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direttore Paolo Pagliaro

Nigeria, Italia
e il mondo che verrà

di Paolo Pagliaro

Ci sono diversi motivi per cui ci riguarda ciò che accade in Nigeria, dove si è votato sabato. Una ragione l’ha spiegata qualche anno fa l’economista inglese Stephen D. King. A chi gli chiedeva che direzione stesse prendendo il mondo suggerì di tenere sotto osservazione gli opposti destini demografici di Italia e Nigeria. Riassumendo: nel 1950 gli abitanti della Nigeria erano 38 milioni, l’1,5% della popolazione mondiale. Gli italiani erano 47 milioni , l’1,9% . Oggi i nigeriani sono 213 milioni e gli italiani meno di 60. Prima della fine del secolo la Nigeria avrà, secondo le previsioni dell’Onu, 750 milioni di abtanti, e sarà il terzo paese più popoloso del pianeta . Gli italiani saranno meno di 50 milioni. In Nigeria l’età media sarà di 18 anni, in Italia di 54. Questo spettacolare capovolgimento è un assaggio del mondo che verrà e dei nuovi equilibri non solo demografici.

Già oggi la Nigeria è il paese da cui ha origine la maggiore diaspora del continente: i nigeriani sono i più numerosi tra i gruppi africani che vivono nell’Unione europea, compresa l’Italia. Ed è la Nigeria il primo Strato dell’Africa subsahariana da cui arrivano, con i barili di petrolio, anche i migranti. Ma Lagos è anche un punto di riferimento mondiale per la musica, il cinema, la moda. Sarebbe vitale anche per noi che in Nigeria economia e democrazia crescessero insieme. Le cronache degli inviati ci dicono però che due terzi di chi pochi giorni fa si era icritto nel registro degli elettori non si è poi presentato ai seggi. Che il presidente eletto avrebbe 86 anni ma ne dichiara 70. Che tutti i candidati sconfitti denunciano brogli. La partita è in corso e noi siamo spettatori interessati.

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