di Paolo Pagliaro
A Trapani si stanno processando i giovani tedeschi che cinque anni fa, a bordo della nave Iuventa della loro ONG, misero in salvo 2000 persone. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e rischiano fino a 20 anni. Ma ieri per la terza volta è saltato l’interrogatorio dell’imputato princiale, il comandante della nave, perché in Questura e in Procura mancano gli interpreti. La prima volta, un mese fa, fu utilizzata una guida turistica, persona colta e di madrelingua tedesca, ma incapace di tradurre anche i più elementari termini giuridici, come imputato o verbalizzante. La seconda volta si fece ricorso a un funzionario di polizia in pensione, e di nuovo non fu possibile concludere l’interrogatorio, come è accaduto – con lo stesso interprete – di nuovo ieri. I difensori lamentano anche che solo il 3% del fascicolo sia stato tradotto in una lingua comprensibile agli imputati. Commentando l’accaduto, l’Associazione Europea dei Traduttori giudiziari sostiene che “una remunerazione ridicola tiene gli interpreti qualificati lontani dalle aule di tribunale”.
Non si sa se sia più o meno grave il fatto che la stessa cosa sta accadendo in editoria. Anche qui i traduttori protestano perché i loro compensi sono fra i più bassi d’Europa, in media tra i 15 e i 18 mila euro lordi l’anno Sono circa 1500 professionisti, l’85% donne, e in un appello lanciato in vista della Fiera Più Libri Più Liberi che si apre mercoledi a Roma, chiedono salari più dignitosi, magari grazie a una piccola percentuale sul numero delle copie vendute. E chiedono che, come accade in Germania, sia creato un fondo nazionale a sostegno delle traduzioni. Perché anche la traduzione è un’arte, per quanto invisibile e pagata a cottimo.