di Paolo Pagliaro
Quattro studenti universitari su 10 fanno a meno dei libri , cosa che non impedisce di affrontare e superare gli esami. Il dato preccupa ovviamente gli editori - che ne hanno discusso stamane in un convegno alla Camera - ma non dovrebbe allarmare solo loro. Presentando la ricerca sulle abitudini di studio all’Università, il presidente dell’Aie, Cipolletta, ha detto che è in gioco la costruzione di una cultura solida e approfondita tra i laureati italiani. Chi fa a meno dei libri si fa in genere bastare appunti, dispense, riassunti scaricati dal web, registrazioni delle lezioni, slide e altri materiali non strutturati. Sono modalità di studio che creano un sapere fragile.
Il tema delle competenze obsolescenti se lo è posto anche la Treccani, che ha varato una collana dedicata a quelli che potremmo definire “saperi minimi”, acquisiti a scuola e perciò, sebbene appannati, parte del bagaglio di conoscenze di ciascuno di noi . “Tessere” è il nome di una collana che si occupa di tabelline, di fotosintesi, delle prime categorie filosofiche, delle strutture della grammatica di base. Sono testi agili, dallo spiccato taglio narrativo. I titoli già usciti sono “Lo spazio tra le cose”, in cui Annalisa Ambrosio spiega il mondo di oggi con Aristotele ; “Non mi ricordo le date!”, con Alessandro Vanoli che aiuta a rflettere sul senso della storia; “La somma dei qiadrati”, dove Silvia Benvenuti ci dice a cosa serve, nel quotidiano, il teorema di Pitagora. Per alcuni sarà un ripasso per altri una scoperta.