“La nostra Marina ha tenuto sotto controllo le navi russe che si sono spinte nell’Adriatico. Quello che ha raccontato Repubblica è tutto vero ma è necessario che gli italiani sappiano che non sono state perse di vista per un solo istante. Allo stesso tempo però bisogna avere la consapevolezza che la presenza militare di Mosca nel Mediterraneo aumenterà nei prossimi anni”. L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone racconta a Repubblica di aver trascorso le ultime settimane a supervisionare gli interventi per fronteggiare le manovre russe nei nostri mari, tenendo sempre informato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
SITUAZIONE TESA. L’ammiraglio spiega che nel Mediterraneo c’è una competizione costante: “Non esiste più la vecchia idea di pace: si passa direttamente dalla competizione alla crisi, che rischia di trasformarsi in conflitto”, le sue parole a Repubblica. Nel Mar Adriatico i russi “non hanno certo bloccato il Canale d’Otranto”. Ma c’è stata “un’operazione di pattugliamento, subito contrastata dall’azione della nostra Marina”. “Non si è trattato di un confronto tra la Nato e i russi o tra gli americani e i russi – precisa l’ammiraglio Cavo Dragone – in quelle acque c’era la portaerei ‘Truman’, che però agisce sotto comando statunitense. Sono state le forze italiane a prendere le contromisure”.
LA REAZIONE. Appena il comando della squadra navale è venuto a conoscenza dei movimenti russi nell’Adriatico, sono state mobilitate le unità più vicine: “Una reazione fluida, da manuale, ordinando quella che viene chiamata ‘un’operazione di ricerca’ – spiega Cavo Dragone – Si sono mosse due fregate Fremm, le più moderne della nostra flotta. La ‘Bergamini’ sul caccia russo ‘Ammiraglio Tributs’; la ‘Marceglia’ sull’incrociatore ‘Varyag’. Gli aerei P72 dell’Aeronautica le hanno sorvolate senza sosta. Poi è sopraggiunta pure la fregata ‘Libeccio’. Insomma, non le abbiamo mollate un attimo”.
NELLO IONIO. Ora le navi russe si sono spostate più a sud, nello Ionio. Ed è arrivata “l’Ammiraglio Grigorovich”, una delle fregate più moderne della loro flotta: è dotata dei missili a lungo raggio Kalibr, protagonisti del conflitto in Ucraina. “Un tipo di arma a cui dobbiamo prestare attenzione anche nel Mediterraneo”, sostiene l’ammiraglio spiegando che confronti ravvicinati di questo tipo accadono pure davanti alla Libia e in prossimità del Bosforo. “Quando, spero presto, si arriverà alla pace in Ucraina, ci sarà un grosso riverbero sul Mediterraneo e dovremo gestirlo per tanto tempo – conclude – Perché qui si trovano le fonti di approvvigionamento di Mosca, perché il Nord Africa è un’area che i russi vogliono destabilizzare e noi dobbiamo muoverci per impedirlo”. (Caf - 20 ago)
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