Bisognerebbe rinfrescarsi la memoria andando a rileggere le amare riflessioni che faceva Giuseppe Di Gennaro, nel suo libro sulla “Guerra della droga” (ed. Mondadori, 1991), per comprendere come quella “guerra”, dichiarata oltre mezzo secolo fa dagli americani, sia perduta da tempo. Di Gennaro fu nominato direttore dell’Unfdac ( così si chiamava allora l’agenzia antidroga delle Nazioni Unite, oggi UNODC) e lavorò con grande impegno, durante il suo mandato, per aumentare “la forza dell’esercito antidroga” pur tra mille ostacoli dovuti alle gelosie interne all’Onu, alle mosse di governi che cercavano di condizionare il lavoro nei paesi considerati sotto la loro influenza, a quelle di politici sud americani che parlavano di lotta alla droga e poi facevano il gioco dei narcotrafficanti, alle potenti lobbies politico finanziarie che dietro una facciata pulita nascondevano gli interessi economici delle organizzazioni internazionali del crimine.
L’illusione di cambiare il mondo ( come lui stesso ebbe a dire) lo accompagnò fino alla fine del suo incarico, revocato senza una spiegazione plausibile e con il consenso del governo italiano, dopo che aveva osato dichiarare che gli Stati Uniti, i quali tanto predicavano per le fumigazioni delle piantagioni di coca in Colombia, avrebbero dovuto dare l’esempio distruggendo le vaste coltivazioni di marijuana ( la varietà “sensimilla” con il più alto contenuto di tetraidrocannabinolo) che in California erano talmente estese da divenire la principale risorsa agricola dello Stato.
Il tema della lotta alla droga non è più, da un po’ di tempo ormai, al centro di una speciale attenzione dei politici e lo diventa solo quando, per ottenere consensi e sostegno elettorale, questi ne parlano con toni magniloquenti, perché sanno bene che la materia stimola l’emotività della gente. Le forze di polizia in Italia, comunque, continuano con il consueto impegno nell’attività di repressione del traffico e spaccio di stupefacenti, come evidenziato anche dai dati statistici relativi al primo trimestre 2023 elaborati alcuni giorni fa dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Dipartimento della Pubblica Sicurezza): 17.977kg di stupefacenti sequestrati (nello stesso periodo del 2022 furono 19.739kg), di cui 5.458kg di cocaina (10.356 nel 2022), oltre 12.000kg tra hashish e marijuana ( poco meno di 9.000kg nello stesso periodo del 2022), a conclusione di 4.950 operazioni antidroga (4.646 nel 2022), con la denuncia all’a.g. di 6.517 persone di cui 2.272 stranieri e 303 minorenni ( erano state 6.753 di cui 2.266 stranieri e 262 minorenni nel 2022).
Le principali aree di accesso al territorio nazionale per la cocaina, che è sempre particolarmente richiesta dal mercato, continuano ad essere quelle della frontiera marittima con 1.918kg intercettati a bordo di imbarcazioni nelle acque internazionali e nei porti di Savona (1.512kg), di Gioia Tauro (483kg), di Salerno (272kg), di Livorno (228kg). L’ azione antidroga è proseguita anche in questo scorcio di aprile con altri 53kg di cocaina sequestrata dai finanzieri nel porto di Livorno (arrestati tre albanesi), occultata in un container sbarcato da una nave giunta dal Sudamerica, con altri 35kg scoperti nelle ruote di scorta di un automobilista arrestato dai poliziotti sulla Torino-Bardonecchia, per arrivare, da ultimo, alle oltre due tonnellate contenute, ben imballate, in settanta colli galleggianti con un dispositivo luminoso per consentirne il rintraccio, al largo delle coste orientali della Sicilia e recuperate dai finanzieri del Reparto aeronavale di Palermo.
Già a febbraio, nel mare di Lampedusa, un peschereccio aveva recuperato circa 200kg di cocaina. Questi rinvenimenti fanno pensare anche alla possibilità di lanci in mare della droga da parte di aerei di piccole dimensioni che potrebbero decollare da piste clandestine esistenti in alcune aree delle coste libiche e tunisine. Un fatto è certo: questi “galleggiamenti” sono una novità così come lo è stato quello, nel febbraio scorso, scoperto dalla polizia neozelandese che ha individuato, nel Pacifico, circa tre tonnellate di cocaina, ben imballate e affidate alle onde. Senza dimenticare il rinvenimento, negli ultimi mesi, da parte della polizia spagnola, di tre semisommergibili abbandonati ed usati verosimilmente dai colombiani per il trasporto della cocaina lungo la rotta del Pacifico verso l’Europa.
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