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direttore Paolo Pagliaro

“India oggi”: a Trieste gli scatti dei maestri indiani della fotografia

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

“India oggi”: a Trieste gli scatti dei maestri indiani della fotografia

Uno sguardo alla storia dell’India attraverso le macchine fotografiche di 17 artisti: dallo scorso 11 novembre fino al 18 febbraio 2024 il Magazzino delle Idee di Trieste presenta “India oggi. 17 fotografi dall’Indipendenza ai giorni nostri”, a cura di Filippo Maggia, prodotta e organizzata da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli-Venezia Giulia – prima mostra a raccogliere e a presentare a livello europeo settant’anni di fotografia indiana in un unico grande progetto espositivo composto da oltre 500 opere tra fotografie, video e installazioni. Attraverso racconti visivi, esperienze, testimonianze e indagini, “India oggi” traccia un percorso storico-sociale che muove dal Mahatma Gandhi e dal decennio immediatamente successivo all’indipendenza dall’Impero britannico, nel 1947, fino ai nostri giorni. Dal passato postcoloniale all’affermazione fra le maggiori economie internazionali, la mostra testimonia la radicale trasformazione di cui è stato ed è protagonista il subcontinente indiano, forte di uno sviluppo esponenziale che deve fare i conti con profonde contraddizioni e disuguaglianze sociali. A cogliere i molteplici aspetti di questa evoluzione, fra tradizione e cambiamento, è lo sguardo fotografico dei 17 artisti: Kanu Gandhi, Bhupendra Karia, Pablo Bartholomew, Ketaki Sheth, Sheba Chhachhi, Raghu Rai, Sunil Gupta, Anita Khemka, Serena Chopra, Dileep Prakash, Vicky Roy, Amit Madheshiya, Senthil Kumaran Rajendran, Vinit Gupta, Ishan Tanka, Soumya Sankar Bose e Uzma Mohsin. Autori affermati e nuovi protagonisti della fotografia indiana contemporanea, interprete sempre più attenta e profonda del presente e del prossimo futuro che contraddistinguono il subcontinente indiano. La mostra presenta le loro opere seguendo un ordine cronologico che avanza per decenni, dalla metà del ventesimo secolo fino al nuovo millennio, lasciando poi ampio spazio ai lavori degli autori contemporanei. Un racconto fatto attraverso le immagini che gli artisti hanno scattato vivendo l’esperienza diretta, del momento consapevolmente partecipato e restituito attraverso la fotografia. Nel percorso espositivo ogni autore viene introdotto da uno statement che descrive la genesi e lo sviluppo della ricerca del lavoro svolto. Si parte da Kanu Gandhi, nipote del Mahatma, che ha ritratto in pubblico come in privato Mohandas Karamchand Gandhi negli anni in cui professava la disobbedienza civile, viaggiando in treno da una città all’altra e incontrando politici e militanti, raccogliendo emozionanti immagini dell’India impaziente nel volersi affrancare dal dominio britannico, pronta e solerte nel seguire il suo leader e abbracciare l’attivismo nonviolento da lui esercitato. Bhupendra Karia esplora l'India rurale, Pablo Bartholomew racconta le città di Delhi, Bombay e Calcutta con l'entusiasmo della gioventù, Ketaki Sheth annota sulla pellicola 35 millimetri la metamorfosi in atto già da qualche anno a Bombay a seguito del boom edilizio. Manifesto esplicito di un primo importante cambiamento nel Paese è il lavoro di Sheba Chhachhi, attivista e cronista del movimento femminista indiano. Raghu Rai, considerato oggi unanimemente uno dei maestri della fotografia indiana, riunisce nelle sue fotografie i quattro decenni che intercorrono tra gli anni Sessanta e il Duemila. Nel nuovo millennio la fotografia indiana inizia a circoscrivere il proprio campo d’indagine affrontando temi e questioni urgenti come, ad esempio, i diritti della comunità LGBT. Diari privati, raccolte di immagini e album fotografici pazientemente assemblati negli anni: così si presentano i lavori di Sunil Gupta, Anita Khemka, Serena Chopra e Dileep Prakash, che raccontano storie individuali che assumono valore universale. Anita Khemka ci ricorda che gli Hijra (transessuali) esistono da secoli nella sottocultura del subcontinente indiano, tanto da essere sovente citati nei racconti della tradizione popolare e in letteratura. Dileep Prakash ha speso oltre due anni viaggiando e visitando diverse comunità, con l’obiettivo di capire quanto il legame fra due differenti culture perduri vivo e autentico. Vicky Roy con il suo lavoro di fotografo affronta un dramma irrisolto e di costante attualità della società indiana: sono oltre dieci milioni i bambini indiani orfani o abbandonati che vivono per strada mendicando, vittime di abusi e sfruttamento. Amit Madheshiya nelle sue fotografie ritrae i volti perduti, stupiti e rapiti di indigeni che assistono alla proiezione di film sotto tendoni improvvisati di cinema itineranti. L’altra faccia dell’India contemporanea, quella che vive nei villaggi e assiste, impotente, alla grande trasformazione in atto nel subcontinente è al centro dei lavori di Senthil Kumaran Rajendran, VinitGupta, Ishan Tanka e Soumya Sankar Bose. Uzma Mohsin, con il suo coraggioso lavoro dall’emblematico titolo Songkeepers, analizza i meccanismi che regolano la protesta civile, e soprattutto le conseguenze che questa azione provoca oggi in India. Accompagna la mostra il catalogo a cura di Filippo Maggia, pubblicato da Electa Photo. (gci)

PROROGATA AL 10 GENNAIO 2024 “INVISIBLE CITY” DI MARIA VITTORIA BARAVELLI

È stata prorogata fino al 10 gennaio 2024 la mostra di Veronica Gaido “INVISIBLE CITY” a cura di Maria Vittoria Baravelli, ospitata nel Complesso Monumentale Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta (LU). “INVISIBLE CITY” è una serie fotografica, nata nel 2015 e ancora in fieri, per cui l’artista si è ispirata al celebre romanzo omonimo di Italo Calvino. La mostra, dopo essere stata ospitata al Consolato generale d’Italia a New York da maggio a settembre di quest’anno, approda in Italia e sarà uno degli eventi di punta di Pietrasanta Design Week-end. Da New York a Pechino, da Miami a Tokyo, gli edifici di queste grandi metropoli si trasformano passando attraverso l’occhio di Veronica Gaido e diventano sostanza viva, pura luce. L’artista fa diventare la materia dura delle architetture monumentali fluida, flessibile, sinuosa: tratta i grattacieli come fossero canne di bambù mosse dal vento, percorse dalla luce, dal tempo e dalle sue emozioni, in una visione che guarda alla pittura futurista del primo Novecento, ma che diventa futuristica. In questo modo, Veronica Gaido non è solo una fotografa, ma una pittrice della realtà, un'artista che dipinge con la luce per far vedere il mondo con una nuova prospettiva. L’artista spesso parte da una fonte letteraria per dare vita ai suoi lavori, come in questo caso in cui è stata ispirata da Italo Calvino, di cui ricorrono proprio i cento anni dalla nascita, e da quel Marco Polo delle “Città invisibili” che descrive città immaginifiche, fantastiche, ma dalle possibilità illimitate. Veronica Gaido, utilizzando la lunga esposizione e componendo e scomponendo i soggetti che ritrae, siano essi corpi o architetture, come in questo caso, restituisce una sua personale interpretazione delle realtà e delle emozioni che quel preciso pezzo di mondo ha suscitato in lei. “’D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda’, questa citazione di Italo Calvino sembra incarnare il sentimento che emerge dal lavoro fotografico di Veronica Gaido intitolato ‘INVISIBLE CITY’, in omaggio al celebre romanzo dello scrittore - scrive la curatrice Baravelli - Una indagine attraverso le sue fotografie liquide delle città del mondo, dall’America al Giappone, dalla Cina all’Europa, per giungere oggi, in occasione della sua mostra, in Versilia, territorio in cui è nata. L’esposizione racconta di come le architetture, totem della nostra contemporaneità esprimano le vite di chi i luoghi li vive, dimostrando quanto la sua fotografia sia più vicina all’arte che al reportage. Corpi vicini, lontani, sfumati, accennati o a malapena visibili. Nelle immagini di Veronica, sembra che esploriamo la superficie delle cose, cercando di unire i pezzi e di delineare tutte le vite che non sono le nostre, o che forse avremmo potuto vivere se fossimo dall’altra parte del mondo”. (gci)

“MYTHOS”: A MACERATA L’ARTE DI ALESSANDRO FOGO

L’Associazione Amici di Palazzo Buonaccorsi e Comune di Macerata, Macerata Musei e Macerata Culture insieme alla Regione Marche e alla Fondazione Carima, hanno annunciato il conferimento del Premio Pannaggi/Nuova Generazione 2023 all’artista Alessandro Fogo, protagonista della personale “Mythos”, curata da Paola Ballesi, che sarà allestita al piano nobile dei Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi a Macerata, con il patrocinio dell’Università di Macerata, dell’Accademia di Belle Arti e del Comune di Recanati, visitabile dal 1° dicembre al 3 marzo 2024. La mostra personale riflette sull’antico rapporto tra arte e mito attraverso un nucleo di opere pittoriche, in una potente sintesi del mondo immaginario dell’artista. Nei dipinti di Fogo, antico e moderno coesistono tra il linguaggio della pittura colta e la più stringente attualità. La tradizione sia iconologica che formale viene così esasperata e l’elemento mitico appare nella figuratività con esiti inaspettati. Fogo si affida alle tecniche più raffinate, rivisitando attraverso la pittura la complessità del mondo e dell’uomo. Emerge dalla sua produzione una dimensione enigmatica, sottolineata dall’impasto di colori ora freddi ora incendiari e da visioni inquietanti, a tratti addirittura spaventose, che diventano banco di prova per porre domande di fondo sul senso della rappresentazione, sull’idea stessa di pittura, sulla sua necessità. In mostra sono esposti i suoi più recenti lavori, tra cui Tritone e Satiressa (2023), emblema di icone senza volto avvolte nelle trame impenetrabili di un tormentato presente rivisitato nell’incantamento del mito. Il catalogo bilingue racconta la produzione di Alessandro Fogo attraverso lo sguardo critico della curatrice Paola Ballesi, in un saggio dal titolo “Dream”, e grazie all’intervista-dialogo condotta dal critico d’arte Davide Ferri con l’artista. L’esposizione sarà corredata oltre che dal catalogo anche da un video presente in mostra, che coglie i segreti del laboratorio dell'artista, la sua ricerca e le sue pratiche. Il Premio Pannaggi/Nuova Generazione, ideato dall’Associazione Amici di Palazzo Buonaccorsi e giunto alla sua sesta edizione, nasce con l’intento di dare spazio a giovani artisti emergenti under 40 della Regione Marche, per far conoscere e implementare il loro lavoro all’interno della scena artistica nazionale e internazionale. La commissione giudicatrice di quest’anno era composta da Paola Ballesi, Katiuscia Cassetta, Nikla Cingolani, Loretta Fabrizi, Paolo Gobbi, Marina Mentoni, Mauro Mazziero, Giuliana Pascucci e Massimo Vitangeli. Il progetto del Premio Pannaggi è stato reso possibile grazie al main sponsor Simonelli Group. È inoltre realizzato in rete con il Centro Studi Pannaggi, l’Accademia dei Catenati e Il Mugellini Festival, in collaborazione con il Cesma (Centro Studi Marche), il Centro Documentazione e Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro, Laboratorio 41, Spazio Lavì. Alessandro Fogo (Thiene, 1992) vive e lavora a San Benedetto del Tronto (AP). Diplomatosi al Liceo artistico, consegue la laurea triennale presso lo IUAV Arti visive di Venezia e nel 2017 ottiene un Master in Pittura presso la Royal Academy of Fine Arts di Anversa (Belgio). La sua ricerca pittorica si concentra principalmente su elementi che, estrapolati dal loro contesto abituale, generano ambiguità e spiazzamento che possono, a loro volta, dare luogo a nuovi motivi per inedite narrazioni. Nel 2018 vince il primo premio nella sezione Pittura di Arte - LagunaPrize di Venezia e nel 2019 vince il primo premio nella sezione Pittura del Premio Combat di Livorno. (gci)

“ANIMALE DA FIORE”: A CITTA’ DI SAN MARINO L’ARTE DI ENRICO MINGUZZI

Un’occasione per scoprire l’arte di Enrico Minguzzi (Cotignola, Ravenna, 1981): il 14 dicembre alle ore 17.30, presso la Pinacoteca San Francesco a Città di San Marino, s’inaugura la mostra “Animali da fiore” di Enrico Minguzzi, a cura di Paolo Rondelli. L’esposizione, promossa dagli Istituti Culturali della Repubblica di San Marino, sarà aperta dal 15 dicembre al 17 marzo 2024. La personale presenta la produzione artistica recente dell’artista, attraverso 11 dipinti inediti e un’installazione site-specific composta da 34 elementi. Il titolo “Animali da fiore” è un’antinomia che suggerisce una classificazione impossibile. Nei dipinti di Minguzzi, tutti realizzati nell’ultimo anno, sono raffigurati degli esemplari frutto di una proiezione immaginifica di un incontro tra forme di origine animale e vegetale. Al centro della sala espositiva è posizionato Arcipelago, un insieme di 34 micro-opere realizzate su piastre di Petri, poggiate su altrettanti supporti a colonna, che ricorda un vivaio di ninfe generate su piastre da coltura biologica. Alcune di queste sono vere e proprie opere pittoriche di piccolissimo formato realizzate con le stesse modalità di quelle su tela, mentre altre possono essere intese come delle micronarrazioni della fase iniziale del processo pittorico. La mostra è accompagnata da un catalogo che include le immagini dell’allestimento. Come scrive il curatore Paolo Rondelli: “Gli Animali da fiore di Minguzzi sono portatori di vita, generatori di nuove forme biologiche, di nuove espressioni. Sono forme di vita spettacolari che prendono forma su vetrini da laboratorio, tessuti cromatici in coltura che cominciano a pulsare in una palude primordiale e progressivamente brillano, perché la lucentezza dell’oro li accompagna sempre, ma con discrezione, quasi col timore di mostrarsi al primo sguardo frontale”. Enrico Minguzzi (Cotignola, Ravenna, 1981), dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna si trasferisce a Milano dove, nel 2008, tiene la sua prima mostra personale “Liqueforme”, presso lo Studio d'Arte Cannaviello. Da allora i suoi lavori sono stati esposti in mostre personali e collettive. Ha realizzato progetti site-specific e residenze presso Areacreativa42 (2019) e Museo Civico Luigi Varoli (2020), dove ha avuto origine il nuovo ciclo della “natura morta”. Dopo aver ricevuto premi e menzioni speciali, tra cui Premio DAMS, a cura di Renato Barilli, e Premio Nazionale delle Arti, nel 2022 ha vinto il terzo posto del Premio Artistico Fondazione VAF e le sue opere sono entrate a far parte della Collezione VAF Stiftung. Nel 2023 si è aggiudicato il premio Fondazione Coppola per Premio Icona di Art Verona. Dal 2014, parallelamente al suo lavoro artistico, è membro fondatore del collettivo MAGMA, in cui sviluppa progetti che uniscono arti visive, ricerca musicale e indagine territoriale. (gci)

“MACCHINE DEL TEMPO”: ALLA SCOPERTA DELL’ASTROFISICA A ROMA

Un connubio perfetto tra divulgazione scientifica, gioco e cultura, che si snoda attraverso un percorso espositivo che guarda al futuro strizzando l’occhio ai favolosi anni ’80: “Macchine del Tempo - Time Machines” è il titolo della mostra dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) che aprirà a Palazzo delle Esposizioni a Roma il 25 novembre per chiudersi il 24 marzo 2024. La mostra è promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e da Azienda Speciale Palaexpo, ideata e realizzata da INAF in collaborazione con Pleiadi, e prodotta con il contributo di Azienda Speciale Palaexpo. L’esposizione è un viaggio alla scoperta dell’universo per far conoscere ai visitatori le nuove frontiere dell’astrofisica moderna. Inoltre, vuole far scoprire quanta Italia c’è dietro le grandi scoperte degli ultimi anni, dalle onde gravitazionali ai buchi neri, passando per le migliaia di pianeti extra solari conosciuti. Un itinerario possibile grazie alle avveniristiche “macchine del tempo” create dall’uomo per osservare sempre più vicino l’inizio del tutto. Osservatori imponenti, sistemi di telescopi e satelliti artificiali che scandagliano il cosmo, dai luoghi più remoti del pianeta allo spazio. Il percorso espositivo, in successione su tre sale, sarà realizzato in doppia lingua, italiana e inglese, e avrà molti elementi di inclusività. Le attività didattiche e inclusive della mostra sono realizzate grazie al contributo e alla collaborazione di OAE Centre Italy. Nel corso della mostra, negli spazi del Palazzo delle Esposizioni, si terranno incontri scientifici di alto livello, con personaggi di rilievo della Ricerca astrofisica e spaziale mondiale, aperitivi scientifici, incontri di Poetry Slam e dibattiti culturali aperti al pubblico. (gci)

NELLA FOTO. Amit Madeshiya, dafrom Cinema Travellers, 2010-2014. Courtesy Amit Madheshiya & PHOTOINK

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