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direttore Paolo Pagliaro

La lezione
di Vittorio Testa

La lezione<br> di Vittorio Testa

di Paolo Pagliaro

Mancano dieci mesi alla fine della legislatura e per Draghi sta diventando sempre più complicato tenere insieme la sua coalizione, quella “maggioranza di necessità” giustificata dall’emergenza Covid prima e dalla guerra poi.
Il principale azionista, il Movimento 5 Stelle,  ha già iniziato la manovra di sganciamento, e sembra che ora debba decidere solo il casus belli: le armi all’Ucraina, il bonus per le ristrutturazioni edilizie, il termovalorizzatore annunciato da Gualtieri. La valenza politica  delle tre questioni è molto diversa, non lo è  l’enfasi con cui i 5 Stelle annunciano il loro dissenso dalle scelte di Draghi.
E’ tentata dallo strappo acnhe la Lega di Salvini, un partito   dove tra il capo e la coda le vedute spesso divergono: il partito dei presidenti di regione chiede stabilità e pragmatismo, Salvini sembra più interessato a contenere Giorgia Meloni condividendone toni e agenda.  
Nel centro-dsetra  – come osserva Ugo Magri -  c’è poi lo strano caso di Forza Italia, che doveva morire e invece cresce.  I sondaggi probabilmente premiano la lealtà nei confronti del premier, come si è detto questa mattina a Palazzo Madama discutendo del libro che Vittorio Testa ha dedicato a Berlusconi (titolo B, prefazione di Ferruccio de Bortoli, editore Diabasis). E’ un ritratto pre-politico, documentato e sorprendente  firmato dal cronista che per tanti anni ha raccontato il cavaliere ai lettori di Repubblica, senza mai cedere alla tentazione di fargli indossare i panni del Nemico. Questione deontologica che, Berlusconi a parte, per il giornalismo conserva intatta la sua attualità.  

 

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