di Paolo Pagliaro
Il degrado di Roma – sui marciapiedi, nei parchi, nelle piazze, nei cimiteri, - è documentato ogni giorno dalle immagini di una rivista digitale che si chiama opportunamente “Roma fa schifo”, consultabile sui social. Chissà che le cose non migliorino ora che il Campidoglio ha finalmente deciso di chiedere aiuto ai cittadini, approvando – 8 anni dopo che la giunta Marino lo aveva promesso - il Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni, che incentiva la partecipazione e a cui molte amministrazioni hanno già fatto ricorso.
Lo strumento sono i patti di collaborazione, lo spirito è quello dell’articolo 118 della Costituzione che prescrive a governo ed enti locali di favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
E’ anche grazie a questi patti che Milano salverà la Goccia, la foresta della Bovisa, Genova ha ritrovato le piazze del Sestriere di Prè, Bagheria può mettere a disposizione dei bambini le proprietà confiscate alla mafia, Bologna raggiunge gli obiettivi di riduzione dei rifiuti attraverso il riuso, il riciclo, il baratto e la logica del dono, bene immateriale non meno prezioso di un marciapiede pulito.
Labsus, il laboratorio per la sussidiarietà, tiene on line l’archivio aggiornato dei patti che consentono di trasformare un bene pubblico in un bene comune. Ne ha censiti più di mille in tutta Italia. La scommessa è dimostrare che anche a Roma c’è un’alternativa al cinismo, alla sfiducia e al menefreghismo che da tempo sembrano l’unica cifra distintiva della città.