Alcuni giorni fa il sindacato della Polizia di Stato Silp-CGIL ha organizzato una manifestazione di protesta in tutto il Paese con presidi simbolici di agenti davanti alle Prefetture di molte città. Mobilitazione legittima e necessaria per cercare di scuotere il Governo da quella apatia che lo contraddistingue – come i Governi degli anni passati – sui temi della sicurezza e sulle risorse adeguate da garantire a chi è chiamato istituzionalmente a tutelarla.
Stupisce come non siano scese in campo anche le altre organizzazioni sindacali della Polizia perché i problemi, anche gravi, riguardano tutti i poliziotti, le Questure e gli altri uffici periferici (Polizia Stradale, Ferroviaria, della Frontiera, Reparti Mobili ecc..) dove essi prestano servizio. Un comparto della sicurezza sempre più abbandonato, a cominciare dalle carenze di personale accentuate dai mancati rimpiazzi di chi va in pensione, ai mancati rinnovi dei contratti di lavoro (fermi al 2021, quello dei dirigenti addirittura al 2017), alla esigenza, più volte prospettata, di revisione e riordino delle carriere, agli straordinari pagati con grande ritardo, al fenomeno dei suicidi (ben 28 dall’inizio del 2023).
I pensionamenti, nei prossimi anni, supereranno le assunzioni e si creerà un vuoto drammatico nell’organico della Polizia di Stato (già carente di circa diecimila unità) che già lo scorso anno, in piena campagna elettorale, il sottosegretario all’interno Molteni aveva quantificato in diverse migliaia di operatori (30mila?) entro il 2030. La stampa locale ha dato buon risalto mediatico alla sacrosanta protesta del sindacato (silenzio della stampa nazionale) e in alcuni casi una delegazione è stata ricevuta dai prefetti per una doverosa attenzione istituzionale. Molteni che, come accennato, fa parte del Governo ripete che “la sicurezza non è un costo ma la precondizione per lo sviluppo nell’intero Paese (..) che le moderne sfide legate alla sicurezza si vincono (..)investendo sul rafforzamento degli organici, sul potenziamento delle dotazioni…” (Convegno sulla sicurezza organizzato dal sindacato di polizia COISP, Lecce,13 luglio scorso) e sul punto non si può che essere pienamente d’accordo. Servono, tuttavia, fatti concreti e non mere dichiarazioni perché, nel frattempo, l’insicurezza pubblica che caratterizza molte città italiane è diventata insopportabile.
E per rendersene pienamente conto, senza attendere le statistiche sull’andamento della delittuosità in Italia (parliamo dei delitti denunciati ma quelli commessi sono di più) che di norma vengono fatte in occasione di momenti particolari (Festa della Polizia, bilancio di fine anno), sarebbe sufficiente dare, ogni giorno, uno sguardo alla rassegna stampa locale pubblicata sul sito istituzionale della Polizia, dove tutti i “fattacci” di cronaca trovano spazio. E sono molti, troppi e di questi non vi sono annotazioni sui “mattinali” che vengono posti all’attenzione dei vertici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza (Capo della Polizia) e del Viminale (Ministro dell’Interno) che, lo ricordiamo, è Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza e in tale veste responsabile politico della gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza. Episodi di violenza e di una gravità che è difficile rilevare negli anni passati- Una escalation della criminalità che si deve poter contrastare solo aumentando la presenza di pattuglie di polizia nei vari ambiti provinciali, prima che la situazione sia definitivamente fuori controllo.