Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Stefano Boeri
ci porta ad Urbania

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Stefano Boeri <br> ci porta ad Urbania

“URBANIA” DI STEFANO BOERI

De-sincronizzare i tempi della vita urbana, ripensare gli spazi aperti e quelli domestici, cambiare radicalmente il sistema della mobilità, incentivare l’uso delle energie rinnovabili, realizzare architetture verdi, ricostruire un rapporto di reciprocità con le migliaia di borghi abbandonati sparsi sulle pendici delle Alpi e sulla dorsale appenninica, valorizzare la biodiversità implementando il nostro patrimonio di boschi e foreste. Stefano Boeri, uno dei più influenti architetti e urbanisti italiani, nel saggio “Urbania” (pubblicato da Laterza) ci mette di fronte alle sfide più urgenti che le città del futuro dovranno affrontare se vogliamo preservare la vita della nostra specie sul pianeta Terra. Immaginare il futuro è diventato con la pandemia un esercizio arduo. È come se fossimo ancorati a un presente cupo che non ci lascia tregua e ci obbliga a svilire, giorno dopo giorno, le consuetudini più preziose del nostro stare insieme. Eppure Urbania dimostra che questa difficile esperienza può diventare un’opportunità per ripensare alla radice la logica e le forme della vita urbana. Grazie a un caleidoscopio di letture, visioni e ricordi personali, Stefano Boeri immagina un pianeta percorso da grandi corridoi della biodiversità dove le foreste e le città trovano un nuovo equilibrio, dove i borghi storici tornano a essere comunità di vita e le metropoli diventano arcipelaghi di quartieri autosufficienti. Un mondo nuovo che può nascere da un’intelligente accelerazione di tendenze già in atto. Un invito a non smettere di sognare. Boeri, architetto e progettista del Bosco Verticale, insegna Urbanistica presso il Politecnico di Milano e dirige il Future City Lab alla Tongji University di Shanghai. È Presidente dal febbraio 2018 della Fondazione La Triennale di Milano e dal 2020 del Comitato Scientifico di Forestami, il progetto di piantumazione di 3 milioni di alberi nella metropoli milanese. Ha diretto le riviste internazionali “Domus” e “Abitare”. È fondatore dello studio Stefano Boeri Architetti, con sedi a Milano e Shanghai. Tra le sue pubblicazioni, USE, Uncertain states of Europe (2009), Biomilano. Glossario di idee per una metropoli basata su biodiversità (2011), Fare di più con meno (2012), A Vertical Forest. Instructions booklet for the prototype of a forest city (2015) e La città scritta (2016). Per Laterza è autore di L’anticittà (2011).

 

“MITI VAGANTI”, LEGGENDE METROPOLITANE TRA GLI ANTICHI E NOI

Il professor Tommaso braccini ci racconta i “Miti vaganti”, approfondendo le “leggende metropolitane tra gli antichi e noi” in un saggio pubblicato dal Mulino. Le fogne delle città antiche? Erano infestate da piovre mostruose. Gli imperatori romani? Erano costantemente impegnati a tramare contro i propri stessi sudditi, eliminando geniali inventori che avrebbero potuto rendere più semplice ed economica la vita di tutti, e persino complottando con i barbari per distruggere Roma. La guerra di Troia era stata scatenata da Zeus per risolvere un problema di sovrappopolazione mondiale. E poi c’erano seducenti ladre di organi e demoni etruschi che facevano piovere misteriose scie dal cielo. Dopo l’avvento del cristianesimo, poi, si cominciò a parlare di messaggi satanici nascosti in preghiere apparentemente innocue, e persino di un libro di memorie di Lazzaro, dai contenuti sconvolgenti, che sarebbe stato occultato dagli Apostoli. Tutto questo ci ricorda qualcosa? Tante “notizie impossibili” di oggi non sono nate con i social networks ma sono vecchie, anzi vecchissime. Sì, neanche Greci e Romani erano immuni dal fascino delle leggende metropolitane. L’autore insegna Filologia classica e Lingua e letteratura greca nell’Università di Siena. Con il Mulino ha pubblicato “Prima di Dracula. Archeologia del vampiro” (2011) e “Indagine sull’orco. Miti e storie del divoratore di bambini” (2014). 

 

 

 

EMANUELE COCCIA E LA FILOSOFIA DELLA CASA

Uno degli intellettuali più eclettici e stimati della sua generazione affronta, con gli strumenti della filosofia e l'originalità che lo contraddistingue, il tema della casa, soglia fra noi e il resto del reale, inesausto tentativo di sovrapposizione tra la nostra felicità e il mondo. E scrive un libro eccezionale: raffinatissimo e prodigiosamente pop. Einaudi pubblica “Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità”. La casa è l’evento morale per eccellenza. Prima che un artefatto architettonico, secondo Emanuele Coccia è un artefatto psichico, che ci fa vivere meglio di quanto la natura consentirebbe. È lo sforzo di adeguare noi stessi a ciò che ci circonda e viceversa, una forma di addomesticamento reciproco tra cose e persone. È l’estensione di ciò che cominciamo a fare nascendo: costruire intimità con quel che ci sta accanto. Ecco perché coincide con l’io, e ci dimostra che per dire io abbiamo bisogno degli altri. Partendo dai suoi trenta traslochi, con stile affabulatorio e brillante, personalissimo, mescolando discipline diverse e analizzando argomenti in apparenza ordinari, la cucina, gli armadi, i letti e i corridoi, persino i bagni, senza tralasciare la genitorialità, il sesso e la cura, Coccia affronta in modo appassionante un argomento ancestrale e modernissimo, che ci riguarda tutti. L’autore insegna all'École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS, Parigi) dal 2011. Ha pubblicato La vita sensibile (Il Mulino, 2011), Il bene nelle cose (Il Mulino, 2014), La vita delle piante. Una metafisica della mescolanza (Il Mulino, 2018). Per Einaudi ha pubblicato Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità (2021). È editorialista di Libération, collabora con Le Monde e la Repubblica.

 

 

ELIANA DE CARO RACCONTA “LE MADRI DELLA COSTITUZIONE”

In edicola dal 1° giugno con Il Sole 24 Ore e in libreria dal 17 giugno il nuovo libro di Eliana De Caro “Le madri della Costituzione” con la prefazione di Emilio Gentile. Il 2 giugno del 1946 gli italiani scelsero la Repubblica e il 25 giugno si insediò l’Assemblea Costituente, composta da 556 membri, 21 dei quali donne: nove comuniste, nove democristiane, due socialiste, una del Fronte dell’Uomo Qualunque. Un’avanguardia esigua, il 3,7 per cento, ma fondamentale nella stesura della Carta: cinque di loro furono designate nella Commissione dei 75 (Maria Agamben Federici, Angela Gotelli, Nilde Iotti, Lina Merlin, Teresa Noce). La loro presenza, come espressione della componente femminile del popolo sovrano, era una novità assoluta, in quell’anno di novità e di svolta epocale in cui le italiane andarono per la prima volta alle urne per elezioni storiche (dopo il turno delle amministrative a marzo). Le ventuno elette erano
differenti per generazione, estrazione sociale, formazione, professione, ideologia. Quattordici erano laureate, geograficamente rappresentavano l’intera penisola. Contribuirono a rendere più democratica la costituzione della nuova Italia, conquistando alle donne la piena cittadinanza, senza più alcuna discriminazione. E spesso dovettero far fronte ai pregiudizi contro la donna, persistenti nei loro stessi colleghi di partito. 

 

 

PIETRO ICHINO DONA LE CHIAVI DEI REBUS

In arrivo per Bompiani “L'ora desiata vola” di Pietro Ichino. “È un rebus” dovrebbe significare “è affascinante”. Invece lo diciamo di ciò che risulta incomprensibile. A questo dannoso equivoco si ribella un famoso giurista, introdotto fin da piccolo nel mondo dei rebus da uno zio che gli ha fatto gustare la meraviglia delle frasi dotate di un secondo significato nascosto. E gli ha spiegato perché di questa meraviglia può godere di più chi ha il privilegio di parlare l’italiano. Il rebus intreccia parole e figure come accade solo nei sogni, che del rebus sono la variante notturna (come sapevano Artemidoro, Sigmund Freud e Primo Levi), ed è il più incantevole degli enigmi. È un peccato che tanti rinuncino ad accostarvisi per timore di perdersi nel labirinto dei suoi segreti, perché c’è un filo d’Arianna che da quel labirinto assicura la via d’uscita. A differenza dei sogni, infatti, i rebus hanno sempre una soluzione: per trovarla basta saper usare le chiavi – ma spesso si tratta di grimaldelli – di cui Pietro Ichino qui fornisce un divertente e completo assortimento. Ichino (Milano, 1949) è professore di Diritto del lavoro e avvocato. È stato dirigente sindacale della Fiom-Cgil (1969-73), responsabile del Coordinamento servizi legali della Camera del Lavoro di Milano (1973-79),
giornalista pubblicista dal 1970, deputato nel Parlamento italiano nell’ottava legislatura (1979-83) e senatore dal 2008 al 2018. Nel 2009 gli è stato assegnato l’Oscar del Riformista per il miglior parlamentare dell’anno. Ha scritto numerosi libri in materia di lavoro e di diritto, tra i quali, per Mondadori, Il lavoro e il mercato (1996, premio Scanno 1997), A che cosa serve il sindacato? (2005), I nullafacenti (2006), Inchiesta sul lavoro (2011), Il lavoro ritrovato (2015). Collabora con il Corriere della Sera. 

 

 

 

 

 

(© 9Colonne - citare la fonte)