Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Sanita’, Cantu’ (Lega): un ddl per balzo in avanti medicina territoriale

Roma, 24 mag - Nel corso di una conferenza stampa in Senato è stato presentato il disegno di legge della Lega per il potenziamento della medicina territoriale. “Il provvedimento prevede la creazione di una Rete vicina al cittadino dalla presa in carico fino alle cure specialistiche, in cui il medico di assistenza primaria può contare sul supporto degli specialisti per prevenire, assistere e rispondere ai bisogni che non richiedono ospedalizzazione, anche attraverso il rafforzamento delle attività di teleconsulto”, commenta Maria Cristina Cantù, vicepresidente della commissione Sanità e prima firmataria del ddl. “Più sburocratizzazione, attraverso l’obbligo di utilizzare il fascicolo sanitario elettronico, nuove regole d’ingaggio e misure per l’incremento dei medici, un sistema di remunerazione che premia il merito, prevedendo anche un controllo delle attività e dell’appropriatezza del servizio. Su oltre 20 milioni annui di accessi al Pronto soccorso, il 90% non sfocia in un ricovero: investire nella medicina territoriale significa intervenire su tali cronicità, sanabili attraverso un’attività di prevenzione”, sottolinea la senatrice. “Questo potenziamento quanti-qualitativo – aggiunge Cantù - si sviluppa su una serie di direttrici molto articolate, che puntano a rendere più attrattiva la professione per i giovani medici, anche in sede di accesso  al corso per medico di medicina generale. Come cambio di paradigma c’è l’incremento delle borse di studio che sono portate a una remunerazione sostanzialmente in linea con quelle delle borse di studio per le specializzazioni mediche, nelle more di quello che sarà un riordino complessivo del corso di formazione specifica del medico di cure primarie, che sarà iscritto a pino regime al ruolo unico del medico di assistenza primaria”. “Poi – continua - sono previsti una serie di meccanismi atti a consolidare gli incarichi che vengono conferiti ai neoassunti, in una logica di progressiva massimizzazione di un monte orario inferiore alle 38 ore settimanali, che consente di prefigurare delle remunerazioni sufficientemente attrattive rispetto a incarichi ad oggi conferiti a 24 ore. In sostanza noi arriviamo a prefigurare in un orizzonte temporale molto stringente una medicina territoriale, con questo ddl, che è veramente in grado di fare un balzo in avanti nell’assistenza e cura di tutti i bisogni che non richiedono un’ospedalizzazione, evitando ai cittadini code interminabili ai pronto soccorso”. La proposta è stata accolta positivamente dai sindacati di categoria, intervenuti alla presentazione. Per il segretario generale nazionale FIMMG, Silvestro Scotti, “il testo mette un punto fermo sulla libertà di scelta del cittadino, che ha il diritto di avere un medico di famiglia con cui stabilire uno stretto rapporto di fiducia. Importante l'impegno per risolvere l'attuale grave carenza, prevedendo l'inserimento di almeno un medico ogni 1000 residenti. Il richiamo al PNRR faciliterebbe inoltre i percorsi per arrivare ad accordi contrattuali che sviluppino nei territori l'associazionismo, la continuità dell'assistenza e l'utilizzo di dispositivi medici per una migliore gestione dei pazienti cronici nello studio del loro medico e dei più fragili al loro domicilio. Particolarmente innovativa la previsione di una riqualificazione del settore con investimenti non solo sulle strutture ma anche sui professionisti”. Per il presidente nazionale SNAMI, Angelo Testa, è “un disegno di legge che, con la dovuta attenzione alle carenze attuali, programma la sanità territoriale del futuro, valorizzando la figura del medico di medicina generale che torna ad essere il centro della assistenza sul territorio. Cronicità, innovazione, telemedicina ed investimenti che danno una speranza di futuro ad un settore abbandonato negli anni al proprio destino”. Un plauso arriva anche dal presidente Enpam, Alberto Oliveti, che conferma “l’impegno per supportare reti di studio idonee” e aggiunge: "bisogna rilanciare le reti degli studi professionali: questi devono avere un livello appropriato di tecnologia, interconnessione e personale di supporto per permettere forme di mono o pluri-professionali di assistenza sul territorio, e che siano finalizzati all’integrazione professionale dei vari livelli di prevenzione e di cura”, conclude. (PO / Roc ) //// 

(© 9Colonne - citare la fonte)