Quando il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, decide di riaprire il libro dell’autonomia invocando più poteri per la Regione, non si può sfuggire al sospetto di un incontenibile attacco di protagonismo dietro il quale s’intravvede senza tanta fatica il consueto armamentario che viene riesumato in vista delle scadenza elettorali che in Italia si susseguono sempre più ravvicinate e che in questo caso riguardano anche il Piemonte di Cirio.
E lui ci prova e lo fa con una motivazione tanto disinvolta da risultare persino comica se non fosse che i precedenti la rendono offensiva nella sua totale assenza di credibilità. Egli sostiene che l’obiettivo della sua richiesta è ottenere risparmi, meno burocrazia e più efficienza sulle questioni paesaggistiche e culturali, sulle infrastrutture e sulla finanza pubblica: segue un lungo elenco delle materie sulle quali egli sollecita poteri autonomi.
Tutto questo non costituirebbe di per sé una riprovevole ambizione a meno che tale non si consideri il desiderio di amplificare l’area del fare di più e bene le cose che si devono fare. I dubbi irrompono però quando il di più chiesto da Cirio va a scontrarsi con diversi esempi di pessimo governo che, in assenza di doverose scuse ai cittadini, quanto meno consiglierebbero il silenzio. Non essendoci il quale resta in bella evidenza l’inattendibilità dei baldanzosi propositi presidenziali. Proviamo a chiarire meglio con qualche esempio. Il Piemonte è la regione nella quale da un quarto di secolo è aperto il capitolo della linea ad alta velocità Torino-Lione e ancora siamo alle barricate dei No Tav imparentati di recente con i No vax e con i No tutto.
Ed è la stessa regione nella quale da oltre dieci anni si aspetta il completamento della Asti-Cuneo, una favola ridicola e costosa che racconta un’infinità di rinvii per la realizzazione di cinque chilometri di autostrada. E questo a corollario del disastroso stato della viabilità regionale abbandonata al suo destino salvo il fiorire di rotonde selvatiche e il proliferare di dissuasori di velocità molti dei quali di facciata. Per non parlare della Città della salute che in circa dieci non ha trovato ancora una versione definitiva nonostante le impellenze del settore sanitario aggravate dalla pandemia. E l’elenco potrebbe andare avanti finendo col per comprendere anche quella la nuova sede delle Regione per dire quella Torre di Babele del grattacielo, orrendo e forse inutile, che all’ingresso della città si erge incompleto da anni, monumento di errori, inefficienze, scarsi controlli, rimpalli di responsabilità e spreco di danaro pubblico.
Stando così le cose verrebbe da pensare che chi non riesce a costruirsi una casa propria (intesa come sede della Regione) dovrebbe essere quanto meno più cauto nell’avanzare richieste di maggiori impegni e più autonomia. E invece Cirio lo fa. E se questo, anziché sfoltire la burocrazia la moltiplica, pazienza. Per qualche voto in più vale la pena fare rumore. Ma è solo rumore.