L’immigrazione clandestina via mare è la più disperata e pericolosa forma di immigrazione. I trafficanti che la organizzano non si fanno certo scrupoli di sovraccaricare malandate imbarcazioni e di mantenere al minimo le scorte di carburante. Così, i migranti affrontano nelle condizioni peggiori una traversata che spesso si conclude tragicamente. A ricordarlo è l’OIM, l’agenzia delle Nazioni Unite per i migranti fornendo dati drammatici: oltre 1.500 i morti e dispersi nel 2021 (600 in più dell’anno prima) nel Mediterraneo centrale e più di 500 nei primi quattro mesi del 2022. In mare sono rimaste, da anni ormai (un tempo erano presenti navi della nostra Marina militare) solo le navi umanitarie che hanno salvato centinaia di migranti partiti dalla coste libiche e da quelle tunisine.
Un flusso ininterrotto che prosegue anche in questi giorni come annota il Ministero dell’Interno che, quotidianamente, aggiorna i dati dei migranti sbarcati: 11.882 quelli del 2022 alla data del 9 maggio scorso - contro i 12.699 dello stesso periodo del 2021 e i 4.184 del 2020 – in prevalenza di nazionalità egiziana (2.377), bangladese (2.141) e tunisina (1.316). Dunque la pressione migratoria irregolare via mare , in costante diminuzione negli anni 2017, 2018 e 2019, ha invertito al tendenza nel 2020 e 2021, facendo registrare un significativo aumento rispettivamente con 34.154 se 67.477 sbarcati. Le regioni più interessate sono state la Sicilia con 50.773 arrivi, la Sardegna (1.720), la Puglia (3.264). L’azione di contrasto all’immigrazione clandestina nel 2021 si è tradotta in 26.251 provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale adottati dalle Questure. 3.939 persone sono state rimpatriate alla frontiera e di queste ben 2.629 ( il 66%) scortate fino ai rispettivi paesi di destinazione con l’impiego di poliziotti specializzati e l’utilizzo di voli charter dedicati, appositamente noleggiati (103 voli quelli del 2021 con 2.172 stranieri scortati di cui1.823 in Tunisia e 261 in Egitto)) o con voli di linea o navi. Certo il rapido rientro dei “clandestini” (termine brutto , mai utilizzato dal legislatore nazionale e comunitario) nel paese di origine o di ultima provenienza, costituisce un buon deterrente anche perché incide sulla “credibilità” delle singole organizzazioni criminali. Sta di fatto che i rimpatri con i voli charter che una ventina di anni fa furono molto contenuti (nel 2000 cinque voli con 433 rimpatriati), negli anni successivi si sono moltiplicati Un impegno economico e di risorse umane notevole per rendere tempestivi e reali i riaccompagnamenti dopo un periodo di trattenimento vigilato nei Centri per il rimpatrio (Cpr) , sei strutture, in tutto il paese.