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direttore Paolo Pagliaro

''MANZONI POPOLARE
NON POPULISTA''

Il 22 maggio del 1873, centocinquanta anni fa, moriva Alessandro Manzoni: gli ultimi mesi di vita dell’autore dei Promessi Sposi furono molto difficili, funestati dalle conseguenze del trauma cranico provocato da una caduta avvenuta all’inizio di quell’anno, nonché dalla morte del figlio maggiore Pier Luigi, avvenuta il 28 aprile. Ormai da dodici anni l’Italia era unita, da circa due Roma era la sua capitale. “Un grande scrittore, un grande italiano, un grande milanese” lo definisce il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto a Milano a Casa Manzoni dopo aver deposto una corona al monumento funebre dello scrittore, sepolto al Famedio del Cimitero monumentale di Milano. Mattarella ricorda  “quanto l’Italia gli sia debitrice, in termini di pensiero, di produzione letteraria, di esempio morale, di evoluzione della lingua”, parlando dello scrittore come un “ispiratore e un propulsore del nostro Risorgimento e dell’Unità d’Italia. Ed è, a tutti gli effetti, un padre della nostra Patria”. “Cattolico integrale, ma mai integralista” era Manzoni secondo il capo dello Stato: da senatore, ricorda, “non ebbe alcuna remora nel votare a favore di Roma capitale, nonostante la minaccia di scomunica papale”. Mattarella, nel suo discorso, non nasconde le voci critiche sullo scrittore, rievocando “le riserve di Gramsci e di altri studiosi sul cosiddetto ‘paternalismo’ manzoniano o sul suo vero o presunto ‘moderatismo’. Non spetta certo a me rievocare o valutare queste controversie politico-letterarie, peraltro influenzate dallo spirito dei tempi in cui si svilupparono” aggiunge il presidente.  “A proposito del Romanticismo e del Risorgimento italiano si cita spesso la triade Dio, Patria, Famiglia, quasi in contrapposizione alla triade della Rivoluzione Francese, Libertà, Eguaglianza, Fraternità. È una cesura eccessivamente schematica” sottolinea ancora Mattarella, spiegando che “il romantico e cattolico Manzoni, in verità, non rinnega i valori della Rivoluzione Francese, anzi, li approva e li condivide, insistendo soprattutto sul quello più trascurato, la fraternità”. C’è poi un passaggio del discorso del capo  dello Stato in cui il passato sfiora più sensibilmente il presente: “Sono state scritte pagine illuminanti sulla sua vicinanza, l’empatia, la condivisione nei confronti delle masse popolari, che per la prima volta diventano protagoniste di un romanzo. Utilizzando una terminologia moderna, di oggi, possiamo parlare di un Manzoni certamente ‘popolare’, ma non ‘populista’” sottolinea il presidente, per poi aggiungere: “Il legame controverso che Manzoni stabilisce tra potere e opinione pubblica, tra giustizia e sentimenti diffusi, ci induce a riflettere - sia pure in tempi incommensurabilmente distanti - sui pericoli che oggi corrono le società democratiche di fronte alla diffusione del distorto e aggressivo uso dei social media, dell’accentramento dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi, della disinformazione organizzata e dei tentativi di sistematica manipolazione della realtà. E, anche, sulla tendenza, registrabile in tutto il mondo, di classi dirigenti a assecondare la propria base elettorale o di consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno tramite i sondaggi, piuttosto che dedicarsi a costruire politiche di ampio respiro, capaci di resistere agli anni e di definire, in tal modo, il futuro. Già nei Promessi Sposi, nei capitoli dedicati alla peste, Manzoni scriveva icasticamente a proposito di questi rischi: ‘Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune’”. “La ‘Storia della Colonna infame’ - un capolavoro di letteratura civile, compreso e rivalutato soltanto a partire dal secolo scorso - ci ammonisce di quanto siano perniciosi gli umori delle folle anonime, i pregiudizi, gli stereotipi; e di quali rischi si corrano quando i detentori del potere - politico, legislativo, giudiziario - si adoperino per compiacerli a ogni costo, cercando soltanto un consenso effimero – conclude Mattarella - Un combinato micidiale, che invece di produrre giustizia, ordine e prosperità - che è il compito precipuo di chi è chiamato a dirigere - produce tragedie, lutti e rovine”. A celebrare questo anniversario anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni:   “L’Italia e gli italiani celebrano oggi Alessandro Manzoni. La Nazione rende omaggio ad un grande italiano, dal pensiero universale e sempre attuale, che ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della lingua italiana e ha accompagnato, con le sue opere, il Risorgimento e il cammino verso l’Unità d’Italia. Manzoni è un grande esempio di amore per l’Italia, per la sua storia e per la sua produzione letteraria. I suoi scritti hanno contribuito, e continueranno a contribuire, alla formazione dell’identità nazionale e alla crescita culturale e civile del nostro popolo. A 150 anni dalla sua morte celebriamo la sua grandezza e rinnoviamo il nostro impegno per custodire e valorizzare la sua eredità”. (Roc – 22 mag)

 

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