L’intransigenza più volte dichiarata contro i narcotrafficanti e l’idea di militarizzare i porti ecuadoregni per contrastare adeguatamente il traffico di cocaina, sono costate la vita a Fernando Villavicencio, candidato alle presidenziali in Ecuador, ucciso a colpi di pistola da un gruppo di sicari ( tutti colombiani, arrestati poco dopo) durante un comizio. A distanza di poche ore un altro attentato è stato compiuto contro l’aspirante parlamentare Estefany Puente, rimasta illesa dopo che alcuni uomini avevano sparato diversi colpi di pistola sul parabrezza dell’autovettura da lei condotta mentre nella città di Esmeraldas è stato assassinato da due sicari in motocicletta un esponente del partito di sinistra dell’ex presidente Rafael Correa. Episodi che, sommati agli omicidi, nei mesi passati, del sindaco di Manta e del candidato a sindaco di Puerto Lopez, hanno indotto il Capo dello Stato a proclamare lo stato di “excepcion” (emergenza) per sessanta giorni in tutto il paese dopo averlo imposto, negli ultimi mesi, nell’intera provincia di Guayas e in quella di Esmeralda.
L’Ecuador, in realtà, con il passar degli anni si è trasformato da semplice luogo di transito della cocaina ( di produzione colombiana e, in parte, peruviana) a principale piattaforma logistica per la sua distribuzione a livello mondiale, piazzandosi al terzo posto nella classifica dei Paesi con il più elevato numero di sequestri (nel 2022, 179 ton. di cocaina, 353kg di eroina, 16,6 ton di marijuana e 5,2ton di pasta base di cocaina). A questo si aggiunga pure che nel corso del 2022 sono state individuate diverse piantagioni di coca al suo confine con la Colombia. Questo mutamento di ruolo dell’Ecuador nel contesto del narcotraffico mondiale ha determinato un considerevole aumento della violenza che ha interessato anche diverse carceri con decine di morti tra i reclusi. La stragrande maggioranza dei grandi carichi di cocaina intercettati in Europa negli ultimi anni ( in particolare nei porti belgi, olandesi, francesi, spagnoli, italiani) provengono dal porto di Guayaquil, il più grande del Paese, articolato su cinque differenti scali a gestioni interne completamente private e nel contesto di una città dove si susseguono violenti scontri tra bande, omicidi e attentati alle istituzioni.
L’afflusso di ingenti quantitativi di cocaina dalla Colombia ha determinato un aumento delle bande ecuadoriane e, tra queste, quella dei Los Choneros che già tre anni fa contava circa 12mila membri e che, poi, si è divisa in due gruppi, i Chone killers che controllano l’area di Guayachil e i Tiguerones, padroni di quella di Esmeralda. Lo scenario criminale è mutato nel 2021, quando i Chone Killers e i Tiguerones si sono uniti alle altre due bande dei Los Lobos e Los Pipos nella nuova organizzazione criminale chiamata “Nueva Generation” per testimoniare lo stretto rapporto con il quasi omonimo cartello dei messicani denominato “Cartello di Jalisco Nueva Generation”, per contendere i mercati illeciti ai Los Choneros rimasti fedeli all’altro cartello messicano di Sinaloa e in “affari” anche con il gruppo dissidente (Fronte Oliver Sinisterra)della guerriglia colombiana delle Farc.
La presenza, poi, di gruppi criminali balcanici, soprattutto albanesi, sempre in Ecuador, e di esponenti della mafia calabrese, rende il panorama criminale del narcotraffico ancor più drammaticamente pericoloso. Con riferimento ai Paesi principali destinatari finali della cocaina, l’Italia si colloca al sesto posto, tenuto conto della droga giunta o diretta nei suoi porti, mentre i porti belgi sono al primo posto e quelli olandesi al secondo (in quello di Rotterdam, a metà luglio scorso, si segnala il sequestro record di otto tonnellate di cocaina all’interno di un contenitore di banane provenienti dall’Ecuador). Alle richieste di collaborazione avanzate dal Presidente dell’Ecuador negli ultimi due anni, l’UE ha messo a disposizione diversi programmi di “capacity building” tra cui Eurofront (relativo all’assistenza nella gestione delle frontiere), El PAcTO (assistenza contro la c.o.), COPOLAD ( in tema di politiche antidroga) e SEACOP ( sul contrasto ai traffici illeciti) mentre un magistrato italiano è presente nel Paese come esperto nel contesto del programma europeo di sostegno al sistema delle carceri ecuadoriane dove si continuano a registrare violentissimi scontri tra consorterie criminali.