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INDICE SVILUPPO UMANO: LA NORVEGIA E’ PRIMA

Sono la Norvegia, l'Australia e i Paesi Bassi in testa alla classifica dell'Indice di sviluppo umano 2011 (Isu), il documento redatto dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp). Nel documento, che analizza le condizioni di vita in 187 Paesi del mondo, basandosi sull'aspettativa di vita, scolarizzazione e reddito pro capite, chiudono la classifica la Repubblica Democratica del Congo, il Niger e il Burundi. Stati Uniti, Nuova Zelanda, Canada, Irlanda, Liechtenstein, Germania e Svezia completano il gruppo delle prime 10 nazioni nell'Isu 2011. Ma quelli considerati "Paesi ricchi" dimostrano spesso di non rispettare i principi base dell'uguaglianza sociale e la situazione spesso si ribalta quando l'Indice viene aggiustato per tenere conto delle disuguaglianze in sanità, istruzione e reddito. Molti sono i Paesi ricchi, infatti, a restare fuori dalla classifica "corretta": gli Usa crollano dal quarto al 23esimo posto, la Repubblica di Corea dal 15esimo al 32esimo, e Israele dal 17esimo al 25esimo. Stati Uniti e Israele risultano carenti nell'Isu aggiustato per la disuguaglianza principalmente a causa di disuguaglianze nei redditi, anche se l'assistenza sanitaria è un fattore ulteriore nel peggioramento della classifica Usa, mentre ampi divari nell'istruzione fra le generazioni peggiorano la performance Isu della Corea del Sud. Tra i Paesi virtuosi la Svezia che, grazie alle uguaglianze relative in sanità, istruzione e reddito, passa dal decimo al quinto posto, insieme alla Danimarca (dal 16esimo al 12esimo), e alla Slovenia (dal 21esimo al 14esimo). Per quanto riguarda l'Italia, nel 2011 l'Isu è stato di 0.874 piazzandosi fuori classifica, ma al 24esimo posto su 187 nazioni e territori. Un lieve peggioramento si registra rispetto al 2010, quando lo Stivale era al 23esimo posto su 169 nazioni. Leggermente meglio di noi fa la Spagna (23esima), mentre il Regno Unito crolla al 28esimo posto. Correggendo il valore per la disuguaglianza, l'Isu italiano cade a 0,779, con un calo del 10,9% a causa della disuguaglianza nella distribuzione degli indici.
(Cle - 2 nov)

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