Un’iniziativa parte di un approccio culturale che si sviluppa all’interno degli spazi di lavoro, come valore aggiunto al vivere quotidiano: ART & CO. e Isorropia Homegallery annunciano la mostra “Skin Types” di Manuela Toselli, presso la sede di Crescenzi & Co., a Milano, dallo scorso 24 ottobre fino al 21 gennaio 2024, con ringraziamento alla milanese Nuova Galleria Morone. Porte aperte all’arte e alla cultura per creare un dialogo multidisciplinare a sostegno della crescita di persone e imprese. Il titolo prende spunto dalla serie dei nuovi lavori che l'artista Manuela Toselli ha cominciato nel 2019 e che oggi presenta per la prima volta al pubblico. Le opere sono dei traumi, delle esperienze che il corpo emotivo elabora nello stesso modo in cui il corpo fisico risponde ad una offesa. L’artista in questa serie di nuove opere utilizza tre materiali che presentano tre temperature differenti: la pelle, la seta e il legno. La seta è il materiale più caldo, il legno ha la temperatura intermedia, la pelle animale è uguale a quella dell’uomo, ed è fredda quando muore. Il materiale è per l’artista una sorta di alter ego, con il quale essa si relaziona all’esterno, declinando concetti ed aspetti diversi, con il lavoro. Un punto determinante per la comprensione delle sue opere sono i titoli, che assumono un aspetto concettuale fondamentale e imprescindibile dalla forma, che tende a confondere e ad allontanare dal messaggio. In una società che si basa sempre più sull’apparenza e sulla superficie, Toselli propone forme esteticamente belle, che presuppongono in modo erroneo una mancanza di contenuto e spessore. In questa mostra, pensata per la sede di Crescenzi & Co, Toselli propone attraverso le sue opere un’idea di rinascita, di difesa all'offesa dell’altro e molti spunti d’indagine. I colori forti, "pop", sono una scelta ricercata e voluta per questo progetto. Manuela Toselli (Torino 1971) vive e lavora nella provincia di Udine. Nella sua ricerca, la quotidianità e ciò che scuote la sua attenzione diventano motivo d’indagine, che rielabora attraverso meccanismi di personale astrazione. La seta, pura o accompagnata da altri materiali di supporto, è il medium che predilige. In questo materiale l’artista ha trovato notevoli aspetti filosofici e concettuali, e rimane come unica costante del suo lavoro, seppur sia difficile trovare coerenza in forme e aspetti così mutevoli nella sua analisi. La seta assume la valenza di pelle, è qualcosa di simbolico e organico, sul quale agire, tagliare, ricucire, sovrapporre, tendere, stropicciare, ricamare e incollare. Dopo un laboratorio che l’artista ha tenuto con alcuni bambini soggetti da disabilità visiva, a cui è seguita una mostra dal titolo “L’invisibile evidente”, presso il Museo Civico del Territorio Alessandro Pesaola del Comune di Cormons (GO) in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti della Città di Pordenone, ha appreso che il materiale preserva anche una temperatura. La seta è calda, anche se si origina da una morte, mantiene una vitalità che è specifica del filato. La seta è infatti l’unico materiale capace di mantenere la nostra temperatura corporea costante e per questa ragione viene utilizzato per la costruzione di abiti tecnici. “Quanti tipi di pelle abbiamo? Alla domanda: chi sei? Spesso rispondiamo con quella che è la nostra professione. Noi siamo quello che facciamo, ma lo siamo realmente? La nostra professione dice solo ciò che facciamo, non ciò che siamo - afferma Toselli - Ci identifichiamo con l'abito che indossiamo, lo usiamo per affrontare il mondo: le relazioni tra individui si basano molto spesso su un approccio superficiale, sull'apparenza degli abiti o sull'immagine che arriva dalla professione. La nostra pelle è quella che divide il nostro io più fragile dal mondo esterno, è il confine sottile che trasuda la nostra essenza e ci protegge da tutto ciò che è fuori da noi”. (gci)
“PENSIERO VIDEO”: A LUCCA OPERE TRA DISEGNO E ARTI ELETTRONICHE
Una mostra sull’importanza del disegno nel processo creativo e la sua relazione con le arti elettroniche. Dallo scorso 21 ottobre fino al 7 gennaio 2024, la Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti - ETS presenta nel Complesso monumentale di San Micheletto a Lucca “Pensiero video. Disegno e arti elettroniche”, a cura di Andreina Di Brino, una mostra - realizzata con il supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e il sostegno di Banco BPM - che, partendo dalle riflessioni di Carlo Ludovico Ragghianti sull’importanza del disegno come mezzo sostanziale del processo creativo, offre un affresco storico sul potere dinamizzante del segno, fra disegni, documentazioni, videoinstallazioni, videoambienti e proiezioni video di artisti nazionali e internazionali dalla fine degli anni Quaranta del Novecento al digitale odierno. Dagli schizzi alle articolazioni dei dettagli, dai disegni con valenza autonoma agli studi con annotazioni personali, dai modelli ai “disegni manifesto”, su carta o su supporti con la stessa funzione, la mostra rivela come la pratica del disegno sia custode di una molteplicità di fattori che si mescolano, s’incontrano, si scontrano, intercettano tendenze, risvolti sociali, culturali e politici, a volte anticipando scenari ancora inesistenti. L’esposizione, che s’inserisce nella storia espositiva dell’istituzione presieduta da Alberto Fontana, che, sotto la direzione di Vittorio Fagone (2000-2007), diede una specifica attenzione alla videoarte e alle arti elettroniche, presenta opere di Lucio Fontana, Hans Namuth - Paul Falkenberg - Jackson Pollock, Mario Schifano, Wolf Vostell, Gianni Toti, Fabrizio Plessi, Studio Azzurro, Bill Viola, William Kentridge, Grazia Toderi, Giacomo Verde, Michele Sambin, Nalini Malani, Quayola e del “padre nobile” della sperimentazione video Nam June Paik, di cui è esposta “Little Italy” (1990). “Soprattutto nel primo decennio degli anni Duemila, a partire dalla mostra ‘Tempo sul tempo’ (1999-2000), e poi con ‘Arte del video’ (2004) e le personali dedicate a Michael Snow (2007) e a Jonas Mekas (2008), la nostra Fondazione riservò una speciale attenzione alle espressioni estetiche veicolate tramite i nuovi media - commenta il direttore Paolo Bolpagni - Non era un caso, dal momento che a Carlo Ludovico Ragghianti va riconosciuto il merito d’esser stato un grande anticipatore nella valorizzazione della ‘Televisione come fatto artistico’, titolo di un suo memorabile saggio del 1955. Perciò la mostra ideata e curata da Andreina Di Brino si pone in un solco ben determinato, sul piano sia metodologico, sia d’impostazione critica. E lo fa con un accento originale, collocandosi nella storia espositiva della nostra Fondazione, riallacciandosi alla lezione di Ragghianti e offrendo chiavi interpretative nuove”. (gci)
“SGUARDI SU PERUGINO”: A PERUGIA ALLA RISCOPERTA DI UN GENIO DELL’ARTE
Nell’anno di Perugino, un’esposizione segue le alterne vicende della sua fortuna in età moderna e contemporanea. Dopo la grande mostra “Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo” che gli ha ridato il ruolo di preminenza artistica che il suo pubblico e la sua epoca gli avevano assegnato, la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia ospiterà dal 28 ottobre al 14 gennaio 2024 la mostra “Sguardi su Perugino. Dall’età moderna al contemporaneo”, a cura di Carla Scagliosi e Benedetta Spadaccini. Il percorso si compone di 25 opere, tra incisioni, disegni e un dipinto, provenienti, oltre che dalla GNU, da prestigiose istituzioni pubbliche e private, come l'Istituto centrale per la Grafica di Roma, la Biblioteca Marciana di Venezia, la Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli - Castello Sforzesco di Milano e l’Ambasciata del Brasile a Roma. Esposta l’arte di autori quali Tommaso Minardi (1787-1871), artista affascinato dal colorismo veneto e fiammingo e dal disegno quattrocentesco, che divenne promotore del manifesto purista, Giovan Battista Cavalcaselle (1819-1897), fondatore dei moderni studi di storia dell’arte in Italia, il perugino Silvestro Massari (1794 - 1851), allievo di Minardi e docente di scultura all’Accademia di Perugia, che si dedicò alla riproduzione incisoria di monumenti cittadini. Tre sezioni documentano la fortuna e il tramandarsi del ritratto dell’artista, la diffusione dei suoi capolavori e delle iconografie più note attraverso il medium della stampa di traduzione e gli errori di attribuzione di opere che, per l’adesione al linguaggio figurativo del “meglio maestro d’Italia”, erano considerate di sua mano. A questi lavori si affianca una sezione virtuale che consta di due filmati: il primo offre la possibilità di sfogliare l’intero album di disegni di Tommaso Minardi esposto in vetrina; l’altro propone una selezione di opere ispirate da Perugino, dall'Ottocento fino ai nostri giorni, dai Preraffaelliti come William Dyce agli autori francesi dell’Ottocento come Ingres o Delacroix, dalle fotografie di Julia Margaret Cameron alle opere astratte di Ian Davenport, per giungere a quegli artisti che sono stati protagonisti negli scorsi anni delle iniziative organizzate dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, da Brian Eno a Roberto Paci Dalò ad altri. A partire dalla fine del primo decennio del Cinquecento, la fama di Perugino si dissolve a favore del suo fin troppo celebre allievo, Raffaello, modello indiscusso per molte generazioni di artisti e per un’intera corrente, il classicismo. Nel Seicento, attraverso le incisioni e la grafica, le soluzioni e le opere peruginesche sono d’ispirazione per pittori dal personalissimo e particolare classicismo come Barocci, Sassoferrato o Cerrini. Saranno gli artisti e i letterati del Settecento e ancor di più dell’Ottocento a riscoprire Perugino e a dare nuovo impulso alle ricerche e agli studi. L’onnipresente paragone con Raffaello, al quale vengono attribuite molte delle opere più belle e riuscite del Vannucci, genera comunque un interesse nei confronti di quest’ultimo. Attraverso questa lente, il pittore sarà “riscoperto” dall’Ottocento, sia dai neoclassici-romantici come Ingres o Chasseriau sia dai coloristi come Delacroix. Nella seconda metà dell'Ottocento la riscoperta di Perugino avviene grazie ai nuovi studi sulla luce e sul colore, la purezza e l’armonia degli accostamenti cromatici della sua tavolozza sollecitano le sperimentazioni più all’avanguardia di artisti che hanno segnato il passaggio cruciale verso la modernità: dai simbolisti (Moreau) agli impressionisti (Degas), sino ai puntinisti (Seurat, Signac). Il secondo Ottocento è anche l’epoca nella quale si assiste al definitivo avanzamento degli studi degli storici dell’arte e dei connoisseurs che, con una sistematizzazione del catalogo e le conseguenti nuove attribuzioni, riconoscono finalmente il genio di Perugino e gli restituiscono la paternità di opere fino a quel momento ritenute erroneamente del giovane Raffaello. La riscoperta di Perugino nel contemporaneo è un fenomeno che ha permesso di intessere dialoghi attualissimi e ricchi di sollecitazioni. L’ultima opera, datata al 2023, dimostra questa continuità e si collega, simbolicamente, alle celebrazioni per il quinto centenario della morte dell’artista, che per la Galleria si conclude con questa rassegna. Catalogo di Aguaplano (serie Quaderni della Galleria Nazionale dell’Umbria n. 8). (gci)
A MACERATA L’ARTE DI LUIGI BARTOLINI
Una mostra alla scoperta dell’arte di Luigi Bartolini: dal 29 ottobre al 7 aprile 2024, i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata ospiteranno la mostra “Luigi Bartolini. Attraverso il colore”, un approfondimento sulla produzione pittorica di Luigi Bartolini (1892-1963), poliedrico maestro cuprense di cui si celebra quest’anno il 60° anniversario della scomparsa. A cura di Manuel Carrera, l’esposizione si inserisce nel programma di eventi promosso dalla Regione Marche per celebrare il sessantenario della morte di Luigi Bartolini, che coinvolge 5 comuni: Cupramontana, Macerata, Urbino, Osimo e Camerino, con capofila il Comune di Macerata. Un omaggio dovuto per riscoprire i legami con le Marche e far conoscere anche alle nuove generazioni un grande artista marchigiano. Il comitato di studio presieduto da Vittorio Sgarbi e sostenuto da Luciana Bartolini, figlia dell’artista, ha dato vita a un importante momento di analisi e valorizzazione i cui risultati saranno presentati nel fitto calendario di iniziative in programma fino al 7 aprile 2024. Luigi Bartolini, prolifico anche nell’incisione, nella letteratura e nella critica d’arte, si è espresso in pittura con un linguaggio originale e moderno, in grado di coniugare i soggetti della tradizione con la forza del colore e l’impeto del gesto propri del Novecento. Dalle tangenze con gli stilemi secessionisti alla propensione tonalista, le oltre sessanta opere in mostra, provenienti da musei e prestigiose collezioni private, documentano la profonda cultura figurativa del Bartolini pittore, figura d’artista tra le più interessanti del secolo scorso. Personalità eclettica e dalla vivace vena polemica, con la sua figurazione si contrappose al recupero della tradizione promosso dalla pittura italiana durante il ventennio fascista, suscitando, alle esposizioni del tempo, da un lato lo scetticismo dei conservatori, dall’altro l’entusiasmo della critica più attenta. Un raffronto con l’opera grafica evidenzia inoltre la pluralità di indirizzi della sua ricerca, con l’obiettivo di restituirgli il posto che gli spetta nella storia della pittura del Novecento italiano. (gci)
“GLITCH”: A MILANO LA COLLETTIVA PER SFIDARE LA VISIONE CONVENZIONALE DELL’ARTE
Una mostra che vuole sfidare la visione convenzionale nell’arte: BUILDING presenta a Milano, dall’8 novembre al 27 gennaio 2024, la mostra collettiva “Glitch”, un progetto espositivo, a cura di Chiara Bertola e Davide Ferri, che presenterà una selezione di circa trenta opere pittoriche di artisti italiani e internazionali di generazioni diverse: Simon Callery, Angela de la Cruz, Peggy Franck, Pinot Gallizio, Mary Heilmann, Ilya & Emilia Kabakov, Andrea Kvas, Maria Morganti, Farid Rahimi e Alejandra Seeber. La mostra, che include indifferentemente lavori figurativi e astratti, rinvia a un’idea di “mera pittura” – nel senso di “bassa”, “materiale” – che può giocare con l’espressione “vera pittura”, o con l’idea di verità in pittura che ha occupato da sempre le riflessioni sul medium. Le suggestioni che ne derivano possono affondare le loro radici in alcune ricerche pittoriche della seconda metà del Novecento, quelle ad esempio di alcuni protagonisti dell’astrazione post-pittorica degli anni Sessanta e delle ricerche degli anni Settanta (Radical Painting, Pittura Pittura e Support Surfaces), nei termini di un diffuso desiderio di oggettività e conseguente sparizione della soggettività (cioè di sparizione dell’autore a favore della presenza dello spettatore), di riflessione del linguaggio attorno ai suoi elementi primari (formato, misura, supporto, colore), il cui esito è un oggetto pittorico che nega qualsiasi carattere narrativo, rappresentativo e illusionistico e afferma la sua presenza senza significare altro che se stesso. Lungo il percorso della mostra, dunque, la pittura appare nella sua più mera essenzialità, scardinando un’abitudine alla convenzionalità della visione. Se la consuetudine non ha mai portato la pratica artistica molto lontano, allora cercare un inciampo nella rappresentazione diventa una condizione necessaria per spingere l’arte verso una dimensione di vitalità. (gci)
NELLA FOTO. Skin types #39 - 2023- silk, wood, leather and pins - 30x30 cm
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