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RONZULLI: MAI PIU’
UN CASO BIBBIANO

Oggi in Senato verrà votata la riforma del processo civile, che comprende anche gli affidi. Dopo l'approvazione anche alla Camera, una parte della riforma entrerà in vigore la prossima primavera e una parte nel 2023. Licia Ronzulli, vicepresidente dei senatori di Forza Italia, al vertice della commissione bicamerale Infanzia e adolescenza, parla di una vittoria per il suo partito in una intervista al Giornale: “Noi di Forza Italia ci battiamo per questa riforma da anni. E finalmente ce l'abbiamo fatta”, “il magistrato è chiamato a seguire dei canoni ben precisi e rispettando le regole. I casi come Bibbiano hanno fatto emergere il Far west che esiste dall'altra parte della barricata” e ora “ci sono precise norme volte a contenere e ridimensionare lo strapotere dei servizi sociali. E poi tempi stretti, controllo del giudice, avvocato del bambino (il curatore speciale) e diritto di difesa dei genitori”. Dopo il caso Bibbiano tutto è cambiato. Poco però è stato fatto per incoraggiare l'affido e soprattutto per evitare che le famiglie affidatarie si sentano sotto accusa… “L'affido familiare è, e deve rimanere, una scelta d'amore e non di convenienza. Io non ho mai attaccato le famiglie affidatarie ma un vero e proprio sistema opaco in cui c'erano troppi interessi coinvolti. Chi, senza secondi fini, accoglie un minore in famiglia merita tutto il mio rispetto. Ma lo meritano anche, e soprattutto, le famiglie cui i bambini sono strappati senza motivo e senza un processo giusto”. E dell’articolo 403 del codice civile che permetteva l'allontanamento coatto dei minori dalla propria famiglia dice: “Pensato nel secolo scorso, prevede che un bambino possa essere portato via dalla sua famiglia senza l'intervento di un giudice. Una cosa da stato totalitario. La riforma, che riprende il mio ddl, impone che il giudice intervenga in una tempistica stretta e ben scandita. Altrimenti il provvedimento è nullo”. Altro obiettivo quello di limitare il potere dei magistrati, ridare spazio alle famiglie... “Esatto. Il primo diritto di un bambino è crescere nella sua famiglia e non in altre. Lo Stato deve garantire a tutte le famiglie di poter educare i propri figli e solo quando ciò è impossibile, e ripeto impossibile e non solo improbabile, deve intervenire. Non a caso o sulla base dell'opinione di uno psicologo o di un assistente sociale ma dopo aver garantito ai genitori di poter dire la loro”. (21 SET / red)

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