Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Viaggio nell'anarchia
con Noam Chomsky

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Viaggio nell'anarchia <br> con Noam Chomsky

CHOMSKY, “ANARCHIA. IDEE PER L’UMANITÀ LIBERATA”

Da oltre centocinquant’anni, gli anarchici si battono per ottenere libertà ed eguaglianza senza la mediazione di capi, politici e burocrati, iscrivendosi in una tradizione di pensiero, il socialismo libertario, che affonda le sue radici nell’Illuminismo. Da sempre, Noam Chomsky vi attinge per denunciare le manipolazioni mediatiche, gli orrori dell’imperialismo, lo sfruttamento e l’oppressione in tutte le sue forme. Questo libro, dal titolo “Anarchia. Idee per l’umanità liberata” (Ponte alle Grazie), che abbraccia quarant’anni di impegno civile del più importante linguista della nostra epoca, smentisce il pregiudizio di chi associa l’anarchia al caos e alla distruzione o all’incapacità di cogliere i processi che caratterizzano il mondo contemporaneo. Al contrario, gli anarchici sono stati spesso protagonisti di eroici tentativi di sviluppare al massimo grado le potenzialità della civiltà industriale e della cooperazione fra gli uomini, testimoniando che cosa sono in grado di realizzare i lavoratori quando si organizzano per gestire i propri affari senza alcuna forma di coercizione e controllo. Una lettura fondamentale per i nostri giorni: nella speranza che presto non vi sia “più legittimazione per i commissari politici, i vertici aziendali e culturali, o per chiunque rivendichi il diritto di manipolarci e controllarci, in genere con argomenti pretestuosi”. Noam Chomsky (Filadelfia, 1928) è il maggior linguista vivente e uno dei punti di riferimento della sinistra radicale internazionale. Fra gli ultimi volumi pubblicati da Ponte alle Grazie ricordiamo Minuti contati (con R. Pollin,2020), Lotta o declino (con E. Feroz, 2021),Precipizio (con C.J. Polychroniou, 2021), Perché l’Ucraina (con C.J. Polychroniou,2022), Le conseguenze del capitalismo(con M. Waterstone, 2022), Poteriillegittimi (con C.J. Polychroniou, 2023),Insieme per salvare il pianeta (2023).

 

 

DC, MEZZO SECOLO DI STORIA ITALIANA

La Dc fu davvero il “partito della nazione”? Per tanti versi sì, a patto di non congelarla nell’immagine del grande agglomerato che tutto macinava e tutto cercava di omogeneizzare. Fu anche questo, certo, specie nella parte finale della sua vicenda. Ma fu prima di tutto un partito dalle anime plurali che perseguì la ricostruzione democratica e costituzionale del paese, proiettandolo in un inedito orizzonte europeo. A trent’anni dalla sua scomparsa, la definizione del ruolo della Dc nella storia d’Italia oscilla ancora tra la demonizzazione e il rimpianto, senza assestarsi in una equilibrata storicizzazione. A partire dalla nuova disponibilità di numerosi archivi privati e pubblici, questo libro prova, per la prima volta, a tracciarne la storia: dalle origini alla parabola finale. Quella che si apre davanti agli occhi del lettore è una storia dell’Italia attraverso le vicende di un partito che è stato tra il 1943 e il 1993 il perno principale del governo del paese e ne ha modellato la vita politica e culturale.

 

GLI AUTORI. Guido Formigoni insegna Storia contemporanea nell’Università IULM di Milano. Tra i suoi libri con il Mulino: “Aldo Moro” (2016, nuova ed. 2023), “Storia d’Italia nella guerra fredda” (2016), “Storia della politica internazionale nell’età contemporanea” (2018), “La politica internazionale dal XX al XXI secolo” (2018) e “Storia essenziale dell’Italia repubblicana” (2021). Paolo Pombeni è professore emerito presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna. Con il Mulino ha pubblicato, fra l’altro, “Giuseppe Dossetti” (2013), “La questione costituzionale in Italia” (2016), “Che cosa resta del Sessantotto” (2018), “La buona politica” (2019), “Sinistre. Un secolo di divisioni” (2021), “L’apertura. L’Italia e il centrosinistra (1953-1963)”. Giorgio Vecchio ha insegnato Storia contemporanea nell’Università di Parma ed è presidente del comitato scientifico dell’Istituto Alcide Cervi e di quello della Fondazione Don Primo Mazzolari. Tra le sue più recenti pubblicazioni: “L’Italia smemorata. Pagine per salvare dall’oblio 150 anni di storia” (MUP, 2020) e “Il soffio dello Spirito. Cattolici nelle Resistenze europee” (Viella, 2022), oltre alla curatela di “Emilio Sereni. L’intellettuale e il politico” (Carocci, 2019).

 

ANNABELLE HIRSCH, UNA STORIA DELLE DONNE IN 100 OGGETTI

“Con ‘Una storia delle donne in 100 oggetti’ desidero condurre il lettore attraverso il passato come lungo un corridoio all’interno del quale, ogni tanto, apro una porta qua e là, prelevo un reperto da uno scaffale, ne metto in luce un aspetto o narro una storia. Gli oggetti selezionati sono cento, avrebbero benissimo potuto essere duecento, trecento, mille: limitarli è stato difficile. Perché la storia delle donne e delle loro cose è incredibilmente ricca, molto più ricca di quanto si creda. A volte si vorrebbe esultare perché è emozionante vedere quanto forti, ingegnose e scaltre abbiano saputo essere le donne, quanto prossime a noi siano le nostre parenti più lontane, quanto simili i nostri pensieri, le domande e le aspirazioni, nonostante le diversità. Questa mia storia delle donne non è né completa né definitiva e nemmeno si prefigge di esserlo. Vuole soprattutto solleticare il desiderio di continuare a rovistare, di prelevare altri oggetti dai ripiani della storia”. Annabelle Hirsch in “Una storia delle donne in 100 oggetti” (Corbaccio) crea un universo fatto di donne e delle loro cose. Incontreremo un papiro di Saffo, un corsetto in metallo, un bidet, una macchina per cucire, una medaglia al valore per lo sciopero della fame, la borsa di cotone di una schiava americana, una spilla di Hannah Arendt, una confezione di pillole anticoncezionali, un Tupperware e molto, molto altro ancora, e in ogni oggetto, in ogni dettaglio, in ogni aneddoto, in tutte quelle cose apparentemente secondarie ritroveremo “le connessioni sensoriali con il mondo delle donne”. Annabelle Hirsch è nata nel 1986. Ha origini tedesche e francesi e ha studiato Storia dell’arte, Teatro e Filosofia a Parigi e a Monaco. Lavora come giornalista per Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitug, ZeitOnline e diverse riviste, ha pubblicato racconti e traduzioni letterarie dal francese e vive fra Roma e Berlino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“TUTTI I PARTICOLARI IN CRONACA” DI ANTONIO MANZINI

 

La corsa all’alba, la colazione al bar, poi nove ore di lavoro all’archivio del tribunale, una cena piena di silenzi e la luce spenta alle dieci: Carlo Cappai è l’incarnazione della metodicità, della solitudine. Dell’ordinarietà. Nessuno sospetta che ai suoi occhi quel labirinto di scatole, schede e cartelle non sia affatto carta morta. Tutto il contrario: quei faldoni parlano, a volte gridano la loro verità inascoltata, la loro richiesta di giustizia. Sono i casi in cui, infatti, il tribunale ha fallito, e i colpevoli sono stati assolti “per non aver commesso il fatto” – in realtà per i soliti, meschini imbrogli di potere. Cappai, semplicemente, porta la Giustizia dove la Legge non è riuscita ad arrivare – sempre nell’attesa, ormai da quarant’anni, di punire una colpa che gli ha segnato la vita. Walter Andretti è invece un giornalista precipitato dallo Sport, dove si trovava benissimo, alla Cronaca, dove si trova malissimo. Quando il capo gli scarica addosso la copertura di due recenti omicidi, Andretti suo malgrado indaga, e dopo iniziali goffaggini e passi falsi comincia a intuire che in quelle morti c’è qualcosa di strano. Un legame. Forse la stessa mano… Con “Tutti i particolari in cronaca”, Antonio Manzini, il creatore dell’indimenticabile vicequestore Schiavone, entra nel catalogo del Giallo Mondadori ( in uscita il 9 gennaio) con una storia serrata e sorprendente che si interroga sull’equilibrio tra legge e giustizia, e su ciò che saremmo disposti a fare pur di guarire le nostre ferite.

 

Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato Sangue marcio (Fazi, 2005), La giostra dei criceti (Einaudi, 2007, riedito da Sellerio nel 2017), Gli ultimi giorni di quiete (Sellerio, 2020) e La mala erba (Sellerio, 2022). Nel 2013 pubblica con Sellerio Pista nera, il primo romanzo della lunga serie dedicata a Rocco Schiavone che si compone, con l’ultimo episodio Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America? (Sellerio, 2023), di dodici titoli. Con Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (Sellerio, 2016) ha vinto il premio Chiara e il premio della Satira di Forte dei Marmi.

 

 

 

GIULIANO AMATO, LA CORTE COSTITUZIONALE NELLA SOCIETÀ

 

"Minacce incombono sulla democrazia, la fragilità è legata alla non abitudine alla democrazia o a altre sopravvenute fragilità, al tessuto sociale che non trova più risposte, ma solo assonanze" da parte della politica "al suo cattivo umore. In politica vince chi dimostra di essere partecipe del suo malumore". Così  Giuliano Amato, ex premier ed ex presidente della Corte Costituzionale, autore insieme a Donatella Stasio (ex responsabile della comunicazione della Corte) del volume "Storie di diritti e di democrazia - La Corte costituzionale nella società”, presentato nei giorni scorsi a Palazzo Giustiniani. "Le Corti costituzionali, nelle democrazie costituzionali - sottolinea Amato - esistono come limite alla maggioranza esistente, se no non servono a nulla: e qui si determinano due fenomeni, da una parte cresce l'insofferenza nello stesso parlamento, 'ma questi chi li ha eletti, perché aprono

bocca?'. Uno scontento però accompagnato anche da uno scontento popolare, di strati sociali ampi in cui i diritti delle minoranze entrano proprio con difficoltà e cresce la sensazione: 'degli omosessuali e dei carcerati qualcuno se ne occupa, di me non se ne occupa nessuno". "In passato - ricorda Amato - la Corte era molto più sintonizzata, direi quasi naturalmente, con la maggioranza degli italiani e il problema di far sapere più e meglio quello che stava facendo non c'era. In un'Italia antifascista, rimuovere quello che c'era dell'ordinamento fascista non creava

discrasie con la maggioranza: l'adulterio punito esclusivamente per la donna era nel codice del '31, così come l'aborto punito sempre risaliva al medesimo codice penale, non parliamo della legge che ancora negli anni sessanta impediva l'accesso delle

donne all'impiego pubblico e alla magistratura. La Corte prende queste decisioni, cambia la vita più delle italiane che degli italiani, si sente poco il problema della sua popolarità o meno. Le cose cambiano - sottolinea invece Amato - quando negli anni più recenti alla Corte vengono portati i cosiddetti nuovi diritti, e la corte prende decisioni che sono contro quello che pensa la maggioranza". In conclusione, l'ex presidente della Consulta afferma: "Le scaramucce che ci sono intorno alla Corte non sono un buon segnale, ma la Corte se ha ancora nerbo è in grado di difendersene".

 

(© 9Colonne - citare la fonte)