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direttore Paolo Pagliaro

DI MATTEO: DIFENDERE
L’ERGASTOLO OSTATIVO

“È attorno all'ergastolo ostativo che ora si giocherà la partita decisiva tra Stato e mafia”. Con l'ultimo boss stragista finito dietro le sbarre, Nino Di Matteo, in procinto di tornare alla Direzione nazionale antimafia dopo l'esperienza al Csm, intervistato da Repubblica guarda alla mafia che verrà. “Non solo i Graviano, ma direi un'intera generazione di mafiosi tra i 50 e i 65 anni, coltiva ancora la speranza di potere uscire dal carcere. Sono gli arrestati nel periodo immediatamente successivo alle stragi quando le indagini hanno potuto contare sulla grande spinta delle collaborazioni e importanti processi hanno portato a centinaia di ergastoli. Molti di loro hanno trascorso in cella 30 anni e dunque potrebbero godere di alcuni benefici. Sono certo che questi irriducibili non si rassegnano all'idea di morire in carcere” anche se “il decreto del governo va nella direzione giusta, alzando paletti importanti, ma lascia aperti alcuni varchi”. “Da sempre, nelle strategie più alte di Cosa nostra, l'obiettivo politico è stato quello di arrivare a eliminare gli ergastoli. Anche la stagione delle bombe del '92-94, la strategia della tensione (della quale anche la mafia fu protagonista), aveva come obiettivo l'abolizione dell'ergastolo e del 41 bis. E negli anni successivi, con benefici e sconti di pena per i dissociati, la mafia ha continuato a coltivare questa speranza”. (24 GEN - deg)

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