall’Europa. Occorrerà mettere da parte la logica prevalentemente finanziaria con cui fino ad oggi si sono gestiti anche i bilanci degli Stati. Una bella sfida per il banchiere Draghi.
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