Dal 25 al 30 ottobre sarà in cartellone, al teatro Franco Parenti di Milano, “A spasso con Daisy”. La bravissima Milena Vukotic dà vita all’anziana Daisy in una storia delicata e divertente capace di raccontare con umorismo un tema complesso come quello del razzismo nell’America del dopoguerra. Scritta da Alfred Uhry, ha vinto il Premio Pulitzer per la Drammaturgia nel 1988. L’anno successivo l’adattamento cinematografico con Morgan Freeman e Jessica Tandy si è poi aggiudicato quattro Oscar e molti altri premi. Daisy, anziana maestra in pensione, è una ricca signora ebrea che vuole apparire povera; una donna dal piglio forte: ironica, diretta, scontrosa, capricciosa, avara. È vitale e indipendente nonostante l’età ed è assolutamente maldisposta verso la decisione presa dal figlio Boolie - nel tentativo di arginare la rischiosa smania d’indipendenza della madre - di assumerle un autista. Daisy non vuole in casa qualcuno che tocchi le sue cose, che la privi del gusto di guidare, che la faccia vedere in giro accompagnata da uno chauffeur come fosse una donna ricca. Per fortuna Hoke, l’autista di colore affezionato e analfabeta è paziente e capace di sopportare tutte le stranezze della vecchia signora e di rimanere dignitosamente in disparte. Poi, giorno dopo giorno, la diffidenza iniziale lascia il posto a un rapporto fatto di battibecchi e battute pungenti che cela in realtà un affetto profondo.
AL VITTORIA DI ROMA SI È “CERTI DI ESISTERE”
Arriva al Teatro Vittoria di Roma dal 25 al 30 ottobre Certi di esistere, nato dalla penna di Alessandro Benvenuti che ne cura anche la regia. In scena nello storico teatro del quartiere testaccio Maria Cristina Fioretti, Bruno Governale, Andrea Murchio, Marco Prosperini, Maddalena Rizzi e Roberto Zorzut. “Non è vero che si vive una volta sola, si vive ogni giorno e si muore una volta sola”. Certi di esistere è la storia di cinque attori salvati e vissuti da sempre all’ombra di un autore padre padrone che gli ha dato la linfa affinché i destini nati sotto cattive stelle di ognuno di loro si ammantassero delle vesti dorate del successo, grazie al suo protettivo talento. Imprevedibilmente, tutto questo sembra ad un tratto non avere più senso. Trent’anni insieme per ritrovarsi tra le mani, dono dell’autore, un testo insulso, farraginoso, brutto in maniera inspiegabile, un boccone più che amaro, intriso di puro veleno. Un elemento imprevisto e indecifrabile che fa saltare tutti gli schemi e getta le loro menti, senza nessun preavviso, in un improvviso e impenetrabile nulla che li costringe a pensare e rivedere ad uno ad uno i loro giorni passati, per capire dove e quando, senza che nessuno se ne fosse reso conto, si è persa la strada maestra, tanto da ritrovarsi oggi costretti da un vicolo cieco a dichiararsi vinti.
MONTANINI TORNA SUL PALCO DEL BRANCACCIO
Torna sul palco del Teatro Brancaccio di Roma Giorgio Montanini. Il comico satirico, che ha dovuto annullare la tournée dello scorso inverno per numerosi impegni su set cinematografici, arriva a Roma il 23 ottobre con “Lo spettacolo nuovo”. La satira affronta le contraddizioni di una società, le affronta a viso aperto e con gioiosissima ferocia. Lo Spettacolo Nuovo è assolutamente coerente con questa filosofia. “Questo monologo pone il dubbio sul fatto che tutto questo altro non serva a spersonalizzare l’essere umano, estirparlo dalla sua essenza, privarlo dell’identità. Trasformare l’uomo in un consumatore arido e senza nessun altro interesse. Un uomo perfetto per il capitalismo” afferma l'artista.
GLI AUDACI DIVERTONO CON LE LORO "COPPIE SCOPPIATE"
La compagnia degli audaci irrompe sul palcoscenico del famoso stabile, portando una "geniale confusione": dal 10 al 27 novembre 2022 sarà la volta di "Coppie scoppiate" di Derek Benfield, per la regia di Flavio De Paola con Flavio De Paola, Gianluca delle Fontane, Serena Renzi, Ilario Crudetti, Antonio Coppola, Antonella Rebecchi, Valentina Mauro. La storia ruota intorno alla vita di due coppie, i Brent e i Parker, apparentemente normali, che cercano di combattere la routine della vita domestica, con strampalati progetti di tradimento. Per una serie di imprevisti, le due coppie saranno costrette a confrontarsi l’una con l’altra, arrampicandosi sugli specchi per trovare scuse plausibili alle loro azioni. La “curiosità” della trasgressione e la voglia di evadere dalla quotidianità domestica rappresentano l’ingrediente essenziale degli intrecci, che coinvolgono impacciati i personaggi, che si dimeneranno da una parte all'altra del palcoscenico.
AL COMETA OFF SI PARLA DI BODY POSITIVITY E DELLA “VITA DI CICCIO SPERANZA”
“La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza” prosegue la sua fortunata tournée teatrale, nata sotto i migliori auspici con la trionfale accoglienza critica del debutto al Fringe Festival di Roma (Premio della Critica, Miglior Spettacolo, Premio Fersen), oltre alla partecipazione come finalisti ai festival Direction Under 30-2020 e In-Box 2021. Dal 2 al 20 novembre Francesco Giordano, Alberto Gandolfo e Federico Bizzarri diretti da Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli tornano in scena a Roma, questa volta al Teatro Cometa Off. Uno spettacolo nato nel 2020 che, vista la tematica affrontata, quella della body positivity di cui tanto si parla nell'ultimo periodo, sente l'urgenza di essere più che mai visto, seguito, analizzato. Al centro della vicenda Ciccio Speranza, un ragazzo grasso, ma leggero, con un’anima delicata. Vive in una vecchia catapecchia di provincia dove sente soffocare, giorno dopo giorno, il suo sogno di danzare. Solo, in fondo, nella sua fragilità, Ciccio vuole scappare da quel luogo che mai ha sentito come casa. Attraverso il suo gutturale linguaggio, Ciccio non smetterà mai di danzare, raccontandoci la sua vita così come la desidera. La scrittura ispirata, feroce e tenera al contempo del drammaturgo Alberto Fumagalli, tasta “il basso” (una complicata esistenza familiare, ai margini della società), con slanci di vera poesia. Una quotidianità ottusa e patriarcale di una famiglia contadina che è regolata dal susseguirsi delle stagioni e dalla progressiva voglia di emancipazione del secondogenito Ciccio, un ragazzone dalla stazza imponente, sognatore malgrado tutto, che desidera diventare ballerino (con tanto di tutù rosa, orgogliosamente indossato, che innesca facili pregiudizi). Dal testo e dalla costruzione registica, emerge fortemente una tematica tanto attuale quanto urgente, quella della body positivity: eliminare l’oppressione culturale di corpi ritenuti non conformi agli standard imposti dalla società e accettare ogni corpo, rispettando ogni forma, taglia, colore, genere e abilità fisica e sfidare i messaggi sociali per i quali solo determinati standard sono ritenuti vincenti. I tre attori condividono la scena con grandissima intesa e con l’armonia di fisicità potenti e diversissime che rimangono impresse, suggerendo caratteri poi ribaltati dall’andamento delle vicende di cui sono protagonisti. Alberto Gandolfo è Sebbastiano, il padre; Federico Bizzarri interpreta Dennis, il figlio maggiore; Francesco Giordano impersona il ruolo del titolo. Un terzetto abilissimo, anche nell’affrontare la lingua inventata con cui si esprimono i loro personaggi. Un comprensibile mix di espressioni arcaiche e dialettali, che contribuisce a definire il piccolo mondo – fuori dal tempo e dallo spazio – in cui agiscono.