Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

A Roma la prima personale in Italia di Cy Gavin

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Roma la prima personale in Italia di Cy Gavin

Gagosian ha annunciato “Cy Gavin: New Paintings”, la prima mostra personale dell’artista in Italia, in programma nella sua sede di Roma dallo scorso 30 novembre fino al 23 gennaio 2024. Realizzati tra Roma e New York da aprile a ottobre 2023, questi dipinti visualizzano le energie di crescita, decadenza e resilienza. Essi comunicano l’esperienza della natura facendo riferimento a fenomeni microcosmici e macrocosmici, dalle alghe acquatiche ai movimenti di corpi celesti. Tra le opere in mostra, la monumentale Untitled (Flowers on wall) illustra un colossale muro di pietra di Roma. La regolarità dei blocchi neri della struttura muraria è interrotta dalle variegate forme di piante in fiore che spuntano dalle fessure e sbocciano sulla sua superficie. Untitled (Pollarded mulberry tree), un altro dipinto che contrappone l’ambiente urbanizzato alla vitalità del mondo naturale, rappresenta un albero di strada nei toni del rosa e del blu, con i rami potati per orientarne la crescita e le radici costrette dal profilo rettangolare del marciapiede. Untitled (Roadside with chicory and wild carrot) presenta una profusione di floride erbe spontanee rese in bianco, giallo, arancione e verde, affiancate alla nera monotonia della strada asfaltata che ne domina il registro inferiore. Untitled (Converging paths), dipinto con gesti calligrafici in una composizione a tutto tondo, raffigura un passaggio modellato dalla presenza dell’uomo nel mezzo di una fitta vegetazione. Untitled (Blue-green algae), un dipinto in cui dominano “nuances” di verde scuro, richiama al contempo i riflessi degli alberi e della vegetazione sulla superficie di uno stagno, insieme ai toni saturi delle alghe che crescono nei flussi d’acqua calda in lento movimento. Sebbene presenti in natura, le fioriture di alghe possono essere tossiche e aggressive per il loro ecosistema; la loro crescita è inoltre intensificata dal deflusso dei fertilizzanti e dall’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico, legando dunque quest’opera a questioni sia percettive che ecologiche. In Untitled (Human heart) Gavin rappresenta le cavità e le valvole di un cuore extracorporeo, estendendo così il suo campo di sperimentazione pittorica all’anatomia umana e ai temi della vita e della morte. Infine, l’attenzione di Gavin si sposta verso lo spazio interstellare nell’opera Untitled (Binary stars), un’interpretazione di un balletto cosmico tra due stelle legate gravitazionalmente alle orbite l’una dell’altra. Cy Gavin, nato nel 1985 a Pittsburgh, vive e lavora nella Hudson River Valley nello stato di New York. Le sue opere sono incluse, tra altre, nelle seguenti collezioni: Fondazione Memmo, Roma; Fondation Louis Vuitton, Parigi; Museo d’Arte di Baltimora; Carnegie Museum of Art di Pittsburgh; Metropolitan Museum of Art, New York; Whitney Museum of American Art, New York e National Gallery of Canada, Ottawa. Tra le mostre personali spicca quella all’Aspen Art Museum, Colorado (2021). Tra le mostre collettive si annoverano: The Lure of the Dark: Contemporary Painters Conjure the Night, MASS MoCA, North Adams, Massachusetts (2018); Between the Waters, Whitney Museum of American Art, New York (2018); RELATIONS: Diaspora and Painting, Phi Foundation for Contemporary Art, Montreal (2020); e la Biennale di Whitney del 2022. Nel 2023 l’artista è stato insignito del Joyce Alexander Wein Artist Prize dallo Studio Museum of Harlem, New York. (gci)

“LA CANESTRA DI CARAVAGGIO”: AD ASTI I SEGRETI DELLA NATURA MORTA

Una mostra straordinaria che racconta i segreti e gli enigmi della Natura Morta, partendo dall’analisi del capolavoro del Merisi “Canestra di frutta” (1597-1600), e di costumi, necessità, fantasie e ossessioni delle società tra Cinquecento e Settecento. “La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della Natura Morta” è la mostra che, a partire dallo scorso 25 novembre fino al 7 aprile 2024, a Palazzo Mazzetti di Asti, vedrà protagonista indiscusso il celebre capolavoro del Merisi eccezionalmente prestato dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Una mostra unica nel suo genere, a cura dello storico dell’arte Costantino D’Orazio, che racconta la nascita e l’evoluzione nel tempo della Natura Morta, genere pittorico che, nell’intera Storia dell’Arte italiana, viene inaugurato da Caravaggio proprio con la sua celebre “Canestra di frutta”. A un Caravaggio appena ventitreenne l’opera viene commissionata dal cardinale Federico Borromeo alla fine del Cinquecento e poi donata dallo stesso prelato milanese alla Biblioteca Ambrosiana nel 1607. La mostra astigiana offre al pubblico un vero e proprio vocabolario in cui ogni frutto, vegetale, oggetto o animale rivela il proprio segreto. Prima che Caravaggio creasse la sua opera, qualsiasi elemento decorativo compariva soprattutto a corredo di una o più figure umane, in posa o alle prese con un’attività legata alla cucina, al mercato o all’agricoltura. Caravaggio è il primo a cancellare la presenza umana, riservando alla sola frutta raccolta in un canestro il compito di comunicare il messaggio devozionale che la tradizione attribuisce ai prodotti della terra. In un’epoca fortemente condizionata dalla visione del mondo elaborata dal Concilio di Trento, anche la “Canestra” s’inserisce negli strumenti di conversione elaborati dagli artisti per la Chiesa Cattolica. Potrebbe infatti risultare assai strano che un cardinale così colto e raffinato come il Borromeo abbia voluto arricchire la sua collezione con una semplice raccolta di frutti, alcuni anche bacati, distraendo per un attimo le sue attenzioni dalle scene sacre. Ma, in realtà, sono innumerevoli i significati che la Chiesa attribuisce a ciascun frutto presente nella tela caravaggesca: il limone è simbolo di purezza per l’acidità del suo succo; la pesca, composta da polpa, nocciolo e seme, è simbolo della Trinità e la forma della sua foglia richiama quella della lingua, invito a pronunciare la verità. Il successo di questo quadro è talmente immediato da produrre la nascita di un genere, che nella mostra verrà indagato attraverso oltre venti preziose tele prestate da prestigiose collezioni private – come la collezione Pallavicini e la collezione Cremonini – e da vari e importanti musei (dalla Galleria Borghese alla Venaria Reale). Grazie al genio di Caravaggio inizia una rivoluzione nelle generazioni successive, tra le quali alcuni artisti diventano veri e propri specialisti del genere, estremamente ricercati dai collezionisti più attenti. Jan Brueghel Il Giovane, Orsola Maddalena Caccia, Octavianus Monfort sono solo alcuni dei nomi dei pittori che conducono una ricerca quasi esclusivamente dedicata alla Natura Morta, investigando i cambiamenti cromatici e luministici su elementi naturali privi di movimento. È esposta per l’occasione una selezione di quadri provenienti da musei pubblici e da prestigiose collezioni private che illustrano l’evoluzione del genere, ma soprattutto permettono al pubblico di scoprire tutti i significati nascosti negli elementi dipinti. La mostra, con il contributo concesso dalla Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, con il patrocinio della Provincia di Asti, con sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti. Catalogo edito da Skira. (gci)

“JUNG IN ITALIA”: A ROMA LA RASSEGNA SULL'EREDITA' DELLA PSICOLOGIA ANALITICA

Un’occasione per approfondire i riflessi della psicologia analitica sulla cultura italiana: è in programma dal 1° al 3 dicembre, presso il Palazzo delle Esposizioni a Roma, la rassegna “Jung in Italia”. Un incontro multidisciplinare tra eredità e tracce di Jung in diverse aree del sapere e della creatività: psicologia, psichiatria, letteratura, editoria, religione, filosofia, arte e cinema. La rassegna, organizzata dall’Aipa (Associazione italiana psicologia analitica) e dal Centro italiano psicologia analitica (Cipa), prevede interventi, tavole rotonde e proiezioni di film. L'ingresso è gratuito. La rassegna è stata anticipata dall'inaugurazione, il 30 novembre scorso, della mostra di 100 disegni di Bobi Bazlen presso la Sala della Fontana del Palazzo delle Esposizioni. Verranno inoltre esposte le prime edizioni italiane dei libri di Jung (Edizioni Astrolabio-Ubaldini), libri di proprietà di Federico Fellini sulla psicologia analitica con suoi appunti, annotazioni e dediche di E. Bernhard e riproduzioni delle Tavole, disegnate da Jung, tratte dal Libro Rosso. (gci)

ALLE GALLERIE D’ITALIA DI NAPOLI L’ARTE DI JOSEPH REBELL

Un’occasione per scoprire l’arte di Joseph Rebell: Intesa Sanpaolo apre al pubblico alle Gallerie d’Italia a Napoli, dallo scorso 23 novembre fino al 7 aprile, la mostra “Napoli al tempo di Napoleone. Rebell e la luce del Golfo”, dedicata al pittore viennese Joseph Rebell e all’atmosfera culturale vivace e vibrante della città di Napoli negli anni dal 1808 al 1815, periodo del regno di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte, che videro nelle arti un mezzo efficace per promuovere la crescita civile della società napoletana. L’esposizione, a cura di Sabine Grabner, Luisa Martorelli, Fernando Mazzocca e Gennaro Toscano, realizzata in partnership con il Museo Belvedere di Vienna con la collaborazione dell’Institut Francais di Napoli, si avvale del patrocinio del Comune di Napoli. In mostra 73 opere provenienti da importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali, come il Belvedere di Vienna, l’Accademia di Belle Arti di Vienna, la Biblioteca Nazionale Austriaca, il Castello di Fontainebleau e Versailles, oltre che dalla collezione Intesa Sanpaolo. Il Decennio Francese fu un periodo molto fiorente per la pittura di paesaggio, in particolare durante il regno di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte, i quali chiamarono alla loro corte maestri francesi del genere, come Simon Denis, Alexadre Dunouy, Auguste de Forbin, e riservarono una protezione particolare al viennese Joseph Rebell, che, accanto ad altri innovatori del vedutismo di quegli anni, è il grande protagonista della mostra. Si tratta della prima mostra dedicata a Joseph Rebell (Vienna 1787 - Dresda 1828), la cui pittura è caratterizzata da un nuovo modo di rappresentare il paesaggio, sperimentandolo sul vero e rendendolo con forza drammatica, segnando una svolta nella produzione artistica tra Neoclassicismo e Romanticismo e anticipando la concezione romantica della pittura di paesaggio, basata sull’esaltazione dei valori atmosferici e sentimentali. Il suo esempio è stato fondamentale per l’olandese Antoon Sminck Pitloo e per la generazione degli artisti della Scuola di Posillipo. Le opere di Rebell sono messe a confronto per la prima volta con gli artisti di paesaggio del suo tempo: Michael Wutky, che è stato il suo maestro, Pierre-Jacques Volaire, Simon Denis, Alexander Dunouy, Louis de Forbin, Johan Christian Dahl. In mostra gli splendidi ritratti giovanili di Gioacchino e Carolina Murat, il ritratto di Napoleone in abito da incoronazione imperiale, numerose vedute del Golfo di Napoli e dei magnifici dintorni, il Vesuvio, le rappresentazioni della Costiera Amalfitana e delle Isole, ma anche i disegni e gli studi preparatori. Molti i prestiti prevenienti da musei austriaci e francesi, con alcune opere di grande rilievo mai o raramente viste in Italia. Il museo di Napoli, insieme a quelli di Milano, Torino e Vicenza, è parte del progetto museale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, guidato da Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, che ha affermato: “Le mostre di Gallerie d’Italia, insieme alle collezioni di proprietà qui ospitate, sono un omaggio alla grande arte e storia di Napoli, ricca di stagioni e protagonisti da riscoprire. I magnifici paesaggi di Rebell raccontano un momento storico significativo per la città, in un progetto espositivo che abbiamo realizzato insieme al Belvedere di Vienna e grazie ai prestiti di importanti musei italiani ed europei. Credo che anche questa iniziativa sia prova concreta del forte legame della Banca con Napoli e della vitalità di un museo che lavora per contribuire alla bellezza artistica, al prestigio culturale e alla crescita sociale di questa straordinaria città”. (redm)

A ROMA L’ESPOSIZIONE DEDICATA A FIDIA, GRANDE SCULTORE DELL’ANTICA GRECIA

Per la prima volta in Italia, dallo scorso 24 novembre fino al 5 maggio 2024, presso i Musei Capitolini di Roma, a Villa Caffarelli, un’esposizione monografica dedicata a Fidia, il più grande scultore greco dell’età classica. Protagonista dell’Atene di Pericle, il cui nome è noto a tutti per la realizzazione di opere come il Partenone e le sue decorazioni scultoree e il colosso di Zeus ad Olimpia, descritto quale una delle Sette Meraviglie del mondo antico, il suo genio creativo ha impresso un marchio indelebile nell’immaginario collettivo e continua a essere fonte di ispirazione per i contemporanei. La mostra “Fidia”, promossa da Roma Capitale, assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Claudio Parisi Presicce con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, inaugura il ciclo di cinque esposizioni “I Grandi Maestri della Grecia Antica”, che intende far conoscere al grande pubblico i principali protagonisti della scultura greca. Una serie che acquisisce ancora più significato a Roma, città da cui provengono importantissime testimonianze dell’attività di Fidia e di altri artisti greci, tramite le preziose copie di età romana di capolavori originali per la maggior parte andati perduti. Questa prima esposizione guida i visitatori alla scoperta di questo artista simbolo dell’arte greca classica, proponendo un percorso inaspettato e sorprendente che ripercorre la vita, la carriera e il clima storico-culturale in cui operò, tra istallazioni multimediali, reperti archeologici, originali greci e repliche romane, dipinti, manoscritti, disegni. Oltre 100 opere provenienti dai più importanti musei del mondo, quali British Museum di Londra, Museo dell’Acropoli e Museo Archeologico Nazionale di Atene, Museo di Olimpia, Kunsthistorisches Museum di Vienna, Metropolitan Museum of Art di New York, Musei Vaticani e Museo del Louvre di Parigi, nonché da importanti istituzioni italiane come il Museo Archeologico di Bologna, l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, il Museo Archeologico di Napoli e l’Archivio Cambellotti. Tra i reperti esposti: alcuni frammenti originali del fregio partenonico, prestati eccezionalmente dal Museo dell'Acropoli di Atene e mai usciti prima dalla Grecia; il vaso con incisa la scritta "Pheidiou eimi" (Sono di Fidia) proveniente dal Museo Archeologico di Olimpia, uno dei rari oggetti personali appartenuti a un personaggio celebre dell'antichità e giunti fino a noi; la replica dello scudo dell’Atena Parthenos, il cosiddetto scudo Strangford - copia di epoca romana in marmo pentelico dell’originale appartenente alla statua di Atena realizzata in oro e avorio e collocata nella cella nel Partenone - proveniente dalla collezione del British Museum; la statuetta in bronzo di un artigiano, della metà del I secolo a. C., raffigurante probabilmente Fidia stesso e proveniente dal Metropolitan Museum of Art di New York; la testa dell’Atena Lemnia in marmo, copia augustea di un originale fidiaco, del Museo Civico Archeologico di Bologna; il Codice Hamilton 254 (Staatsbibliothek zu Berlin), manoscritto quattrocentesco contenente la prima immagine del Partenone arrivata in Europa, uno schizzo eseguito dall’umanista Ciriaco de’ Pizzicolli di Ancona. (red)

“URBAN RHYTHMS”: A ROMA LA STREET ART DI ANGEL ORTIZ

La street art di New York conquista Roma: dallo scorso 30 novembre fino al 14 gennaio 2024, Mucciaccia Gallery presenta nella sua sede romana Mucciaccia Gallery Project “Urban Rhythms”, personale dedicata allo street artist newyorkese, Angel Ortiz (conosciuto come LA II), a cura di Daria Borisova. In mostra 17 nuove opere, che lo street artist ha sviluppato con il suo stile inconfondibile: una fusione accattivante di influenze diverse che vanno dalla scrittura egizia alle antiche pitture rupestri, una combinazione di colori vintage che evocano un senso di nostalgia. Ogni opera cattura l’essenza della vita urbana, pulsante, con ritmi vibranti e movimenti dinamici, invitando gli spettatori a immergersi nell’accattivante sinfonia della visione dell’artista. Nato nel 1967 da una famiglia portoricana residente nei Baruch Housing Projects del Lower East Side di New York, Ortiz ha scoperto la sua passione per l’espressione artistica in tenera età. A soli dieci anni inizia a lasciare le sue impronte colorate sui muri del quartiere, segnando l’inizio di un percorso artistico straordinario e adottando lo pseudonimo di LA II, che simboleggia un “Piccolo angelo”. Nel 1980, all’età di 13 anni, le strade di Ortiz e di Keith Haring si incontrano, essendo entrambi attratti dal fascino e dall’energia grezza dei graffiti. La loro passione condivisa per l’arte crea una profonda amicizia e una collaborazione creativa unica che avrebbe plasmato le loro vite per sempre. A Roma, Ortiz espone un corpus unico di lavori ispirati all’energia frenetica ed esaltante della capitale italiana e all’emblematica Mille Miglia, corsa automobilistica profondamente radicata nella storia della città. Così Daria Borisova descrive le opere: “questi lavori sono un potente riflesso del suo percorso artistico e del suo spirito incrollabile e incarnano le sue passioni e il suo essere legato sempre al linguaggio della street art e della pop art”. (gci)

NELLA FOTO. Cy Gavin, "Untitled (Blue-green algae)", 2023. Acrylic and vinyl on canvas. 114 x 202.9 x 6.4 cm © Cy Gavin. Photo: Rob McKeever, Courtesy Gagosian (DETTAGLIO)

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