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direttore Paolo Pagliaro

La campagna d’odio
contro Napolitano

di Paolo Pagliaro

La macchina propagandistica del leader leghista Salvini per molti anni si è chiamata la Bestia. Questo perché funzionava alimentando e rilanciando i sentimenti negativi degli utenti dei social network. Gran parte dei messaggi postati da Salvini suggeriva emozioni di tristezza, paura, rabbia e disgusto, come accertato dal prof. Pierluigi Vitale, docente di Information design all’Università di Salerno, che ne ha analizzati oltre 8 mila. Frasi di derisione dell’avversario politico, di scherno per l’immigrato, di disprezzo per ogni pensiero critico o solo anticonformista.

L’operazione ha avuto un grande successo, dimostrando che Umberto Eco aveva ragione quando sosteneva che il web avrebbe dato un quarto d’ora di gloria ad ogni cretino.

Le studiose Sara Bentivegna e Rossella Rega hanno scritto per Laterza un libro – “La politica dell’inciviltà” - in cui spiegano che ques’ttlima è sempre esistita, ma oggi è diventata una vera e propria risorsa strategica. Politici impegnati più a demonizzare e screditare gli avversari che non a risolvere conflitti inducono i loro adepti a imitarli, ad accanirsi contro il nemico di turno pur di catalizzare l’attenzione e conquistare qualche fugace momento di celebrità.
Ha queste radici l’ultima campagna d’odio affidata ai social, che ha come bersaglio Giorgio Napolitano e come prima vittima la pietà.

(© 9Colonne - citare la fonte)