di Paolo Pagliaro
Per chi si interessa di politica è un piccolo evento l’uscita del libro edito dal Mulino con il titolo “Fratelli di Giorgia”. Lo firmano il direttore dell’Istituto Cattaneo, Salvatore Vassallo, e il sociologo Rinaldo Vignati, i quali hanno indagato sulle fortune e le virtù che hanno portato alla guida della nazione gli eredi di una tradizione politica – quella del Msi e di An - che sembrava destinata a estinguersi.
Tra le fortune ci sono l’imperizia di Salvini e le divisioni della sinistra, le virtù sono riconducibili alle qualità della leader, a quel misto di coerenza, duttilità e fiuto politico che le ha consentito di fare molto con poco.
La tesi del libro è che questa terza versione della Fiamma realizza l’antico progetto di dare vita a un partito nazional-conservatore, ora inserito a pieno titolo nel sistema democratico e capace di rappresentare un elettorato molto più ampio rispetto alla comunità degli sconfitti e ai custodi della nostalgia che avevano fondato il MSI.
Vassallo e Vignati sconsigliano, parlando di Fratelli d’Italia, l’uso di termini come neofascista, postfascista e derivati che dovrebbero essere maneggiati con particolare cautela da parte di chi ha a cuore i principi e le regole della democrazia liberale. Ma non escludono che .– in un contesto in cui le tensioni sociali dovessero crescere e la prova del governo si rivelasse fallimentare - la retorica di Giorgia Meloni possa tornare aggressiva, e attingere nuovamente a narrazioni cospirazioniste imboccando poi la scorciatoia di un presidenzialismo senza capo né coda come quello proposto fino a oggi. Il futuro è tutto da scrivere.