Roma, 1 apr - "La pace costa / quasi quanto una guerra / L’ultimo grammo d’oro richiesto alla resa / era l’accordo sulla verità. / Meglio la pace della verità. / Non è sempre così che succede / quando la guerra è persa?". C'è una costante tensione tra amore e guerra, nell'ultimo libro di poesie di Anna Segre, medico, psicoterapeuta, 'ma anche ebrea, in più lesbica, perfino mancina' come si definisce lei stessa nelle note di copertina di "La distruzione dell'amore" edito da InternoPoesia e presentato oggi alla Camera dei Deputati. Una raccolta di poesie in cui l'amore è una parola irta, pericolosa, e basata sulla diversità: una diversità come opposizione, in cui le parole non servono per comunicare o dialogare ma solo per ferirsi. Proprio come in guerra: "Amore e guerra sono collegati e nella mia vita è andata spessissimo che il conflitto fosse importantissimo all'interno della relazione – racconta l'autrice Anna Segre - La guerra è praticamente la metafora dell'amore" tanto che in Rulli di tamburo per Rancas "il sesso è visto come due eserciti che si incontrano". Alla fine di tutto c'è la pace, di cui Segre parla nella poesia 'Perdere (Lehafsid, in ebraico), che sembra parlare tanto anche dell'attualità e dell'Ucraina: "La pace può anche essere augustea, periclea, una cosa molto alta e spirituale – riflette l'autrice – Spesso invece è un compromesso, un armistizio, una resa. Ma per la pace si fa tutto, a un certo punto della guerra tutti sono disposti a fare moltissimo. Anche se poi spesso ti viene chiesto anche qualcosa in più…".
(PO / Sis)
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