di Paolo Pagliaro
Il festival di Sanremo - con il suo esito deciso dalla critica e non dal pubblico - è riuscito nell’impresa di rendere popolare il tema delle leggi elettorali, questione che normalmente interessa solo politici, giuristi e pochi altri addetti ai lavori. Si discute da due giorni se sia giusto un sistema che sottrae la vittoria al cantante più votato dagli spettatori. Probabilmente non lo è, ma occorre prendere atto che qualcosa del genere accade con una certa frequenza anche quando si vota per questioni più rilevanti.
Nel 2016 , ad esempio, Hillary Clinton perse la Casa Bianca pur avendo raccolto alcuni milioni di voti in più rispetto al suo avversario Donald Trump. Una sorte analoga era toccata nel 2000 ad Al Gore, sconfitto da Bush pur essendo stato il più votato. Il tutto a causa di una legge che non assegna i Grandi Elettori agli Stati in proporzione al numero degli abitanti.
Anche nella politica italiana le regole del gioco sono determinanti. Il 25 settembre 2022 il centro-destra che oggi governa indisturbato raccolse quasi un milione e mezzo di voti in meno delle attuali opposizioni. Ma trionfò grazie a una legge elettorale che premia le alleanze. E’ la stessa legge che riserva ai capi partito il potere di nominare deputati e senatori. Restituire peso al voto popolare è un’urgenza che non riguarda solo il teatro Ariston.