Avevano ucciso l' Uomo Ragno, ma alla fine lui è tornato. Adesso, dopo venti anni tondi, se ne va in giro col cappellino sulla trequarti e i pantaloni a vita bassa, e adora il rap. Così, per festeggiare un disco che vent' anni fa spaccò in due la musica italiana ' giovane', Max Pezzali ha deciso di rispolverarlo insieme a Club Dogo, Baby K, Emis Killa e tanti altri che molto devono proprio ai buoni vecchi 883. Un modo per rendere più attuale che mai "Hanno ucciso l' Uomo Ragno", con quella chicca finale (anzi, iniziale) che è l' inedito "Sempre Noi" scritto per J-Ax. Una scelta che suona quasi naturale perché, spiega Pezzali a 9Colonne, "parlando con Club Dogo, mi sono reso conto che per tanti di loro quell' album è stata una compagnia fondamentale, perché conteneva degli elementi che hanno fatto venire loro voglia di fare musica. Quel disco raccontava la vita quotidiana dei ragazzi del tempo, che del resto è la stessa cosa che fanno i rapper di oggi". Affetto ricambiato, perché "a me oggi manca la voglia di salire in macchina e pompare le casse dell' autoradio, come da ragazzo: oggi mi succede solo col rap". Segno dei tempi che cambiano, e un messaggio per l' industria discografica italiana che sembra pendere sempre dai talent: "Oggi la musica italiana è tecnicamente 'perfetta', con interpreti 'perfetti', ma manca la parte ludica. In musica c'è sempre stato l'aspetto tecnico, della musica ben fatta, e quello della rottura, di quei momenti in cui succede qualcosa. Il rock n' roll anni 50, il punk come reazione al prog-rock, il grunge al glam di Los Angeles: cose sporche ma sporche di voglia di raccontare, di vomitare vita. Oggi c'è bisogno di quella roba lì, che sconquassi un po', ci si diverte poco". Nel torpore dei primi anni Novanta (e prima del rap stesso: la svolta di Jovanotti è del 1992 proprio come Hanno ucciso l’uomo ragno, gli Articolo 31 esordiranno l’anno seguente) a portare sconquasso ci avevano pensato gli 883 con un album che aveva in sé proprio la forza dell’innovazione e del divertimento, col valore aggiunto di contaminazioni internazionali che spiazzarono un mercato decisamente poco esterofilo. “C’era molta incoscienza in quello che stavamo facendo – ricorda Pezzali – ma sapevamo che non lasciavamo nessuno indifferente: questo disco o lo odiavano o impazzivano, e quando succede una cosa del genere c’è sempre dietro un valore artistico. La verità è che ci abbiamo buttato dentro tutto: dal punk di ‘S’incazza’ alle venature r’n’b di 'Lasciati toccare', dall’hip hop stile Run Dmc di ‘Te la Tiri’, perché per noi poteva essere il primo e l’ultimo disco”. E invece, due decenni dopo, ecco Max intento a festeggiare con un amico di vecchia data come J-Ax e una canzone che traccia il filo conduttore tra ieri e oggi “perché la nostra l’esperienza è stata simile: siamo passato dal gruppo al carriera solista, e arrivato a 40 anni continuiamo a fare sempre musica allo stesso modo: non ci siamo troppo omologati, siamo rimasti sempre simili a noi stessi, anche a volte facendo scelte impopolari. Era bello raccontare che abbiamo ancora lo stesso entusiasmo”. Con J-Ax, per ammissione di entrambi, Max condivide anche la passione per le moto e per certe serie tv (Lost, poi Alcatraz, Fringe e ora Breaking Bed, “la cosa più geniale degli ultimi anni”) la cui fruizione rimanda a nuovo modo ‘on demand’ di concepire l’uso dei media, e anche quello della musica stessa: “La rivoluzione digitale ha avuto effetti positivi nella esperienza personale di fruitore, iTunes mi ha cambiato la vita, ma sono anche convinto si debba mantenere un flusso di denaro nell’industria discografica. Il futuro è il download, in Italia l’industria non è ancora arrivata al punto di capire come far fruttare tutto questo. Ma le rivoluzioni arrivano e bisogna cavalcarle, non lamentarsi”. Max le cavalca, tanto che alla fine svela un progetto, che per ora è solo un’idea: creare un ‘b-project’, un gruzzolo di canzoni solo voce e ukulele, da pubblicare magari su internet. “Mi piacerebbe molto, l’ukulele ormai è stato sdoganato da Eddie Vedder ed è arrivato al grande pubblico, ed è adattissimo come strumento ritmico per comporre. Non mi dispiacerebbe un cosa low cost”. (Sis – 5 giu)