Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Scandalo del superbonus
lo Stato è complice

di Salvatore Tropea

Ci sarà un’istituzione, un organismo, un magistrato capace di mettere ordine in quel marasma creato col superbonus 110% che non è tale da tempo semmai lo sia stato? Perché se esiste, allora non si capisce per quale misteriosa ragione non abbia messo mano a quello che da tempo si configura ormai come uno sperpero da parte dello Stato consumato attraverso il mancato controllo delle aziende che si occupano di questi lavori.
Premesso che non tutte le aziende del settore operano nell’irregolarità più selvaggia e fuori controllo, resta il fatto che un numero consistente di esse scorrazza come se fosse in terra di nessuno non ponendosi il problema del rispetto delle regole. All’origine di questa grottesca situazione c’è la scrittura di un provvedimento che, come spesso si verifica nel nostro paese, è incomprensibile e dunque tale da renderlo facilmente eludibile.
Intanto va detto che non è una questione di paternità politica avendo tutti messo mano a questa sconcezza con la quale combattono oggi migliaia di cittadini senza avere la benché minima idea di come venirne a capo. E, quello che è peggio, è che col passare dei giorni la situazione si complica ed ogni tentativo di mettere ordine non fa che avere l’effetto contrario.
Il fatto è che nel confuso e non disinteressato tentativo di far ripartire un settore come l’edilizia e dunque creare posti di lavoro è stata privilegiata la strada all’italiana e così si è assistito alla nascita di imprese, sbucate come funghi dal nulla, prive di competenze e interessate a entrare nel nuovo business, confidando nella cronica assenza di strumenti e personale di controllo. Fiutata la quale, un numero sempre più vasto di imprenditori improvvisati ha pensato bene di cavarsela ricorrendo all’appalto cui ha fatto seguito il subappalto a sua volta riprodotto in un altro subappalto. Fino a perdere completamente le tracce di dove si è cominciato e di dove si è finiti.
Non c’è mai un responsabile, a cominciare dal direttore dei lavori, al quale fare riferimento per il semplice motivo che non si è mai fatto vedere né all’inizio né nel corso dei lavori. L’interlocutore, quando si riesce a risalire al vertice della società, è sempre un signore che promette, assicura, rinvia, mentendo sapendo di mentire. In molti casi è una signorina che naturalmente si trincera dietro un muro di “riferirò” non sa neppure lei a chi.
E intanto si procede con nuovi interventi, modifiche che complicano anzichè semplificare, altro danaro pubblico che viene speso, senza che qualcuno provveda a quei controlli che sfoltirebbero in misura consistente il numero delle imprese improvvisate e truffaldine.
Un esempio: alcune di queste si sono rivolte ad aziende che non hanno sede in Italia per gli infissi per poi arrivare a giustificare la loro inadempienza col fatto che è scoppiata la guerra in Ucraina. Come se l’Ucraina fosse il solo paese europeo nel quale poter produrre infissi o altro. Il campionario è fantasioso, lungo e privo pudore. A fronte del quale ciò che offende e indigna i cittadini è l’incapacità o la scarsa volontà dello stato di porre rimedio. Un comportamento, questo, assai prossimo alla complicità.

(© 9Colonne - citare la fonte)