Donnafugata è un’azienda siciliana, nata nel 1983 su iniziativa di Giacomo Rallo e della moglie Gabriella, con oltre 170 anni di esperienza nel mondo del vino; è presente in 60 mercati, vantando numerose certificazioni sia di qualità che ambientali. Su più di 400 ettari di vigneto coltiva circa 20 varietà autoctone nei campi della provincia di Palermo e Trapani, contando 5 cantine che si occupano di vinificazione e affinamento. Oggi a guidarla è la quinta generazione della famiglia, con Josè e Antonio Rallo, e il loro impegno è stato riconosciuto anche dalle istituzioni italiane: Jose Rallo è stata infatti premiata, a nome dell’azienda di famiglia, come eccellenza del Made in Italy direttamente dalla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, nel corso nel corso del XXIV appuntamento di “Senato&Cultura”, tenutosi il 16 luglio.
Nelle motivazioni del premio si legge che il riconoscimento è andato all’azienda “per la capacità di coniugare una produzione vitivinicola tradizionale di grande pregio con una visione industriale moderna e competitiva che ha cambiato l’immagine del vino siciliano nel mondo. Per avere saputo dare voce nell’ambito di una storia tutta familiare al ruolo dell’imprenditoria femminile come volano di percorsi aziendali integrati alla cultura e alla promozione del territorio”.
D: Avete portato il vino italiano in tutto il mondo. Qual è il segreto?
R: Coniugare l’attaccamento alla terra, che rappresenta la tradizione, con l’innovazione. Innovazione continua che va dal modo di coltivare la vigna al modo in cui si fa il vino fino al modo con cui lo si comunica. La mia azienda è capace di comunicare il vino con la musica, questo ha riscosso anche molto successo.
D: Due uomini al timone, due donne alla creatività: nasce così il mix di musiche ed etichette d’autore?
R: La visione deve essere complessiva. Si deve integrare la cura dei dettagli, l’amore per i dettagli che nella produzione fanno davvero l’eccellenza, ma poi ci vuole anche una visione e la rottura degli schemi. Per noi è stata la capacità di inventare etichette che non si erano mai viste e che quando sono uscite hanno dato anche scandalo. Oppure la capacità di dire: “bene, io vi comunico il vino cantandolo con la musica” usando un linguaggio universale che va dritto al cuore e all’estero spesso fa successo per quello.
D: L’italian Sounding colpisce anche il vino, come vi difendete?
R: La Sicilia è un po’al riparo dal problema dell’italian sounding che riguarda molti altri prodotti italiani, tipo il Chianti ed il Barolo. Noi cerchiamo di combatterlo facendo moltissimi controlli. Abbiamo un Sicilia doc che è molto severo nei controlli e cerchiamo di combattere.
D: Quanto vi sostengono le istituzioni?
R: Le istituzioni fanno un ottimo lavoro. Abbiamo un Agenzia per il commercio con l’estero (Ice) che sostiene le aziende, le piccole e le medie per quanto riguarda l’internazionalizzazione, nella ricerca di nuovi partner, nella ricerca di fondi, per la promozione dei prodotti italiani e per espandersi sul mercato estero. Poi ci sono le istituzioni europee con i fondi che aiutano moltissimo le aziende. Bisogna ovviamente moltiplicare queste attività e queste risorse. Metterci del proprio, soldi, risorse ed energie, insieme con ciò che fanno le istituzioni. Insieme si può ottenere un grande risultato.
D: Che effetto fa stare sulle migliori tavole del mondo?
R: Il mio sogno è sempre stato questo: trovare i nostri vini sulle tavole dei migliori ristoranti di New York, di Londra, piuttosto che, oggi, su quelle della Cina. È un grande impegno. Deve essere garantita una qualità importante che soddisfi chi si siede a queste tavole. Ma non basta la qualità, sono necessarie anche competenze dal punto di vista commerciale e del marketing. È un grande impegno, un impegno di squadra che richiede del tempo, una semina lenta e costante, dei progetti di lungo termine come possono essere quelli legati dalle Aziende familiari.