Il 2020, rileva l’Istat, ha messo a dura prova il comparto di fronte all’irrompere dell’emergenza pandemica. Nonostante tutto, a differenza di altri settori nei quali l’offerta culturale e di spettacolo è stata fortemente colpita, le imprese e istituzioni che svolgono attività editoriale hanno mostrato una sostanziale tenuta. Nel 2020 sono 1.735 le imprese e istituzioni censite che producono libri a stampa come attività principale . Di queste, il 9,5% sono enti o istituzioni non profit e il 6,4% non ha pubblicato alcuna opera (4,2% nel 2019). Tra gli editori attivi nel 53,0% dei casi si tratta di “micro-editori” (con una tiratura di non più di 5mila copie), nel 38,1% di piccoli editori (tiratura massima di 100mila copie), nel 6,8% di medi editori (tiratura non superiore a un milione di copie) mentre il 2,1% è costituito da grandi editori (tiratura superiore a un milione di copie). I “grandi” editori realizzano quasi un terzo (30,2%) della produzione libraria in termini di opere pubblicate e il 71,3% in termini di tiratura. Accanto agli operatori di maggiori dimensioni, l’ampia e variegata platea di piccoli, micro e medi editori contribuisce per il 69,8% all’offerta dei titoli pubblicati e per quasi un terzo (28,7%) alla tiratura. In media, se i micro e i piccoli editori hanno pubblicato rispettivamente 9 e 46 titoli nell’anno, i medi editori hanno prodotto 228 opere librarie e le grandi case editrici 780.
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