EMANUELE LOMBARDINI: NATION BRANDING E IDENTITÀ EUROPEA ATTRAVERSO L’EUROVISION SONG CONTEST
Può un concorso musicale e fra televisioni diventare nel corso degli anni la più grande arena culturale d’Europa ed addirittura lo strumento principale di confronto per costruire una ‘scala’ di europeismo? L’Eurovision Song Contest c’è riuscito ed oggi – particolarmente dal 1993, quando sono entrati in gara i paesi dell’Est - la rassegna è diventata un vero e proprio passaggio diplomatico, una passerella da oltre 200 milioni di telespettatori nella quale mettere in mostra le rispettive identità nazionali, che si fondono con quella europea, basata sui valori di una società inclusiva e senza barriere propri del mondo occidentale e che sono parte fondante anche del Manifesto di Ventotene e della successiva Ue. “EUROVISIONI- Nation branding ed identità europea attraverso l’Eurovision Song Contest” di Emanuele Lombardini (autoprodotto, e’ in distribuzione su Amazon) racconta i meccanismi che regolano le scelte che stanno dietro alle scelte musicali di ciascuna nazione in concorso e lo fa attraverso le canzoni, le performances, le testimonianze e le interviste, mettendo in luce le particolarità di ciascun Paese nella autorappresentazione ed allo stesso tempo evidenziando alcune strutture comuni, come ad esempio l’utilizzo di immagini stereotipate o piuttosto la scelta di rappresentarsi attraverso l’enfatizzazione di alcuni aspetti piuttosto che altri. O ancora la scelta di portare sul palco uno spaccato della propria tradizione musicale piuttosto che quella di affidarsi a sonorità internazionali di facile presa, che danno maggiori possibilità di vittoria ma allo stesso tempo spersonalizzano la proposta. Nulla di quello che si vede sul palco per ciascun paese è lì per caso, ogni cosa ha un significato finalizzato al messaggio che si vuole veicolare.
POLITICA, NON POLITICA. L’Eurovision è allo stesso tempo il concorso meno politico e più politico che esista: è infatti vietato fare riferimento a partiti o idee specifiche, ma il suo ancoraggio all’attualità lo rende assolutamente vulnerabile alle situazioni geopolitiche del Continente e questo inevitabilmente finisce per riflettersi sulle entries, sulle votazioni ed anche sull’atteggiamento dei fans verso alcuni Paesi. Paesi come l’Estonia o la Lettonia hanno lanciato la propria campagna per l’adesione all’Unione Europea proprio partendo dall’Eurovision, altri come la Serbia o la Turchia sono schiacciati fra la volontà di entrare nell’Europa che conta e la volontà di portare al suo interno la propria visione, spesso confliggente con i valori a cui essa si ispira. Altri ancora come Israele o Irlanda hanno dovuto fare i conti negli anni con situazioni interne particolarmente difficili. Per tutti, però, partecipare all’Eurovision e vincerlo, per poi organizzarlo in casa, è diventato quasi un requisito primario per entrare ‘in Europa’ ed è per questo che nel corso degli anni, il fervore e l’impegno nelle scelte hanno consentito a nazioni di minor tradizione nel mainstream musicale di rubare spazio ai grandi paesi, i quali invece senza altri obiettivi se non quello di mantenere il blasone, hanno perso lo smalto di un tempo. L’Italia, in questo senso è una felice eccezione: la vittoria dei Maneskin è il punto d’arrivo di dieci anni di lavoro della Rai che ha saputo ricostruire nel pubblico italiano la passione per una rassegna che tredici anni di assenza ingiustificata avevano fatto cadere nell’oblio, sino addirittura a denigrarla. Dal 2011, anno del rientro in concorso, l’Italia è al primo posto in termini di risultati nel confronto con le altre cosiddette ‘Big 5’, che hanno diretto accesso alla finale (Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna). La vera sfida, per l’Italia, arriva adesso. Negli occhi dei fan europei di vecchia data, infatti c’è ancora il ricordo della nefasta edizione di Roma 1991, organizzata in fretta e furia in uno studio piccolo e freddo di Cinecittà ed unanimemente ricordata come la peggiore di sempre nella storia del concorso sotto ogni punto di vista. Ecco quindi, la grande occasione: ‘entrare in Europa’ finalmente anche dal punto di vista televisivo, dimostrando di sapersi calare nella mentalità europea di uno show organizzato e gestito su tempi e modi molto diversi da quelli della tv italiana. Ma lal’Italia ha le carte in regola per farcela.
L'AUTORE. L’autore Emanuele Lombardini (Terni, 1975), è giornalista professionista freelance. Collabora col quotidiano Avvenire e coi gruppi nazionali Paginesì ed ESG 89. Per un decennio redattore in una agenzia di stampa nazionale, è da sempre appassionato di musica europea, geopolitica ed Eurovision Song Contest. Co-fondatore di Eurofestival News, il portale italiano di riferimento sulla rassegna, nel 2021 è stato presidente della giuria RAI per il concorso.
“L’ORO D’ITALIA” RACCONTATO DA MARCO FRITTELLA
Dopo lo scandalo internazionale del crollo della Domus Armaturarum di Pompei nel 2010, si è avviato un vasto movimento che ha portato a fare proprio di Pompei ed Ercolano il simbolo di una rinascita italiana, fatta di conservazione ma anche di valorizzazione del nostro sterminato tesoro. Attraverso le parole dei protagonisti – archeologi, manager culturali, specialisti di ogni genere, volontari e militari – Marco Frittella racconta come stanno risorgendo Pompei e le Regge di Caserta, di Carditello e della Venaria Reale, il giardino di Colimbetra ad Agrigento e la Villa Gregoriana di Tivoli; i musei dotati di autonomia; e poi l’affascinante sottosuolo napoletano valorizzato da una cooperativa di giovani strappati all’emarginazione e le tante dimore storiche recuperate dai volontari del fai. E, infine, il racconto di altre due eccellenze del nostro Paese, famose e ammirate in tutto il mondo: le varie scuole di restauro e il nucleo dei Carabinieri che tutela e salvaguarda i nostri tesori. “L’oro d’Italia” (Rai Libri) punta i riflettori sulle storie dei recuperi degli straordinari beni culturali e artistici del nostro Paese per troppi anni lasciati deperire da colpevole incuria e sottovalutazione. Marco Frittella, volto storico del giornalismo televisivo, ha raccontato per quarant’anni, prima dai microfoni del Gr2 e poi del Tg1, le principali vicende politico-istituzionali d’Italia. Era a Berlino nell’inverno del 1989 quando cadde il Muro e a Beirut nell’ultima fase della guerra civile libanese. Tra le tante interviste realizzate – da Gorbaciov a Walesa, da Brandt a Cossiga e Napolitano – ha avuto il privilegio di avvicinare anche un santo, San Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso dagli squadroni della morte.
A lungo professore di giornalismo all’Università di Tor Vergata e alla scuola di Perugia, ha condotto il Tg1 per due decenni e “Unomattina” per due stagioni. Nel 2020 ha pubblicato Italia Green. Mappa delle eccellenze del made in Italy ambientale per Rai Libri, di cui nel marzo 2022 è stato nominato direttore editoriale.
“CUCINA CON ME!”, LE NUOVO RICETTE DI BRUNO BARBIERI
A tre anni di distanza da “Domani sarà più buono - Da ogni piatto possono nascere nuove ricette”, Bruno Barbieri torna con un nuovo libro di ricette e fa un regalo alla sua folta community. È disponibile sul sito ufficiale di Bruno Barbieri, “Cucina con me!” (Realize Networks), il nuovo libro di ricette dello Chef che ci conduce questa volta in un viaggio culinario lungo un anno. Per ogni mese del calendario, Bruno Barbieri ha pensato a menù ad hoc, con ricette facili da cucinare, che soddisfano tutti i palati, ispirate alla cucina tradizionale italiana e con ingredienti genuini e stagionali. Ogni momento dell’anno è scandito da un primo, un secondo di carne o di pesce, da un contorno e un dolce ispirato alla stagione e ai prodotti del periodo, proprio come un tempo facevano le nostre nonne, che ideavano piatti e ricette basandosi su ciò che la natura offriva. “Cucina con me!” quindi è un inno alla felicità, alla passione, all’emozione, alla vita, quindi all’amore, per la cucina, per le origini, per la nostra cultura enogastronomica ricca di eccellenza e tradizione. “Cucina con me!” è un ritorno alle origini di Chef Barbieri ed è un omaggio a tutte le nonne e le mamme che ci hanno tramandato il piacere di stare a tavola con la famiglia; pensato come i preziosi ricettari di una volta, questo libro vi porterà indietro nel tempo, in un mondo fatto di ricordi ed emozioni uniche, legati alla cucina di casa! E a proposito di amicizia, un grande amico di Bruno Barbieri, appassionato di cucina, nonché uno dei più grandi cantautori italiani, Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro, ha voluto omaggiare lo Chef scrivendo la prefazione del libro. Giuliano ha regalato una vera e propria poesia, che elogia la musica, la tradizione, la cucina, l’amore. È il racconto che celebra l’incontro tra la Via Emilia e il mare del Salento, che tra note e fornelli, ha dato vita a momenti indimenticabili e a un’amicizia indissolubile. “Ho voluto realizzare un libro di cucina un po’ ‘vecchio stile’, fatto di tante ricette da cucinare e vivere, non solo da guardare. Un libro che non deve restare a prendere polvere in libreria, ma deve essere usato, sfogliato, vissuto e soprattutto cucinato – racconta Bruno Barbieri – Deve perdere l’odore di inchiostro per profumare di carne e di pesce, di cipolla e di aglio, con le pagine macchiate di olio e di sugo, come i vecchi ricettari delle nostre mamme e delle nostre nonne” ha concluso lo Chef. Giuliano Sangiorgi, in merito al rapporto di grande amicizia che lo lega allo Chef e alla poesia che nasce dalla fusione di note e cibo, scrive nella prefazione del libro: “A Bruno mi lega un amore smodato per l’una e l’altra parte. A volte una canzone ci porta a parlare di un piatto, a metà tra la Via Emilia e il mare del Salento. Altre volte un piatto ci suggerisce la musica perfetta per accompagnarlo, come fosse un calice di ottimo vino, scelto con cura tra le migliori uve del mondo e in quella parte di mondo ci sono, sempre e ancora, la mia Puglia e la sua Emilia”.
L’AUTORE. Bruno Barbieri, nato a Medicina nel 1962, diplomato alla scuola alberghiera di Bologna, inizia la sua carriera da cuoco sulle navi da crociera e dopo aver proseguito la sua carriera nei migliori ristoranti italiani, ad oggi è lo Chef italiano che con Gualtiero Marchesi ha il maggior numero di stelle Michelin: 1 stella Grotta di Brisighella, 2 stelle Trigabolo (Argenta), 2 stelle Locanda Solarola, 2 stelle Ristorante Arquade–Relais Chateaux Villadel Quar, in tutto 7. Dal 2011 è giudice di MasterChef Italia e conduce il programma 4 Hotel su Sky Uno. Autore di numerosi libri di cucina, la sua ultima pubblicazione è Domani sarà più buono (Mondadori), dedicato alla tematica della lotta allo spreco in cucina e al riutilizzo delle materie prime, temi da sempre molto cari alo Chef Barbieri e di cui si fa portavoce anche attraverso i suoi canali social. È da anni anche volto di Fondazione ANT Italia Onlus – la più ampia realtà non profit in Italia per l’assistenza medica specialistica domiciliare gratuita ai malati di tumore e la prevenzione oncologica, e testimonial di aziende leader nel settore del food come riferimento e autorevole voce per la promozione della cucina italiana nel mondo.
LUCA CESARI RACCONTA LA STORIA DELLA PASTA IN DIECI PIATTI
ll bolognese Luca Cesari è autore di “Storia della pasta in dieci piatti. Dai tortellini alla carbonara” (Il Saggiatore). Amatriciana, pesto, ragù alla bolognese, lasagne, pasta ripiena, gnocchi. Siamo tutti convinti di conoscere alla perfezione come si preparano questi piatti, e cosa prevede “la tradizione”. Ma se scoprissimo che l’italianissima carbonara è nata negli Stati Uniti e che la ricetta “tradizionale" (guanciale, uova, pecorino, niente panna) è apparsa solo alla fine degli anni sessanta? E che invece le fettuccine Alfredo, considerate simbolo di posticcia cucina italoamericana, sono in realtà nate nella Roma dell’Ottocento? Anche la pasta cambia al cambiare dei tempi e Luca Cesari, firma del Gambero Rosso, accompagna il lettore alla scoperta della storia di dieci ricette celeberrime e delle loro modifiche nel corso della storia, dalle prime apparizioni degli gnocchi sui manoscritti trecenteschi al ragù alla corte dei papi del Settecento, da Pellegrino Artusi ai libri di cucina contemporanei, passando per buongustai famosi come Ugo Tognazzi, o Eduardo de Filippo. La storia della pasta è anche una storia d’Italia. Il libro ha vinto il Premio Bancarella della Cucina 2021, è in corso di traduzione in 7 lingue e distribuito in 8 paesi (Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Russia, Portogallo, Polonia e Olanda). Luca Cesari è stato un bambino inappetente nella Bologna degli anni ‘70 amorevolmente nutrito a tagliatelle e tortellini da una nonna cuoca. Forse per questo, Luca Cesari si occupa di storia della gastronomia, in particolare della nascita dei piatti più famosi e rappresentativi della tradizione italiana. Collabora con diverse testate, tra cui la rivista "Gambero Rosso", il sito "Dissapore" e cura la rubrica "Indovina chi sviene a cena" sull'inserto culturale del "Sole 24 Ore". Il suo blog è “ricettestoriche.it”.
A MANTOVA MOSTRA MERCATO PER CULTORI CARTA ANTICA
Sabato 14 e domenica 15 maggio, il chiostro del Museo Diocesano Francesco Gonzaga di Mantova, a pochi passi dal Museo Archeologico e da Palazzo Ducale, torna ad ospitare Mantova Libri Mappe Stampe, la prima mostra mercato per i cultori della carta antica, che accoglie librerie antiquarie e selezionati commercianti di stampe e cartografie antiche provenienti dall’Italia e dall’Europa. Nata in Italia nel 1975, Mantova Libri Mappe Stampe detiene non solo il primato come manifestazione del settore più longeva – oltre che la prima del genere nata in Italia – ma anche quello di evento più resiliente tra le fiere mercato dell’antiquariato librario e del collezionismo cartaceo. Mantova Libri Mappe Stampe ha infatti affrontato il lungo periodo pandemico continuando a garantire il consueto doppio appuntamento annuale “in presenza”, e in questo periodo la manifestazione si è anche consolidata con l’acquisizione di nuovi e prestigiosi espositori provenienti dall’estero insieme alla rinnovata presenza di espositori veterani che hanno continuano a scegliere la fiera mercato di Mantova per presentare, a bibliofili e collezionisti, libri e cartografie di pregio. Una dimostrazione questa, non solo dell’efficacia del format della fiera, ma anche della vitalità del settore del collezionismo cartaceo antico e della validità delle fiere in presenza. Per questa nuova edizione sono attesi oltre 45 espositori provenienti da tutta la penisola e oltre, dove è possibile ammirare e acquistare le migliaia di esemplari originali, libri antichi e capolavori dei più grandi maestri incisori. Dopo il successo di partecipazione dell’ultima edizione autunnale, Mantova Libri Mappe Stampe lancia nuovamente l’iniziativa per tutti i giovani commercianti di carta antica (libri antichi e rari, stampe o cartografia d’epoca), che potranno partecipare gratuitamente alla manifestazione. Scopo dell’iniziativa è aprirsi al pubblico dei più giovani appassionati della stampa e del libro antichi, offrendo loro la possibilità di confrontarsi con un pubblico di collezionisti più vasto e di lavorare al fianco dei più navigati professionisti del settore, che da sempre costituiscono il nucleo dell’evento. Per poter aderire all’iniziativa occorre non aver ancora compiuto i 36 anni, essere titolari di una partita iva pertinente e non aver mai partecipato alla manifestazione. (per info www.mantovalibriestampe.com). La mostra mercato Mantova Libri Mappe Stampe vanta un’offerta davvero vasta in carta e inchiostro da ammirare e acquistare, tra volumi di pregio, incunaboli e cinquecentine uscite dai torchi di stampatori famosi come Aldo Manuzio e Giunta, assieme ad altre, più numerose e abbordabili, rarità e curiosità bibliografiche dal XVI al XX sec. Ricchissima l’offerta cartografica che comprende mappe, atlanti, vedute e piante topografiche italiane, europee e del mondo, e quella delle stampe decorative (di ogni epoca e soggetto: moda, botanica, zoologia, marina, caccia, anatomia, scienza, araldica, architettura, ritrattistica, enogastronomia ecc.) tra cui spiccano le opere dei più Grandi Maestri Incisori (come Dürer, Raimondi, Ghisi, Piranesi, Rembrandt e Van Dyck, solo per citarne alcuni). Non mancano i poster e le affiches cinematografiche e pubblicitarie, i santini sacri, gli autografi, le cartoline e tutto ciò che rientra a pieno titolo nel variegato mondo del collezionismo cartaceo.
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