Il quadro congiunturale si fa più complesso ed incerto. Si susseguono revisioni al ribasso, ancorché di entità moderata, del tasso di variazione del PIL italiano per il 2022, il cui target difficilmente può collocarsi attorno al 4,5%. Ai problemi già noti, e ancora non risolti, derivanti dalle tensioni sui prezzi della materie prime, dalle difficoltà di approvvigionamento in alcune filiere e dall’incertezza sull’evoluzione pandemica si sono aggiunti, negli ultimi giorni, i timori di un conflitto russo-ucraino. “Questa situazione rischia, nel suo insieme, di prolungare ed amplificare le tensioni sui prezzi al consumo. Non vedendosi a breve una soluzione a questo problema, crescono i timori di repentine modifiche nella politica monetaria. Col passare del tempo, i tentativi di rassicurazione a tale riguardo sembrano perdere efficacia” sottolinea una analisi di Confcomercio. Sul versante dei consumi, misurati nella metrica dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC), la stima per gennaio, seppure positiva nel confronto tendenziale con un periodo di semi lockdown, ha risentito degli effetti causati dal netto incremento dei contagi con una decisa riduzione della domanda in termini congiunturali, soprattutto per i servizi. Rispetto a gennaio 2021, l’ICC registra, comunque, una variazione dell’8,5%, frutto di una crescita del 33,6% per i servizi e del 2,2% per i beni. Rispetto allo stesso mese del 2020 la domanda, nel complesso, è ancora inferiore dell’11,7%. Per molti servizi la distanza percentuale è superiore alle due cifre, con tempi di recupero che appaiono più lunghi del previsto. A febbraio, il PIL, stando alle nostre stime, ha consolidato la tendenza al rallentamento emersa nei mesi precedenti, con una riduzione dell’1,0% congiunturale. Nel confronto annuo la crescita si dovrebbe attestare al 4,2%, in forte calo, quindi, rispetto ai mesi precedenti. Alle incertezze produttive si associano i timori degli effetti sui consumi derivanti dalla ripresa dell’inflazione. Nel mese di febbraio, la variazione annua dei prezzi al consumo dovrebbe attestarsi al 5,6%. Come paventato da alcuni mesi, le perduranti tensioni sui mercati internazionali e nelle catene di approvvigionamento cominciano a produrre rialzi anche in settori diversi dall’energetico. (red – 16 feb)
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