Non l’ha detto apertamente e in maniera esplicita Vladimir Putin, ma quando parla di una nazione (la Russia, ndr) disposta a difendere i suoi interessi nazionali con ogni mezzo disponibile, è chiaro che il riferimento sia alla questione nucleare. Mosca considera l’atomica non come uno strumento di offesa, quanto di difesa, o meglio di risposta a un eventuale attacco subito. Insomma, il rischio che il conflitto ucraino-russo sfoci in un dramma nucleare, a quasi ottant’anni dall’ultima volta che in una guerra è stato utilizzato questo tipo di ordigno, c’è. Se sia strategia della tensione, o del terrore verrebbe da dire, o reale intenzione non è dato saperlo. Da Washington, il portavoce del dipartimento di Stato Ned Price ha apertamente detto che ogni discorso “alla leggera” sull’uso dell’arma nucleare è irresponsabile. E, a proposito di Washington, Mosca non ha chiuso al dialogo con gli States, a patto che sia “paritario ed equilibrato”, con la consapevolezza che la Russia non è disposta a fare concessioni unilaterali. In altre parole, qualunque negoziato verrà intrapreso sarà in salita. Ma comunque necessario se la minaccia nucleare diventerà giorno per giorno più concreta. Intanto, dalla Nato il segretario generale Jens Stoltenberg più che della questione atomica è preoccupato delle operazioni sul campo dei russi. In un’intervista al Financial Times, Stoltenberg ha detto: “La Russia sta cercando di arrivare a un congelamento della guerra, almeno per un breve periodo, in modo da raggrupparsi, riparare i mezzi, riprendersi e quindi riprovare a lanciare una massiccia offensiva la prossima primavera”. (feb – 8 dic)
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