di Paolo Pagliaro
Su Immobiliare.it – il portale per la compravendita di immobili – un paio di mesi fa è apparso un annuncio riguardante un complesso industriale di 115 mila metri quadrati situato a Grugliasco, alle porte di Torino. Trattative riservate, disponibilità immediata. In quei capannoni fino a ieri si costruivano le Maserati.
Con un annuncio on line, il 24 novembre scorso è stata poi messa in vendita un’altra proprietà della Fiat, la palazzina di Rivalta che avrebbe dovuto ospitare i progettisti di Stellantis. Di questa seconda opportunità si conosce anche il prezzo, 6 milioni.
L’attivismo immobiliare lascia pensare che l’impresa automobilistica che un tempo portava Torino nel marchio stia abbandonando la città. Il numero di auto prodotte nello stabilimento di Mirafiori è diminuito, non vengono fatte assunzioni per sostituire chi va in pensione, anzi l’esodo viene incentivato con generosi contributi economici. Diverse produzioni sono state spostate all’estero, come si racconta in un dettagliato servizio pubblicato ieri dal quotidiano Il Post.
Tre anni dopo la fusione tra Fiat Chrysler e il gruppo Peugeot, l’Italia è ai margini della strategia produttiva del colosso Stellantis. Spiega il mensile Altraeconomia che gli eredi Agnelli, che tramite Exor sono i principali azionisti della multinazionale, stanno indirizzando gli investimenti verso target lontani dalle quattro ruote: circa 3 miliardi e mezzo nel settore sanitario in Francia e Olanda, altri 3 miliardi in un fondo di investimento che si occupa di svariati affari, comprese alcune miniere d’oro in Sudafrica ed Alaska.
Sarebbero fatti loro, se in 40 anni la Fiat non avesse beneficiato di risorse pubbliche per un totale di 220 miliardi di euro, come documentato da Milano Finanza.
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