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MELONI? NON SI BATTE
AGITANDO IL FASCISMO

“Le alleanze si fanno sulle idee, non sulle poltrone. Se vogliamo essere seri e costruire un percorso sulla base dell'esperienza Draghi, ci siamo. Se dobbiamo ottenere qualche seggio per stare zitti e buoni, preferisco correre da solo. Ho imparato nella mia esperienza scout che la strada in salita è quella più difficile, ma è anche quella che dà più soddisfazione. Valeva durante le mie route da capo clan, vale oggi come leader politico. Non mi svendo per tre poltrone”. Così il leader di Italia viva Matteo Renzi in una intervista ad Avvenire. “Siamo solo noi il vero voto utile” prosegue, e “la destra non ha ancora vinto. Anche se il Pd sembra impegnarsi molto per pendere, la partita è ancora aperta. Noi saremo in linea con le nostre battaglie: lavoro pagato meglio e non assistenzialismo, più soldi alla sanità col Mes per un servizio sanitario migliore per tutti, giustizia giusta e chi sbaglia paga anche se fa il magistrato, più spazio ai giovani in linea con le nostre storiche battaglie sulla cultura e sul Terzo settore, una difesa dell'ambiente non ideologizzata ma concreta. E poi la famiglia: l'assegno unico e universale è nato alla Leopolda, un motivo ci sarà. È solo se stiamo sui contenuti che la destra non passa”. E del fronte elettorale tra più partiti lanciato da Letta dice: “Ne risponderà lui il 26 settembre. A noi è stato detto che portiamo meno voti di quelli che facciamo perdere. Credo in realtà che sia il rancore personale a motivare le scelte di chi preferisce i veti ai voti. E del resto come possiamo stare in una coalizione che si unisce per Draghi, ma che candida persone che hanno fatto opposizione a Draghi dal primo giorno? Meglio essere pochi ma credibili che un confuso e sgangherato cartello elettorale”. E del fatto che il Pd apra a Di Maio e non ad Iv commenta: “Un mistero buffo. Della serie: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Il Pd dice no a noi per stare con chi lo ha definito ‘il partito che rubava i bambini’ e ha una storia fatta di gilet gialli e di no al Tap. E invece preferisce cancellare la storia di chi ha guidato il governo più riformista degli ultimi anni. Non si può che fare loro un grande in bocca al lupo”. E sulle responsabilità della crisi individua Di Maio e la sua scissione: “È stato incoraggiato in modo sbagliato. Poi ha sbagliato il Pd che ha inseguito Conte. Quindi la destra e, infine, il vero killer della credibilità italiana: il M5s”. È già partita una campagna sul "pericolo Meloni" e sul rischio fascismo… “Non vedo pericoli fascisti. Il fascismo ha preso il potere in Italia nell'ottobre 1922, non nell'ottobre 2022. Attaccherò Giorgia sulle idee, a cominciare dalla mancanza di credibilità di una che 15 anni fa era già al governo e ora sembra spuntata dal nulla. Ma non useremo l'argomento ‘fascista’ e neanche gli articoli dei giornali internazionali, lo trovo molto provinciale. Farò di tutto perché Meloni non vada al governo. Ma se ci andrà non parlerò male del mio Paese”. (28 lug - red)

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